L’inclusione scolastica degli alunni con disabilità non riguarda solo l’abbattimento delle barriere architettoniche, ma anche altri aspetti, come il numero degli insegnanti di sostegno e le strategie per non escludere nessuno. Purtroppo in Italia c’è ancora molto da fare, nonostante qualche timido miglioramento.
È quanto emerge dal report di Istat “L’inclusione scolastica degli alunni con disabilità – anno scolastico 2020-2021“, pubblicato il 12 gennaio 2022, che ci consegna una fotografia della didattica italiana in grado di organizzarsi di fronte ai disagi dati dalla pandemia, ma con pecche ante-Covid ancora da risolvere.
“Migliora l’organizzazione della didattica ma persistono criticità per l’inclusione”. È proprio con questa frase che si apre l’indagine dell’Istituto, che fin da subito sottolinea un dato nevralgico: nell’anno scolastico 2020-2021 sono aumentati gli alunni con disabilità (+4mila, il 3,6% degli iscritti). Questo significa che i plessi sono chiamati a migliorare le proprie offerte formative e ad adottare strategie che permettano a tutti gli studenti di essere integrati.
Diminuisce la DAD, ma restano gli esclusi: inclusione scolastica a rischio
La Didattica a Distanza continua a essere l’argomento principale. A causa della continua diffusione del nuovo Coronavirus infatti, l’opinione pubblica e la politica sono tornati a scontrarsi sulla decisione di chiudere o meno le scuole.
“La DAD crea disuguaglianze che si rifletteranno sulla vita futura dei giovani”: parole del premier Mario Draghi nella conferenza del 10 gennaio scorso, a cui si aggiunge il peso che la didattica a distanza ha sulla salute mentale: “Dad e smart-working […] hanno creato un isolamento dal contesto lavorativo e scolastico, e contemporaneamente un isolamento domestico. Davanti un pc sei contemporaneamente isolato dai compagni e dai familiari”, ci disse in una nostra intervista la consigliera dell’Ordine degli Psicologi Paola Medde.
Insomma, a due anni dallo scoppio della pandemia la DAD sembra essere l’ultima ratio, anche perché il danno per gli alunni con disabilità sarebbe enorme. Basti pensare che, nonostante l’organizzazione sia migliorata, ora gli esclusi dalla DAD si attestano al 2,3%, contro il 23% dell’anno scorso. “Il protrarsi della didattica a distanza (DAD), resa necessaria dall’emergenza pandemica, ha reso più complesso il processo d’inclusione scolastica – scrive l’Istat -, ostacolando l’interazione tra i coetanei e limitando la partecipazione alla didattica”.
I motivi principali che hanno frenato la partecipazione degli alunni con disabilità alla DAD sono grossomodo quelli di sempre: gravità della patologia (26%), disagio economico (14%), difficoltà organizzativa della famiglia (14%), mancato adeguamento degli strumenti tecnologici (11%), difficoltà ad adattare il Piano Educativo Individualizzato (PEI) alla DAD (6%) e assenza di ausili didattici specifici (2%).
Per chi invece è riuscito a partecipare alla didattica a distanza, molto spesso si è dovuto appellare all’aiuto della comunità scolastica. Se da una parte il 41% ha dichiarato di averla svolta al pari degli altri, dall’altra il 38% ha organizzato percorsi personalizzati con il coinvolgimento dei coetanei “al fine di evitare l’isolamento dal gruppo dei pari”. Oltre poi al 2% degli esclusi, c’è un 19% che afferma di aver fatto lezione con il solo insegnante di sostegno, senza quindi il coinvolgimento dei compagni o degli altri docenti, in un vero e proprio isolamento.
Leggi anche: Stress da pandemia nei bambini: come riconoscerlo e affrontarlo
Un insegnante di sostegno su tre non ha una formazione specifica
Nell’anno scolastico 2020/2021 sono aumentati gli insegnanti di sostegno: adesso sono più di 191mila (poco più di 184mila nella scuola statale e circa 7mila in quella non statale, aumento generale di +8mila, cioè +4,4% rispetto al 2019/2020). Migliora così il rapporto nazionale tra alunno-insegnante, che si attesta all’1,4% – sebbene sotto l’indice indicato dalla Legge 244/2007, che raccomanda un valore pari a 2.
Il problema più grave però riguarda la formazione: di fatto circa 65mila docenti (il 34%) proviene da liste curricolari, cioè sono insegnanti che non hanno una formazione specifica, che sono impiegati “per far fronte alla carenza di figure specializzate”. Questo fenomeno accade più spesso al Nord (con il 44% degli insegnati curricolari), meno nel Mezzogiorno (20%).
Come se non bastasse, ci sono anche i ritardi di assegnazione: a un mese dall’inizio della scuola, circa il 20% degli insegnati di sostegno non risultava ancora assegnato (peggio al Nord, con Lombardia al 29% e Liguria al 34%). Grave le condizioni anche degli assistenti all’autonomia e alla comunicazione: sono più di 60mila, ma solo il 4% conosce la lingua italiana dei segni.
Buona diffusione degli strumenti informatici
Statistiche più incoraggianti arrivano dalla distribuzione dei sistemi informatici, che possono svolgere “un’importante funzione di ‘facilitatore’ nel processo d’inclusione scolastica”, come sottolinea l’Istituto. Il 75% delle scuole italiana dispone di postazioni adattate alle esigenze degli alunni con disabilità: punta di diamante il Centro (78%), con esempi illustri quali la Toscana e l’Emilia Romagna (entrambe oltre l’80%). Tuttavia il bisogno “non risulta essere sempre soddisfatto”: per il 67% delle scuole la dotazione è ritenuta insufficiente, con alti picchi principalmente nel Mezzogiorno (tra il 69% e il 77%).
Leggi anche: Autismo e scuola: il ruolo fondamentale dell’insegnante
Troppe barriere architettoniche
e sensoriali
Infine continuano i problemi secolari legati alle barriere architettoniche. Nell’anno scolastico 2020/2021 soltanto una scuola su tre risulta accessibile per gli studenti con disabilità motoria: la regione migliore è la Lombardia (42,5% delle scuole accessibili), mentre fanalino di coda la Campania (23%). Tra le criticità più evidenti abbiamo la mancanza di un ascensore o di un ascensore adeguato alle esigenze delle persone con disabilità (45%), assenza di un servoscala interno (29%) e bagni (24,4%), scale (6%) e porte non a norma (3%).
Situazione difficoltosa anche per contrastare le barriere senso-percettive: solo il 16% delle scuole dispone di segnalazioni visive per studenti sordi, mentre i percorsi tattili e le mappe in rilievo sono presenti solo nell’1% delle scuole.