La laserterapia, “scienza” che risale agli anni ’70, consiste in radiazioni magnetiche non corpuscolate che, per le lunghezze d’onda utilizzate, non possono generare problemi tumorali o malformazioni. Si tratta, più precisamente, di energia luminosa capace di stimolare le cellule nervose a rigenerarsi e riprodursi. È una terapia già testata nelle cellule in coltura e sugli animali e da circa 9 anni si pratica nell’uomo. Possono ricorrere a questa terapia sia pazienti tetraplegici e paraplegici, ad eccezione delle persone sottoposte a interventi contro natura (per esempio la rottura dei tendini o la trasposizione dei muscoli della spalla). I cicli di terapia laser durano una settimana in cui il paziente viene sottoposto a circa 20 applicazioni. A distanza di un mese il trattamento viene ripetuto a seconda dei risultati raggiunti. Quali risultati, quindi?
Gli effetti della laserterapia sono dose-dipendenti e possono essere considerati definitivi, purché il paziente continui con la fisioterapia quotidiana. Già dal primo ciclo di applicazioni, quindi già dopo una sola settimana, si possono osservare i primi risultati: miglioramento del tono muscolare e della postura, recupero della sensibilità sensoriale. Col tempo, è possibile riprendere l’attività sessuale, la minzione, la defecazione e cambiare di asia (classificazione neurologica standard dei traumi midollari). Il risultato migliore ottenuto è tornare a camminare.
Il centro dove opera il professor Longo è l’unico in Italia e non riceve aiuti esterni. Sono gli stessi pazienti a finanziare la ricerca sulla laserterapia che, quindi, è molto onerosa. Un ciclo di 20 applicazioni della durata di circa 30 minuti per 4 volte al giorno (durata totale una settimana) costa 4000€. a questa cifra, bisogna aggiungere la fisioterapia e gli esami trimestrali di controllo.
All’incontro di Mirano, le parole del professor Longo hanno generato molto scetticismo tra i presenti, disabili e non, medici esperti e semplici ospiti venuti per ascoltarlo. Ad oggi, infatti, le lesioni del sistema nervoso non hanno cura. La ricerca di Longo, però, apre nuove porte e stimola nuove speranze per chi da una carrozzina ha poche probabilità di alzarsi con la medicina tradizionale.
Ultima modifica: 08/03/2020