LDH analisi: cos'è e come si misura il lattato deidrogenasi, l'enzima che si può trovare nella maggior parte delle cellule dell'organismo
Il lattato deidrogenasi (LDH) è un enzima che si può trovare nella maggior parte delle cellule dell’organismo. Il suo ruolo è molto importante: metabolizzare il glucosio e trasformarlo in energia fruibile dal nostro corpo.
Tessuti, muscoli scheletrici, fegato, cuore, reni, pancreas e polmoni: questo enzima è presente ovunque ed è una spia importante a livello medico. Se ci sono cellule danneggiate, l’enzima viene rilasciato in grande quantità nel plasma. Insomma, analizzando LDH è possibile verificare la condizione generale delle cellule.
Per LDH si intende un enzima citoplasmatico che ha un’ampia distribuzione nei tessuti e catalizza la conversione di lattato in piruvato. Dal punto di vista chimico, è un tetramero con diverse subunità che dà vita a cinque isoenzimi diversi (LHD1, LHD2, LHD3, LHD4, LHD5):
La presenza così ramificata di questo enzima consente dunque di valutare in maniera precisa e meticolosa un eventuale danno a livello tissutale.
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La valutazione del dosaggio del lattato idrogenasi (ldh analisi) diventa dunque di fondamentale importanza per valutare le condizioni del cuore: in caso di infarto o di disfunzione, infatti, si assiste a un aumento di LDH2 rispetto a LDH1.
In generale, l’analisi del dosaggio di LDH nel sangue consente di capire se si è in presenza di un grave danno tissutale acuto o cronico (anemie di vario genere o infezioni). Il valore di LDH è utile anche per monitorare lo stato di avanzamento di alcune gravi malattie (tumore, leucemia, melanoma, neuroblastoma) e può essere di supporto per capire se la chemioterapia sta facendo effetto.
Inoltre, la lattato deidrogenasi può servire a distinguere fra le forme di meningite (batterica o virale) e a capire se si è in presenza di un’infiammazione. All’analisi dell’LDH naturalmente vanno associate altre analisi (come ALT, AST o ALP) e solo in quel caso si può determinare in maniera precisa il quadro clinico.
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In un soggetto sano, i valori normali di LDH esami sangue sono compresi fra 80 e 300 mU/ml. L’intervallo è molto ampio e cambia in funzione dell’età. Ecco una divisione ancora più efficace per fasce d’età:
Questa ldh analisi viene richiesta dal medico quando si sospetta che il paziente stia andando incontro a un danno cellulare o tissutale. Di solito viene associato ad altre analisi come PCR (Proteina C-Reattiva) che certifica la presenza di una infiammazione. Oltre all’LDH, vengono effettuati di solito anche ALT, AST (transaminasi) e ALP che servono per capire il tipo di malattia e quali organi sono coinvolti.
In caso di patologia cronica, il medico può prescrivere LDH analisi anche a intervalli regolari. Il valore può essere misurato non solo attraverso il sangue ma anche attraverso le urine, il liquido cerebrospinale e altri fluidi corporei.
In ogni caso, prima di sottoporsi al prelievo del sangue, è necessario osservare un digiuno di almeno 8-10 ore (si possono bere solo modiche quantità di acqua). Inoltre devono essere sospese le medicine per almeno 24 ore prima dell’esame perché alcuni farmaci da banco come l’aspirina, il clofibrato (anti-colesterolo) e alcuni ormoni anabolizzanti possono alterare notevolmente il risultato.
Altri fattori che possono influire sui risultati del test dell’LDH sono:
Per eseguire il dosaggio dell’LDH non è richiesta alcuna preparazione particolare.
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Quando LDH è alto o c’è uno squilibrio significativo tra i diversi isoenzimi, vuol dire che nel corpo è presente una lesione o un’infiammazione. Quando le cellule, infatti, iniziano il loro processo di distruzione, l’enzima viene rilasciato in maniera massiccia nel sangue fino a un determinato picco qualche giorno. Solo dopo qualche settimana il valore potrebbe rientrare nella normalità (come nel caso dell’attacco cardiaco).
Sono tantissime le patologie che possono spiegare i valori alti perché l’enzima si trova in maniera massiccia nell’organismo. Fra le patologie in grado di causare un aumento considerevole dell’LDH ci sono: ictus, infarto, anemia emolitica, anemia perniciosa, mononucleosi, meningite, encefalite, HIV, infarto intestinale e polmonare, malattie dei reni, malattie del fegato, distrofia muscolare, pancreatite, fratture ossee, tumori del testicolo e linfomi.
Nel caso in cui un paziente soffra di patologie pregresse, è probabile che i livelli di LDH possano essere di difficile interpretazione. Il monitoraggio costante di LDH diventa fondamentale: se la terapia sta funzionando, i valori di LDH dovrebbero avvicinarsi via via a quelli normali.
Un valore di LDH basso, invece, non è mai preoccupante. Una concentrazione ridotta di lattato deidrogenasi può essere dovuta dall’assunzione di megadosi di Vitamina C o all’esposizione ai raggi X.
Niente che faccia scattare una sorta di allerta insomma, due cause estemporanee e particolari lontane dalla diagnosi di una qualsiasi forma di patologia. Ripetendo l’esame a qualche giorno di distanza, i valori dovrebbero essere rientrati nella normalità.
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Si parla spesso di un rapporto fra LDH alto e la dermatite. Non bisogna preoccuparsi. L’enzima LDH (lattico-deidrogenasi) è presente in quasi tutti i nostri tessuti e non è specifico di una malattia specifica.
Per questo motivo è facile che il suo valore, in caso di infiammazione, possa essere superiore alla norma. La cosa più importante in questi casi non è monitorare il valore di LDH (che certifica solo la presenza di una infiammazione), ma scoprire le cause della dermatite e curarle con la terapia giusta.
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Ultima modifica: 03/11/2020