L’atassia di Friedreich, la forma di atassia cerebellare ereditaria più comune, è una malattia a trasmissione autosomica recessiva (alterazione del DNA presente in entrambi gli elementi di una coppia di cromosomi) responsabile di un progressivo e inarrestabile danneggiamento del sistema nervoso centrale e periferico. Si manifesta in genere prima dei 25 anni di età ed ha una prevalenza di circa 1 persona su 50.000 in Europa senza distinzione di sesso. Nel 1996, la ricerca in ambito molecolare ha permesso l’isolamento del gene responsabile della malattia: si tratta del gene FXN, noto anche come X25, che si trova nel cromosoma 9 e codifica per la fratassina, proteina responsabile della regolazione del ferro e dello smaltimento dei rifiuti metabolici.
L’atassia, ovvero la mancanza di coordinazione nei movimenti, è dovuta alla degenerazione del midollo spinale e del cervelletto, un’importante “centralino di controllo” del movimento e dell’equilibrio.
La sintomatologia del Morbo di Friedreich è variabile da soggetto a soggetto a seconda della gravità del disturbo e dell’età di insorgenza. In genere i primi sintomi riguardano l’equilibrio ed il controllo motorio: la persona non è in grado di mantenere una determinata postura per lunghi periodi. Essendo una malattia degenerativa, il paziente con il tempo manifesta difficoltà nel compiere le attività più semplici come:
Spesso la persona è costretta ad usare la sedia a rotelle per spostarsi e nei casi più gravi si riscontrano anche affezioni a carico del cuore, talvolta fatali.
Altri sintomi dell’atassia di Friedreich sono:
La malattia si evolve progressivamente e dopo dieci/vent’anni la persona non è più in grado di camminare autonomamente. Circa il 10% dei pazienti sono diabetici e nella maggior parte dei casi richiedono terapia insulinica.
La diagnosi dell’atassia di Friedreich, essendo una malattia ereditaria, prevede una consulenza genetica durante la gravidanza. Il test per sapere se si è portatori è disponibile per i parenti di pazienti affetti ed i loro partner, attraverso un semplice esame del sangue. Altri strumenti utili per effettuare diagnosi sono:
Come per le altre forme di atassia, anche per quella di Friedreich non esistono cure ad oggi efficaci. L’assistenza prevede un assiduo controllo neurologico, cardiologico e del diabete; la riabilitazione funzionale è fondamentale.
La ricerca di una cura per l’atassia di Friedreich però sembra in continuo evolversi. All’inizio del 2015, la società americana Reata Pharmaceuticals ha annunciato di aver iniziato l’arruolamento dei pazienti per valutare sicurezza, efficacia e tollerabilità del farmaco sperimentale RTA 408 in pazienti con atassia di Friedreich.
Un team di ricerca dell’Istituto di Genetica e Biologia Cellulare e Molecolare di Illkirch, in Francia, ha messo a punto una terapia genica in grado di correggere un difetto cardiaco derivato dall’atassia di Friedreich (la causa di morte più frequente dei pazienti affetti da morbo di Friedreich è proprio la crisi cardiaca).
Ma c’è anche un progetto italiano alla ricerca di una nuova terapia. Il progetto di ricerca FAST (Friedreich Ataxia Seeks Therapy) è stato ideato dai ricercatori dell’Università di Tor Vergata a Roma e coordinato dal prof. Roberto Testi. Il progetto è finanziato con 1,5 milioni di euro dall’ente europeo che finanzia l’eccellenza della ricerca in Europa (ERC) ed è supportato anche dalla FRDA, la principale associazione dei pazienti affetti da questa malattia e da Telethon Italia.
I bassi livelli di fraxatina, la proteina coinvolta nella genesi della patologia, causano la morte di cellule nervose essenziali per il coordinamento motorio. Come aumentare i livelli di questa proteina? Questa è la domanda che si sono posti i ricercatori.
Le ricerche scientifiche condotte hanno dimostrato che parte della frataxina prodotta, nell’atassia di Friedreich viene degradata ancora prima di essere utilizzata. L’intento è quello di sviluppare molecole di sintesi in grado di bloccare la degradazione della frataxina, con l’obiettivo di permettere ai pazienti di utilizzare completamente la poca proteina che viene prodotta.
Se il programma avrà successo, alcune di queste molecole potrebbero, fra qualche anno, diventare farmaci.
Un’altra scoperta recentemente effettuata nel laboratorio del prof. Testi, in collaborazione con il gruppo del Dr. Mark Pook (Brunel University di Londra), sembra renda il traguardo di una terapia ancora più vicino. Una sostanza prodotta naturalmente dal nostro organismo, detta interferon gamma, pare agisca sul gene della fraxatina e ne aumenti la trascrizione. Alcuni test condotti su topi di laboratorio affetti da mordo di Freidreich hanno dimostrato l’efficacia dell’interferon gamma ed un miglioramento delle performances di coordinamento motorio. Dal momento che questa sostanza è un farmaco già approvato per altre indicazioni, se l’efficacia dell’interferon fosse confermata nell’uomo, potrebbe essere messo a disposizione dei pazienti affetti da questa malattia. In merito sono in corso già due trial clinici, uno a Roma e l’altro a Philadelphia.
Di seguito, la testimonianza della psicologa Giulia Maesano.
Ultima modifica: 08/03/2020