Si chiama “Lady Tourette in tour” ed è un progetto teatrale che punta a mettere in scena la Sindrome di Tourette in tutta Italia. L’idea nasce da una collaborazione tra la compagnia BisLuck e l’AIST (Associazione Italiana Sindrome di Tourette e disturbi correlati). Già andata in scena a Milano e Torino, ora quest’opera ha bisogno di un nuovo aiuto: su Eppela, infatti, dal 23 settembre 2019 è partita una campagna di crowdfunding (che si concluderà venerdì 1° novembre) per raccogliere fondi così da finanziare il tour nazionale per Genova, Monza, Treviso, Roma, Napoli, Foggia, Catania e Cagliari. Per saperne di più, abbiamo contattato la regista Noemi Giulia Fabiano.
Com’è nata l’idea di realizzare Lady Tourette, un’opera teatrale dove si parla della Sindrome di Tourette?
“In modo abbastanza semplice e banale. Tutto è partito dalla mia volontà di saperne di più riguardo questa sindrome. La cosa che mi ha più affascinato sono i suoi risvolti geniali: da una parte la sua portata un po’ invalidante, dall’altra le persone che, con questa sindrome, mostrano una genialità e una creatività al di fuori del comune. Avevo voglia di affrontare questa relazione dal punto di vista artistico. Mi piace trarre qualcosa di interessante sotto il profilo della creatività, e quindi cambiare il punto di vista sul mondo circostante”.
Per realizzare Lady Tourette, avete fatto partire una raccolta fondi su Eppela. Come mai, almeno da quanto si evince dal titolo, portare in scena la sindrome dal punto di vista femminile?
“Anche questa è una decisione semplice: la parola ‘Sindrome’ è femminile, e ho pensato avesse qualcosa, appunto, di femminile. Il fatto che nell’opera ci siano 4 attrici è un altro discorso. Però all’inizio – e questa è una cosa che ti dico in via del tutto eccezionale – avevo immaginato anche una componente maschile all’interno di Lady Tourette, ma poi è sfumata. Alla fine sono rimaste 4 donne un un ragazzo, che è il protagonista con questa sindrome”.
Qual è la sinossi di Lady Tourette?
“Parliamo della vita di Mike, un 16enne con la Sindrome di Tourette che vive tale condizione in maniera piuttosto conflittuale. L’adolescenza è già un periodo particolarissimo, figuriamoci quando hai la Tourette. Dopo un suo insuccesso amoroso, si addormenta e la sindrome gli viene a fare visita nel sonno. Qui la storia comincia a prendere una forma grottesca: la sindrome si presenta, lui non l’accetta e poi cominciano a capire che dovranno convivere. Di Tourette non si può guarire, magari i sintomi si attenuano, ma ci devi convivere”.
Qualcuno degli attori impiegati in Lady Tourette ha questa sindrome?
“I ragazzi non hanno la Sindrome di Tourette. Ci siamo basati su più esperienze a contatto con la sindrome che ci hanno permesso di studiarla sia clinicamente che umanamente”.
La domanda nasce spontanea in quanto in Italia è più vivo che mail il dibattito sulla rappresentanza attoriale di una disabilità da parte di attori con le stesse caratteristiche cliniche o meno. Tu che ne pensi?
“Pensa, l’altra sera mi hanno detto che hanno scambiato il mio attore per un individuo con la Sindrome di Tourette. Erano davvero convinti che l’avesse, ma lui non è portatore. Qualsiasi attore per qualsiasi ruolo, se fa qualcosa che riesce a rendere in maniera consona, lo deve fare, che abbia o meno una disabilità o altre caratteristiche. Siamo attori, cerchiamo di fare quello che possiamo”.
Il ricavato di Lady Tourette andrà devoluto all’AIST. Com’è nata questa collaborazione?
“Da una telefonata. Un giorno proposi ad AIST di fare uno spettacolo sulla Sindrome di Tourette. Non ci conoscevamo, ci hanno dato estrema fiducia e hanno aperto le porte della collaborazione. Ci hanno permesso di conoscere tantissime persone e specialisti, e ci hanno supportato in tutto questo progetto. Noi lo abbiamo coltivato dal punto di vista artistico, loro hanno visto le nostre prove, e quindi abbiamo capito che era possibile fare divulgazione attraverso l’arte. A metà tra scienza e intrattenimento. Tutti il ricavato va in beneficenza ad AIST per le loro attività. Per questo ci occorre raggiungere la cifra per il crowdfunding (10 mila euro, ndr), poiché permette di sostenere pienamente le spese della tournée”.
È la prima volta che il vostro collettivo teatrale entra nel mondo del sociale?
“Sì, prima volta che abbracciamo questo tipo di avventura come BisLuck. Questa compagnia nasce due anni fa, però noi siamo un gruppo di persone che lavora già da anni con altre associazioni, e spesso abbiamo affrontato temi sociali sotto altre bandiere parallele”.
Quali sono gli obiettivi che vi siete posti? Cosa vi aspettate di ottenere da e verso il pubblico?
“Ci auguriamo tantissimo che le persone comprendano che questo spettacolo è un’esperienza non passiva di visione di qualcosa che ti istruirà sulla sindrome. Spero che arrivi alle persone, tourettiche e non, l’interpretazione di una bella esperienza teatrale nella quale potersi riconoscere. La nostra è un’opera leggera e anche molto empatica. Vogliamo incontrare il nostro pubblico facendoci capire e facendolo anche divertire. Credo sia un momento di incontro e non di distacco col pubblico, che riguarda molto la nostra categoria”.
Basti pensare che recentemente anche Claudio Colica ha dichiarato di avere la Sindrome di Tourette. Sembra quasi che il linguaggio artistico sia il migliore per portare avanti il discorso su questa condizione.
“Credo che abbia degli aspetti sicuramente interessanti che si possono tradurre con contatti diretti con chi la incontra. Quindi, perché no? Inoltre sono molto contenta che l’azienda farmaceutica MSD Italia ci abbia sostenuto con questo progetto, in quanto ha aggiunto liquidità di donarci un finanziamento ulteriore rispetto al target che noi ci siamo prefissati. Anche loro hanno dato fiducia a questo processo tra scienza e arte”.