Ogni anno il 27 gennaio ricorre la Giornata della Memoria: scopriamo perché e come mai si parla anche di sterminio dei disabili
Il 27 gennaio di ogni anno ricorre la Giornata della Memoria (o Giorno della Memoria) in ricordo delle vittime della Shoah, lo sterminio del popolo ebraico avvenuta a opera della Germania nazista durante la Seconda Guerra Mondiale.
La Giornata della Memoria nasce per commemorare le vittime dell’Olocausto, come specificato dalla risoluzione 60/7 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che varò la data il 1° novembre 2005. È stata scelta come data il 27 gennaio in quanto in quello stesso giorno del 1945 le truppe dell’URSS liberarono i prigionieri del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, che portarono alla luce per la prima volta nella storia gli orrori perpetrati dal nazismo e dal fascismo.
Anche la Giornata della Memoria in Italia ricorre il 27 gennaio, sebbene la scelta di questa data avvenne prima della decisione dell’ONU. In particolare, nel Bel Paese la ricorrenza punta a ricordare le vittime dell’Olocausto e le leggi razziali che diedero via libera ai rastrellamenti umani di quegli anni.
La definizione della Giornata della Memoria in Italia è definita in base alla legge n. 211 del 20 luglio 2000. Ecco cosa dicono gli articoli 1 e 2:
La Giornata della Memoria è anche l’occasione per ricordare lo sterminio dei disabili, che portò la Germania nazista a perfezionare le proprie atroci tecniche di morte sulla pelle delle persone con disabilità.
Tutto iniziò il 14 luglio 1933, quando Adolf Hitler emanò una legge sulla sterilizzazione, a cui seguì quella sulla salute coniugale del 18 ottobre 1935 che impediva i matrimoni e la procreazione tra persone con disabilità, spianando la strada alle pratiche abortiste. La prima vittima registrata fu il neonato della famiglia Knauerm: i genitori chiesero l’induzione alla morte per il loro figlio affetto da una disabilità ancora oggi non ben specificata (in certi documenti si parla di cecità e di diagnosi di “idiotismo”).
“Quelle dei disabili erano vite indegne di essere vissute”: queste dichiarazioni attribuite al Fuhrer sarebbero alla base del progetto “Aktion T4“, creato per lo sterminio delle persone adulte con disabilità, a cui seguì il progetto “Aktion 14 F13“, che eliminò tutte le persone che non fossero in grado di lavorare.
A causa di queste atroci iniziative, la Germania nazista iniziò a sperimentare le prime camere a gas funzionanti basate sul monossido di carbonio, che poi vennero diffuse anche nei campi di concentramento camuffate da docce.
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Nella sua ultima testimonianza pubblica alla Cittadella della pace di Rondine (Arezzo), Liliana Segre ha ricordato le atrocità dell’Olocausto che ha vissuto fin da bambina: “Un giorno di settembre del 1938 sono diventata l”altra’. So che quando le mie amiche parlano di me aggiungono sempre ‘la mia amica ebrea’. E da quel giorno, a otto anni, non sono più potuta andare a scuola. Mio papà e i nonni e mi dissero che ero stata espulsa. Chiesi perché, mi risposero che ci sono delle nuove leggi e gli ebrei non possono fare più una serie di cose. Se qualcuno legge a fondo le leggi razziali fasciste capisce che una delle cose più crudeli è stato far sentire invisibili i bambini”.
Una crudeltà che le ha lasciato segni visibili ancora oggi sul suo corpo: quando fu deportata in un lager, infatti, “mi venne tatuato un numero sul braccio, e dopo tanti anni si legge ancora bene, 75190”.
Ultima modifica: 26/01/2021