Lo Ius Scholae è una proposta di riforma della cittadinanza italiana indirizzata principalmente a studentesse e studenti. Ecco cosa prevede
Nelle scorse settimane è arrivato alla camera lo Ius Scholae. Questa riforma della cittadinanza italiana, per alcuni, costituirebbe un passo gigantesco nel riconoscimento dei diritti per milioni di bambini.
Questa riforma è attesa da anni: il centro-sinistra spinge, il centro-destra tiene il punto. Anche in queste elezioni politiche 2022, lo Ius Scholae tiene banco. Il dato da cui partire è questo: i bambini senza cittadinanza che vivono in Italia sono il 10,3% degli iscritti nelle scuole.
Attraverso lo Ius Scholae si vuole riformare la legge sulla cittadinanza italiana, in modo tale da:
La domanda di cittadinanza con lo Ius Scholae andrebbe presentata prima del compimento del 18esimo compleanno da parte di almeno un genitore legalmente residente in Italia o chi esercita la capacità genitoriale al Comune di residenza. In assenza di questa dichiarazione, l’interessato dovrà fare richiesta all’ufficiale dello Stato Civile prima del compimento del ventesimo anno.
Nella riforma giocano un ruolo fondamentale gli ufficiali dell’anagrafe, che dovranno avvisare i residenti di cittadinanza straniera (sei mesi prima del compimento del diciottesimo anno) che per i loro figli sarà possibile ottenere il diritto di cittadinanza.
La legge sulla cittadinanza in vigore adesso è datata 1992 e parla di Ius Sanguinis. Una cittadinanza alla nascita per tutti i figli di uno o entrambi i genitori italiani. Anche i figli trovati sul territorio abbandonati diventano automaticamente italiani.
Un po’ diverso il caso dei minorenni di origine straniera. La legge attuale (distante dallo Ius Scholae) prevede la cittadinanza solo per tutti i ragazzi che hanno risieduto legalmente e senza alcuna interruzione in Italia da 0 a 18 anni. Basta presentare una richiesta entro un anno dal compimento del diciottesimo anno.
Una legge limitante, antiquata e soprattutto esclusiva. Ci sono bambini e bambine che nascono e crescono assieme ai loro compagni di scuola ma con meno diritti (solo per citarne alcuni, le gite scolastiche e le attività sportive). La disuguaglianza crea una condizione impari e non aiuta l’inserimento dei minori all’interno della società.
Chi si sente escluso o discriminato tenderà a vivere ai margini della società ed eviterà di partecipare attivamente alla vita sociale del quartiere in cui vive. La società è cambiata e per vederlo basta entrare in qualsiasi classe delle elementari o delle medie.
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La cittadinanza (e lo Ius Scholae) tiene banco da decenni nella politica italiana e tutti i tentativi di riforma alla legge attuale sono stati fallimentari. Addiruttura si è andati verso l’irrigidimento con la Legge 94/2009, “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica”, e poi con il cosiddetto Decreto Sicurezza.
Prendere la cittadinanza in Italia è un processo lungo e tortuoso. L’unica riforma che ha segnato il passo è stato il Decreto del Fare, che ha sancito che le eventuali inadempienze dei genitori o della Pubblica Amministrazione non possono ricadere sui figli.
La riforma è arrivata alla Camera e dovrà seguire l’iter classico delle riforme. La speranza è che le parti chiamate in causa possano discuterla in breve tempo e approvarla (con tutti gli emendamenti del caso). A guadagnarci sarebbero milioni di giovanissimi che vivono in Italia da anni, ma che non hanno il diritto di sentirsi italiani.
Fra i sostenitori dello Ius Scholae c’è il Partito Democratico di Enrico Letta, che si è detto fiducioso che l’Italia possa portare a termine la riforma di una legge che ormai ha 30 anni. La società è cambiata e, secondo il centro-sinistra, in generale è giunta l’ora di allargare i diritti. I bambini e i ragazzi che vivono in Italia da anni e hanno il diritto di sentirsi italiani come i loro compagni.
Anche Italia Viva si è detta favorevole allo Ius Scholae e soprattutto alla scuola come vero motore di integrazione. Ambigua la posizione di Forza Italia: alcuni esponenti hanno votato al favore del testo così com’è, altri chiedono modifiche strutturali. La riforma è bloccata e il 25 settembre ci sono le elezioni politiche 2022: molto probabilmente, bisognerà attendere la fine della tornata elettorale per avere aggiornamenti in materia.
Chi invece non vede di buon occhio la legge sulla cittadinanza “Ius Scholae” sono la Lega di Matteo Salvini e Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Secondo loro, la riforma della cittadinanza non è un tema prioritario e andrà gestito più avanti. Entrando nei meriti della riforma, chi la osteggia sostiene che la riforma sia troppo “generosa” e che la cittadinanza italiana è una cosa che non va regalata, ma acquisita col tempo.
Secondo la deputata di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli, la proposta andrebbe bocciata.: chiunque abbia frequentato almeno cinque anni di scuola in Italia, potrebbe ottenere la cittadinanza anche senza una certificazione l’apprendimento della lingua italiana.
L’obiezione della deputata all’attuale Ius Scholae è veritiera: il testo ad oggi prevede che per la cittadinanza è necessario aver frequentato con regolarità una scuola per almeno cinque anni. Gli emendamenti infatti si sono inseriti in questo contesto. Nelle sue interviste Matteo Salvini sostiene spesso che l’Italia è uno dei paesi europei che concede più cittadinanze. Questo dato, incontrovertibile, è da legare non tanto alla generosità del sistema ma ai flussi migratori e al fatto che sono molte le persone che maturano i requisiti.
Ultima modifica: 15/09/2022