I sintomi dell'ischemia cerebrale sono ben definiti: disturbi alla vista, difficoltà nell'articolare le parole, formicolii, ma non solo
Per ischemia cerebrale si intende una particolare condizione in cui il cervello non riceve il sangue necessario per espletare le sue necessità. Questa mancanza di ossigeno comporta gravi danni al tessuto cerebrale e, di conseguenza, aumenta la possibilità di ictus.
La differenza con l’ictus sta solo nel tempo: l’ischemia cerebrale è definita transitoria (TIA ovvero transient ischemic attack) e può persistere per pochi minuti e durare fino a 24 ore. Se i sintomi invece rimangono per un tempo superiore, si parla di ictus. La possibilità di ictus nei pazienti che hanno un TIA è dell’11% nei primi 7 giorni e circa del 30% nei successivi 5 anni. Questa percentuale aumenta con l’età e lo stato generale di salute.
L’ischemia cerebrale è una patologia causata dalla diminuzione di apporto di sangue (e di conseguenza di ossigeno al cervello). Esistono due tipi di ischemia cerebrale. C’è l’ischemia focale che è limitata alla zona circoscritta del tessuto cerebrale e può essere causata da un trombo o da un embolo che rallentano il flusso del sangue in un’arteria.
L’ischemia globale invece riguarda più aree del cervello e si caratterizza per un blocco o un rallentamento significativo del flusso sanguigno verso quest’organo. Il risultato di entrambe le ischemia è quello di una mancanza di ossigeno al cervello. Stiamo parlando di una patologia molto importante che può condizionare (se non stravolgere) la vita delle persone.
I sintomi dell’ischemia sono pochi e ben definiti. Al primo comparire di questi sintomi premonitori dell’ischemia, è necessario rivolgersi subito al proprio medico curante. Non è necessario che compaiano tutti i sintomi, ne basta anche solo uno per far scattare la necessità di rivolgersi a uno specialista. Ecco la lista:
Le cause dell’ischemia cerebrale sono molteplici. Le più comuni sono quelle connesse all’aterosclerosi dei vasi che trasportano sangue al cervello. Poi ci sono le patologie cardiache (come la fibrillazione atriale) che sono la prima causa di emboli e le cosiddette patologie dei piccoli vasi (presenti in pazienti con ipertensione arteriosa o diabete).
Patologie più rare sono i difetti di coagulazione e alcune patologie generiche come la disseccazione dei vasi cerebrali o la combinazione di farmaci e droghe. La circolazione del sangue infatti e l’afflusso di ossigeno al cervello è fondamentale per il metabolismo e per l’integrità del cervello, che è da considerare come il centro di comando del corpo. Se manca sangue, c’è il rischio che le funzioni vitali possano subire danni irreparabili.
Per capire se è in atto un’ischemia cerebrale, verificarne i sintomi o se il cervello ha subito qualche danno è necessario fare alcuni esami. Si parte immediatamente con alcune analisi di laboratorio che devono scongiurare il rischio di anemia, policitemia, ipercoagulabilità del sangue, lipidi e la Ves.
In seguito è necessario eseguire un elettrocardiogramma, un ecocardiogramma e un controllo accurato del ritmo cardiaco. Per avere un quadro clinico definito e completo bisogna effettuare anche la risonanza magnetica e la TAC (tomografia assiale computerizzata).
Le conseguenze di un’ischemia non sono mai da sottovalutare. Visto che si parla di mancanza di ossigeno dal cervello, è da considerare a tutti gli effetti una vera emergenza medica. Anche nel caso in cui l’episodio sia di lieve entità e si torni presto alla normalità, non significa che l’attacco non abbia causato danni all’organismo. La comparsa dell’evento è sintomatica della presenza di un’anomalia e segnala che a livello di circolazione, qualcosa non funziona.
Il medico curante ha il dovere quindi di individuare la causa dell’ischemia per evitare che il fenomeno si ripeta o che possa degenerare in ictus. In questo caso infatti, le conseguenze sono per lo più irreversibili e nei casi più gravi, il paziente colpito potrebbe subire danni irreparabili a livello neuronale e deambulatorio.
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Se si parla di cure specifiche, non esiste una vera a propria cura in grado di far scomparire per sempre il rischio di ischemia. Esistono solo terapie capaci di limitare al minimo i danni dell’ischemia oppure e terapie preventive che intervengono in maniera diretta sulla circolazione del sangue.
Una delle cure tipiche che va somministrata entro poche ore dall’attacco è la trombolisi. Si iniettano nel corpo per via endovenosa sostanze trombolitiche capaci di sciogliere uno dei principali componenti dei trombi. In questo modo, il vaso sanguigno occluso riprende la sua attività regolare e la circolazione di sangue al cervello torna alla normalità. Oltre alla terapia endovenosa, vanno associati farmaci come l’attivatore tissutale del plasminogeno. Dopo 6 ore il farmaco è del tutto inutile quindi è necessario intervenire proprio entro questo lasso di tempo.
Nel caso in cui le terapie anticoagulanti con dabigatran, rivaroxaban, apixaban e edoxaban non siano efficaci, diventa necessario ricorrere a terapie più invasive con warfarin o acenocumarolo. Solo in casi rarissimi diventa necessario intervenire con procedure terapeutiche invasive come l’endoarteriectomia o l’angioplastica carotidea.
Per evitare l’ischemia cerebrale, bisogna avere uno stile di vita sano: non fumare (o ridurre drasticamente), fare attività fisica, consumare pochi alcolici e avere un’alimentazione sana a basso contenuto di sale. Dopo i 50 anni di età è meglio controllare pressione e glicemia ogni tre mesi ed eseguire ECG e visite cardiologiche con una certa frequenza.
Ultima modifica: 08/03/2021