L’ippoterapia, meglio detta Terapia con il Mezzo del Cavallo (TMC), è l’insieme di tecniche mediche che utilizzano il cavallo per migliorare lo stato di salute di un soggetto umano. Tra le varie discipline, esiste anche l’ippoterapia per disabili. Il cavallo infatti, è considerato da sempre un animale sensibile, con un’intelligenza fuori dal normale e quindi medicina per chiunque ha subito un trauma.
L’uso dell’equitazione a scopo terapeutico ha avuto inizio già nell’opera di Ippocrate di Kos (460-370 a.C.), che consigliava lunghe cavalcate per combattere l’ansia e l’insonnia. A partire dalla fine della prima guerra mondiale, il cavallo è entrato nei programmi di riabilitazione prima in Scandinavia e in Inghilterra, poi in numerosi altri paesi. In Italia, l’ippoterapia è stata introdotta negli scorsi anni ’70 dalla Dott.ssa belga Danièle Nicolas Citterio, la quale ha fornito un notevole impulso alla diffusione e al corretto uso del cavallo in medicina anche attraverso l’opera dell’Associazione Nazionale Italiana per la Riabilitazione Equestre (ANIRE).
L’ippoterapia per disabili ha come scopo quello di indurre miglioramenti funzionali, psichici e motori attraverso l’attento uso dei numerosi stimoli che si realizzano nel corso dell’interazione uomo-cavallo. Ognuno di noi presenta due canali attivi, quello cosciente razionale e quello emozionale: la presenza del cavallo attiva in modo spontaneo ed immediato quello emozionale.
Oggi l’ippoterapia è indicata non solo in caso di “patologie classiche” come la paralisi cerebrale infantile, l’autismo o la Sindrome di Down, ma anche in caso di condizioni acquisite in conseguenza di traumi correlati all’infortunistica stradale e del lavoro.
L’ippoterapia risulta essere utile anche nelle patologie di tipo cognitivo comportamentale, con origine sia organica che non, e in caso di disfunzioni del sistema nervoso centrale con ricadute sul sistema muscolo scheletrico. Nell’ambito dei disturbi neuromotori, invece, la terapia per mezzo del cavallo migliora le condizioni cliniche del disabile nelle aree dell’equilibrio, del controllo posturale, della mobilità articolare e del tono muscolare, della coordinazione e dell’organizzazione spazio-temporale ed inoltre ha benefici effetti a livello psicologico e sociale.
L’ippoterapia non è indicata nei soggetti che hanno instabilità o malformazioni del rachide, scoliosi gravi, miastenia, atassie gravi, fragilità ossea. Ugualmente controindicata nelle patologie psichiatriche in cui siano presenti fobie, sia per l’animale che per l’altezza, gli attacchi di panico, gli scompensi acuti, le crisi epilettiche frequenti.
L’International Therapeutic Riding Congress di Amburgo del 1982 ha definito quattro diverse fasi o metodologie d’intervento terapeutico all’interno della riabilitazione equestre:
Grazie all’ippoterapia tra uomo e cavallo nasce una relazione, un capirsi reciproco, a cui si vanno ad aggiungere i reali aiuti clinici che questa relazione comporta. I benefici dell’ippoterapia per disabili sono diversi, sia di breve che di medio-lungo periodo. In particolare:
La terapia a cavallo, e soprattutto l’ippoterapia per disabili, realizza diversi obiettivi grazie a svariate condizioni:
Il cavallo è un’animale che ha una valenza riabilitativa insostituibile. Grazie alla sua evidenza corporea, al suo calore ed il suo movimento favorisce la presa di coscienza del proprio corpo, permettendo una regolazione del tono muscolare, un controllo più consapevole dell’equilibrio ed una coordinazione migliore. È proprio attraverso l’acquisizione della capacità di stare seduta in sella e guidare il proprio cavallo che la persona viene stimolata ad eseguire i movimenti con più attenzione e a progettarli mentalmente, così da poter essere in grado di sfruttare le competenze sempre nuove che acquisisce. Per dirigere il proprio cavallo occorre quindi sapere dove si vuole andare, definire lo spazio, orientarsi per far muovere l’animale.
Importante nell’ippoterapia per disabili è poi l’aspetto comunicativo che la relazione cavallo-cavaliere favorisce. Già solo il ricercare il movimento del cavallo crea il desiderio di comunicare, un desiderio che viene continuamente stimolato dalla voglia della persona di trasmettere le sue intenzioni all’animale e fargliele comprendere attraverso una coordinazione gestuale sempre più chiara e precisa. Attraverso il cavallo la persona disabile prende maggiore consapevolezza di sé e di ciò che la circonda, delle proprie possibilità di agire e di reagire.
Ultima modifica: 19/05/2020