La spina bifida è una malattia non mortale che comporta una grave malformazione vertebrale e del midollo spinale, e costringe chi ne è colpito ad una disabilità a vita. La genesi di questa patologia può essere ricondotta anche alla mancanza di acido folico nello sviluppo del feto.
Ma uno straordinario intervento in utero matero per spina bifida eseguito al Policlinico di Milano su due feti apre nuove strade per curare questa patologia.
Generalmente, la spina bifida viene diagnosticata con una semplice ecografia tra la sedicesima e ventesima settimana di gravidanza. Molte sono le donne che in presenza di questa diagnosi decidono di interrompere la gravidanza, numeri che raggiungono l’altissima percentuale del 68%.
Fino ad oggi si interveniva in due modi diversi:
- durante la gravidanza il feto veniva estratto dalla pancia della mamma, si riparava il danno, si reinseriva lo stesso all’interno dell’utero e si richiudeva il tutto. Ma questa tecnica comporta comunque gravi rischi per la saluta della mamma – come ha affermato al Giornale.it la Dott.ssa Isabella Fabietti, chirurgo fetale del Policlinico – che nel caso di una seconda gravidanza rischierebbe seriamente anche la vita in caso di rottura dell’utero;
- dopo il parto i rischi per il bambino sono ovviamente minimi, ma anche i possibili benefici sono estremamente ridotti: si parla di un 20% di recupero di funzionalità motoria, con il rischio concreto di non poter evitare gravi danni alle strutture celebrali e quindi ritardi neurologici.
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L’intervento in utero per la spina bifida con microchirurgia
Ma è proprio ad un’innovativa tecnica di chirurgia addominale (laparochirurgia), messa in campo dal dipartimento di chirurgia pediatrica del Policlinico di Milano diretta dal prof. Ernesto Leva, che si deve una svolta importante per ridurre le complicazioni legate alla spina bifida.
Tra i primi in Europa, il team multidisciplinare del Policlinico composto da Isabella Fabietti e Nicola Persico, esperti di riferimento per la chirurgia fetale, Francesco Macchini, chirurgo neonatale, e Giuliana Porro, anestesista, sotto la supervisione di Denise Lapa Pedreira, specialista dell’Albert Einstein Hospital di San Paolo del Brasile ed inventrice della tecnica, ha operato due bambini nell’utero della loro mamma, senza quindi aprirne la pancia, con una tecnica mininvasiva.
Attraverso microscopici fori nella zona ombelicale con strumenti di 3 millimetri di spessore, sono entrati nell’utero, hanno raggiunto la colonna vertebrale del feto e hanno effettuato la riparazione.
Si tratta di un intervento durato circa 5 ore su due bambini, un maschio ed una femminuccia, e che dovrebbe garantire una esistenza più serena e meno problematica ai due nascituri. Assolutamente poco invasivo per la mamma che può alzarsi già poche ore dopo la fine dell’intervento stesso.
Non resta allora che attendere fine agosto, data prevista per la loro nascita, per capire se questa operazione ha effettivamente avuto successo. Intanto sono già previsti altri interventi di questo genere.
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