Andare a scuola è un diritto di tutti: gli alunni disabili devono essere quindi integrati in ambito scolastico e non possono essere “indirizzati” in scuole “speciali”. Ma come aiutarli ad inserirsi nella classe e nell’ambiente scolastico?
In Italia, parlando di diritto allo studio, non sempre le cose funzionano a dovere. All’inizio di ogni anno scolastico, sono ancora troppi i genitori degli alunni disabili che devono lottare per ottenere un adeguato numero di ore di sostegno, l’assistenza generica e/o specialistica, il trasporto gratuito a scuola, i supporti didattici adeguati, e numerosi altri servizi indispensabili per rendere la scuola accessibile a tutti.
L’ integrazione scolastica del bambino disabile comprende una serie di attività volte al raggiungimento di obiettivi, quali:
A fare la differenza è inoltre il coinvolgimento delle famiglie nel processo educativo degli alunni disabili.
La scuola deve inoltrare la domanda di sostegno all’Area Servizi Sociali e Sanitari riservata alle Persone Disabili che provvederà poi a soddisfare la richiesta. Un’apposita commissione, denominata Equipe Territoriale Multidisciplinare, valuterà la necessità di sostegno scolastico individuale, per ciascun alunno.
Affinché il processo di integrazione abbia dei risultati solidi ed evidenti, è importante che l’intera classe nella quale il bambino disabile è inserito sia adeguatamente preparata ed educata.
Uno studio condotto presso l’Università di Tolosa ha valutato l’atteggiamento in ambiente scolastico degli adolescenti nei confronti di compagni di scuola con disabilità. Nel corso di un biennio, sono stati coinvolti gli studenti di dodici scuole secondarie della città francese, alcune strutturate con una totale integrazione, altre con classi speciali per i ragazzi disabili con la condivisione solo parziale dell’orario scolastico. Di ciascuno studente sono stati raccolti dati relativi alle caratteristiche personali, alla qualità della vita, al grado di informazione e alla consapevolezza sulle condizioni di disabilità. E’ stato utilizzato il questionario CATCH (Chedoke-McMaster Attitudes Towards with Handicaps), in grado di esplorare l’atteggiamento nei confronti della disabilità e che fornisce un punteggio complessivo e tre punteggi parziali legati al profilo affettivo, comportamentale e cognitivo.
Dall’analisi dei risultati del questionario sono emersi alcuni dei fattori che predispongono il bambino ad un atteggiamento disponibile nei confronti di un compagno disabile:
L’atteggiamento degli adolescenti nei confronti dei compagni di scuola con disabilità dipende sia da fattori individuali, derivanti dalla sensibilità, dalla cultura e dall’esperienza personale, sia da fattori ambientali, influenzati dal livello di integrazione scolastica e che sono in buona parte modificabili.
La socializzazione del bambino affetto da disabilità, sia all’interno che all’esterno dell’ambiente scolastico, è di fondamentale importanza nel motivare, orientare e sostenere l’apprendimento e le relazioni. In questo senso risulta fondamentale una continuità tra funzione genitoriale e scolastica, così da garantire un’alleanza e una complementarietà che diano maggiori possibilità di sviluppo delle potenzialità di tutti.
Ultima modifica: 20/10/2020