La pandemia da Coronavirus prima e la guerra in Ucraina poi ci hanno fatto (ri)scoprire il termine infodemia (in inglese “infodemic”), utilizzato per indicare la “circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili”, è la definizione di Treccani.
Una vera e propria sovrabbondanza di informazioni che disorienta e annichilisce la propria voglia di restare informati, creando altresì una forte sensazione di stress e repulsione verso un determinato argomento. Lo abbiamo vissuto con il Covid, lo stiamo vivendo con i fatti riguardanti il conflitto russo-ucraino. Si tratta di un fenomeno fortemente incentivato dal digitale, dov’è possibile reperire infiniti contenuti di ogni genere, e spesso deputati a far circolare solo fake news.
Da cosa dipende l’infodemia?
Dunque, in base a quanto abbiamo scritto finora, possiamo asserire che l’infodemia si basa sulla disinformation, cioè sulla circolazione di false notizie con finalità ingannevoli o di natura ideologica/politica atte a creare scompiglio in chi legge, e sulla misinformation, cioè su fake news che circolano senza mai fermarsi.
Questa dinamica ha causato enormi problemi di vario tipo, in primis sulla salute delle persone: da una parte infatti un aumento spropositato di notizie, che ha acutizzato i livelli di stress della popolazione nei confronti di una determinata tematica; dall’altra, la condivisione senza freni di notizie false ha generato fenomeni sociali che hanno minato, ad esempio, l’esigenza globale di combattere la pandemia, enfatizzando comportamenti contrari alla difesa della salute pubblica.
Come combattere l’infodemia?
Durante i primi mesi della diffusione globale del Covid, l’Organizzazione Mondiale della Sanità si era resa conto che l’infodemia fosse un problema molto serio: la diffusione capillare di fake news relative al nuovo Coronavirus aveva dato origine a disorientamento e stress informativo, tanto che l’Agenzia sbarcò sia su Whatsapp che su Tik Tok per orientare il pubblico sulla veridicità dei fatti.
E anche l’Italia seguì l’esempio dell’OMS, istituendo una task force contro le fake news sul Coronavirus. Addirittura scese in campo anche il ministero della Salute, che scrisse un vadevecum su come proteggersi dalla diffusione delle false notizie.
In linea generale, il primo contrasto contro l’infodemia è evitare di essere sempre connessi, in modo tale da non consumare una quantità di informazioni superiore a quanto siamo in grado di reggere. In secondo luogo, è fondamentale riconoscere le notizie con fonti attendibili dalle fake news, che spesso fanno leva sul sensazionalismo e fanno forza sull’incertezza delle persone. Sarebbe opportuno quindi ricordare di controllare le fonti, confrontare le notizie su più testate, affidarsi a organi istituzionali e ascoltare ciò che dicono gli esperti.