L'influenza aviaria è una infezione che colpisce principalmente gli uccelli, ma potenzialmente potrebbe contagiare diventare una pandemia
L’influenza aviaria è una malattia virale contagiosa tra gli uccelli, e che può comportare delle conseguenze devastanti sulla salute e sull’economia globale. Fa parte della famiglia dei virus dell’influenza di tipo A, e può essere a bassa o ad alta patogenicità. Ma quanto è pericolosa per l’uomo e qual è il rischio di contagio?
In questo approfondimento, studiamo cos’è l’influenza aviaria, come riconoscerla, se esistono particolari trattamenti per evitare la sua diffusione su scala globale e perché una sua escalation potrebbe causare enormi disastri.
L’influenza aviaria appartiene alla famiglia dei virus dell’influenza di tipo A che, come spiega l’Istituto Superiore di Sanità, infettano l’uomo e diversi animali, e si può trasmettere da persona a persona, causando anche una pandemia influenzale.
Tale influenza può essere a bassa (LPAI) o ad alta patogenicità (HPAI). Nel primo caso, negli esemplari colpiti possono anche non manifestarsi sintomi, mentre nell’altro caso le infezioni possono essere mortali e determinare la nascita di una nuova pandemia.
Di fatto una delle ipotesi attualmente in circolazione è che questa infezione possa essere la nuova Malattia X. La preoccupazione nasce dal fatto che i virus influenzali di tipo A sono famosi per la loro instabilità genetica, visto che sono soggetti a svariate mutazioni che potrebbero cambiarne la loro struttura, tanto da renderli ad esempio più pericolosi per l’uomo.
I sintomi principali dell’influenza aviaria sono riconducibili a quella dell’influenza generale che colpisce l’uomo: febbre, mal di testa, mal di gola, dolori muscolari, diarrea, tosse, nausea, sanguinamento dal naso o dalle gengive, vomito e congiuntivite. Nei casi più gravi possiamo trovare polmonite grave, infezioni batteriche, disfunzione multiorgano, shock settico e sindrome da distress respiratorio acuto. A certe condizioni può essere letale.
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Nel 2003 fu documentata per la prima volta la possibilità da parte dell’influenza aviaria di contagiare anche gli uomini, e ciò ha fatto accrescere la preoccupazione della potenziale nascita di una pandemia. Attualmente però i casi di contagio nell’uomo sono estremamente rari, ma possono avvenire in due modi: trasmissione dagli uccelli o dagli ambienti contaminati; contagio tramite un ospite intermedio, come il maiale. Ancora oggi invece non sono stati identificati casi di contagio tra uomo e uomo.
A creare maggiore tensione circa questa influenza è il caso riscontrato il 27 marzo 2024 in Texas (Stati Uniti d’America), dove un giovane umano è stato contagiato dall’influenza aviaria H5N1 in un allevamento commerciale di bovini da latte, dopo esser venuto a contatto proprio con una di queste mucche. Questo ha aumentato il timore che ora le mutazioni del virus possano aumentare la sua capacità di diffondersi tra i mammiferi, diventando dunque ancor più potenzialmente pericolosa per l’uomo.
Come riporta l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, un’epidemia di questa infezione avvenne già nel 2021-2022 proprio nell’Unione Europea. Inoltre negli ultimi anni sono aumentati non sono le varietà di uccelli che possono essere colpiti da questi virus, ma anche gli adattamenti tali che rendono questo virus contagioso anche nei mammiferi.
Un timore che è già stato affrontato da alcuni ricercatori di pinguini in Antartide, dove nell’ottobre 2023 è stata individuata tale infezione in uccelli morti, come gabbiani e stercorari. “Diversi progetti sono stati annullati quest’anno – ha spiegato a Nature il microbiologo Antonio Quesada del Corral, che gestisce un programma spagnolo di ricerca sull’Antartide -, perché volevamo ridurre il rischio di contrarre un’infezione alle persone o di essere un vettore che diffonde la malattia tra diverse colonie animali”.
Attualmente però non esistono prove che confermano il rischio di restare contagiati dall’influenza aviaria mangiando pollame, ma è comunque necessario osservare diverse misure di prevenzione di vario tipo, come cuocere la carne alla giusta cottura e mantenere una buona igiene in cucina.
Oltre a essere una potenziale minaccia per la salute umana globale, l’influenza aviaria si presenta già come un problema economico. Di fatto, una volta che contagia il pollame o comunque quando il virus si diffonde nelle aziende avicole, molto spesso i gestori sono costretti a uccidere numerosi volatili per fermare l’infezione. Insomma, l’impatto economico è decisamente negativo.
Qualsiasi scelta terapeutica per la cura dell’influenza aviaria va discussa con un medico, in quanto questo articolo non sostituisce la diagnosi. L’ISS spiega che il trattamento di questa influenza dipende dalla forma in cui si presenta. In linea generale però, sono disponibili farmaci antivirali (Oseltamivir e Zanamivir) che diminuiscono la durata della malattia e alleviano i sintomi. Non esiste invece un vaccino contro questa infezione.
Per quanto riguarda la prevenzione, bisogna seguire i consigli dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che consiglia una buona igiene personale delle mani e respiratoria, autoisolamento in caso di febbre o sintomi simili all’influenza, evitare il contatto con persone malate ed evitare di toccarsi occhi, naso e bocca.
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Ultima modifica: 19/04/2024