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Infermiere di famiglia: cos’è e cosa fa

Per infermiere di famiglia e di comunità si intende un professionista con esperienza nei processi infermieristici in ambito di familiarità e comunità.

Con il decreto Rilancio pubblicato qualche mese fa in Gazzetta Ufficiale, l’infermiere di famiglia è diventato una figura di riferimento in ambito sanitario. Questa professione in realtà esiste già da qualche anno ma non era codificata e organizzata. Adesso diventa una presenza fondamentale del territorio, ma deve avere alcune caratteristiche e alcune competenze. Verranno assunti 8 infermieri ogni 50 mila abitanti.

Per infermiere di famiglia e di comunità si intende un professionista con esperienza nei processi infermieristici in ambito di familiarità e comunità. Una persona competente capace di promuovere salute e prevenzione e di coordinare i processi tra familiari e comunità all’interno del sistema delle cure primarie.

L’infermiere a domicilio (o di famiglia) è fondamentale perché, negli ultimi 10 anni, il Sistema Sanitario Nazionale ha “perso” 13 mila infermieri nel settore pubblico. In Francia operano 10,4 infermieri in media su 1000 abitanti. In Germania 12,9 e in Italia solo il 5,8. Per questo motivo, assistere le persone in famiglia e limitare gli accessi agli ospedali (anche a causa del Covid-19) ha assunto un ruolo primario.

Cos’è l’infermiere di famiglia?

Quando si parla di infermiere di famiglia, si parla di un medico di riferimento e di un ambito territoriale. Il suo compito, oltre a fornire assistenza, è quello di stabilire con le famiglie e le comunità un rapporto diretto, emotivo e solidale. Egli lavora per le comunità e coordina i vari operatori sociali e le risorse del territorio per trovare la soluzione adeguata ai bisogni di salute del singolo.

Sia chiaro, l’infermiere non è l’assistente del medico di medicina generale, non è il sostituto del medico di famiglia e non è neanche assunto da quest’ultimo. Si tratta di una figura professionale integrativa che assieme alle altre figure del territorio si prende in carico la famiglia, la collettività e il singolo paziente in ottica di educazione sanitaria.

Cosa fa l’infermiere di famiglia?

L’infermiere di famiglia si occupa di formare e coordinare equipe composte da professionalità differenti (medico di famiglia, pediatra, assistenti sociali, fisioterapisti, logopedisti, infermieri). Questi professionisti operano esclusivamente a domicilio con tecnologie d’avanguardia come la telemedicina, la teleassistenza, e il telenursing. In questo modo, è possibile monitorare i bisogni singoli dei cittadini ed evitare l’intasamento dei Pronto Soccorso.

Secondo una ricerca CENSIS-FNOPI presentata a giugno 2020, il 91,4% degli italiani ritiene l’infermiere di famiglia e di comunità l’unica soluzione reale per potenziare le terapie domiciliari. Un baluardo a difesa della sanità del territorio e una garanzia per le persone non autosufficienti o con malattie croniche.

Il lavoro dell’infermiere di famiglia è prezioso: individua i bisogni del paziente e mette in atto la strategia più adeguata per rispondere a domicilio in modo veloce ed energico. Il paziente non è più abbandonato a se stesso e viene curato a casa e si sente parte di una comunità integrata che lo considera e lo coinvolge.

L’infermiere come sostegno al territorio

Per diventare infermieri di famiglia, è necessario avere una formazione di livello universitario integrata con percorsi post-laurea (Laurea Magistrale, Dottorato, Master di I Livello e di II livello). Le sue competenze devono spaziare anche in care management, ovvero quelle pratiche di supporto alla rete sanitaria. In Friuli Venezia Giulia è attivo dal 2004 mentre altre regioni (Toscane ed Emilia Romagna su tutte) si sono attrezzate negli ultimi anni con un sistema di risposta immediata alle esigenze della popolazione.

In Toscana si stanno attivando le Case della Salute 4.0, luoghi dove i cittadini possono trovare una risposta 24 ore su 24. L’elemento centrale è il medico di Medicina Generale che si integra con il medico della della continuità assistenziale. Qui la sanità è digitale e connette tutti i servizi che il territorio può esprimere.

Anche l’Emilia Romagna ha investito molto nella medicina del territorio con nuovi ospedali post Covid, Case della Salute, assistenza domiciliare e acquisto di macchinari e tecnologie. In Emilia esistono più di 100 Case della Salute e nelle prossimi mesi ne verranno finanziate altre 25.

L’infermiere di famiglia è una nuova figura professionale che coordina le attività sanitarie a livello territoriale

Normativa e assunzioni

Il Decreto Rilancio ha istituito la partenza del progetto a livello nazionale dell’infermiere di famiglia e di comunità (IF/C) e lo ha inserito a pieno titolo nel distretto sanitario. Le Regioni hanno stilato un documento (poi approvato dalla Conferenza dei Presidenti) che parifica la figura su tutto il territorio nazionale.

La descrizione delle competenze dell’infermiere di famiglia risponde alle indicazioni europee in termini di famiglia e comunità, le due aree strategiche per la gestione delle fragilità del territorio.

Saranno le Regioni a dover rendere operativa l’introduzione dell’infermiere di famiglia sul territorio. In primo luogo, dovranno articolare i nuovi compiti e attribuzioni dell’infermiere. In seguito, dovranno riscrivere il modello di assistenza sanitaria e stabilire funzioni e organizzazione.

Linee guida del Decreto Rilancio sull’infermiere di famiglia

L’IF/C deve essere un professionista formato, che abbia un forte orientamento alla gestione proattiva della salute. Garantisce una presenza continuativa nell’area/ambito comunità di riferimento e fornisce prestazioni dirette sulle persone assistite.

Inoltre l’infermiere deve essere inserito all’interno dei servizi/strutture distrettuali (Case della Salute, domicilio, sedi ambulatoriali, sedi e articolazioni dei Comuni, luoghi di vita e socialità) e deve rispettare le strategie dell’Azienda Sanitaria di riferimento.

Questo professionista sanitario opera in stretta sinergia con la Medicina Generale, il Servizio sociale e i tutti professionisti coinvolti nei setting di riferimento. In particolari condizioni epidemiologiche (come il COVID-19) il suo intervento può essere orientato alla gestione di un target di popolazione specifica. Può supportare le USCA nel tracciamento e coordinare le campagne vaccinali.

All’infermiere di famiglia, vengono richieste competenze di natura clinico assistenziale e di tipo comunicativo-relazionale. L’IF/C deve essere in grado di analizzare i dati epidemiologici e del sistema-contesto.

Inoltre deve avere un elevato grado di conoscenza del sistema della Rete dei Servizi sanitari e sociali per organizzare una risposta immediata ed efficace. La certificazione accademica da sola non basta e deve essere supportata da un’analisi del percorso professionale.

Per accedere al bando, bisogna avere un’esperienza (almeno due anni) in ambito territoriale, domiciliare o con esperienza di percorsi clinico-assistenziali (PDTA), di integrazione ospedale-territorio, di presa in carico di soggetti fragili.

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Ultima modifica: 29/12/2020

Angelo Dino Surano

Giornalista, addetto stampa e web copywriter con una passione particolare per le storie di successo. Esperto in scrittura vincente e comunicazione digitale, è innamorato della parola e delle sue innumerevoli sfaccettature dal 1983. La vita gli ha messo davanti sfide titaniche e lui ha risposto con le sue armi più potenti: resilienza e spirito di abnegazione. Secondo la sua forma mentis, il contenuto migliore è quello che deve ancora scrivere.