L'inabilità al lavoro è una condizione di salute che impedisce a un individuo di svolgere qualsiasi attività lavorativa. Scopri cosa comporta
L’inabilità al lavoro è una condizione di salute che impedisce a un individuo di svolgere qualsiasi attività lavorativa. Questa condizione può essere causata da malattie gravi, incidenti sul lavoro o infortuni gravi che compromettono in modo permanente le capacità lavorative dell’individuo. Per essere considerati inabili al lavoro, è necessario che la persona presenti una ridotta capacità lavorativa superiore al 66%. Questa riduzione può essere:
Esistono molte condizioni che possono causare l’incapacità di lavorare, suddivisibili in tre categorie principali: malattie debilitanti, che includono patologie gravi sia fisiche che mentali che riducono significativamente la capacità di svolgere attività lavorative; incidenti lavorativi, ossia episodi traumatici avvenuti sul posto di lavoro che comportano danni permanenti e invalidanti; e infortuni gravi, che si riferiscono a traumi significativi che provocano lesioni permanenti e invalidanti.
L’invalidità civile viene riconosciuta a individui con minorazioni fisiche, psichiche o sensoriali che comportano una riduzione della capacità lavorativa pari o superiore al 33%. Tuttavia, coloro che sono invalidi a causa di incidenti sul lavoro, conflitti bellici o per servizio, così come le persone cieche o sorde, non rientrano nella categoria di invalidi civili e usufruiscono di benefici differenti.
L’invalidità lavorativa invece si riferisce specificamente alla capacità ridotta di una persona, dovuta a malattia, infortunio o disabilità, di svolgere un’attività lavorativa retribuita. Generalmente, l’inabilità al lavoro implica l’impossibilità di svolgere qualsiasi attività lavorativa. Tuttavia, in alcuni casi specifici, è possibile svolgere un lavoro leggero o compatibile con le proprie capacità residue. In tali circostanze, l’inabilità al lavoro può essere riconosciuta in modo parziale.
L’inabilità parziale al lavoro si verifica quando la riduzione della capacità lavorativa è compresa tra il 33% e il 66%. In questo caso, l’individuo può svolgere un lavoro leggero o compatibile con le proprie capacità residue.
L’inabilità al lavoro permanente è una condizione irreversibile che impedisce all’individuo di svolgere qualsiasi attività lavorativa. Questa situazione, come dicevamo, può derivare da diverse cause tra cui malattie croniche, incidenti gravi o condizioni di salute mentale debilitanti.
L’inabilità al lavoro permanente comporta significative conseguenze economiche e sociali per l’individuo, che può trovarsi impossibilitato a garantire il proprio sostentamento e quello della propria famiglia. Per questo motivo, è fondamentale la presenza dello Stato che deve assicurare al cittadino un welfare equo e inclusivo.
Questi attestati possono essere ottenuti su richiesta del datore di lavoro o del dipendente tramite il datore di lavoro stesso. Il dipendente non ha la facoltà di rivolgersi direttamente all’ASL per fare questa richiesta.
Nel caso in cui non sia possibile un reimpiego, il lavoratore ha diritto alla NASPI, alla pensione civile o alla pensione di inabilità (a seconda della casistica).
L’articolo 2, comma 12, della legge 8 agosto 1995, n. 335 prevede il diritto a conseguire un trattamento pensionistico nei casi in cui la cessazione del servizio sia dovuta a infermità non dipendente da causa di servizio e per la quale gli interessati si trovino “nell’assoluta e permanente impossibilità di svolgere qualsiasi attività lavorativa”.
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La Pensione di Inabilità è una prestazione economica erogata dall’INPS ai cittadini che si trovano in una condizione di inabilità lavorativa totale e permanente (100%) e che versano in stato di bisogno economico.
La pensione di inabilità è compatibile con le prestazioni erogate a titolo di invalidità per causa di guerra, di lavoro o di servizio, a condizione che la patologia o menomazione sia diversa. Inoltre, è compatibile con le pensioni dirette di invalidità erogate dall’AGO, dai fondi per i lavoratori autonomi e da altre gestioni pensionistiche obbligatorie.
La Legge di Bilancio del 29 dicembre 2023 ha confermato le casistiche di pensione anticipata valide anche lo scorso anno come Opzione Donna, Quota 103 e APE Sociale. Il richiedente deve essere iscritto all’Assicurazione Generale Obbligatoria (AGO) o alla Gestione Separata INPS.
La legge esclude dipendenti pubblici e lavoratori autonomi. Secondo il decreto Amato, l’invalidità deve essere pari o superiore all’80%. Chi ha un’invalidità civile al 50% non può accedere alla pensione anticipata. Per i soggetti con un’invalidità dell’80% o superiore invece sono richiesti 61 anni di età e 20 anni di contributi per gli uomini, mentre per le donne sono necessari 56 anni di età.
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Ultima modifica: 22/07/2024