La Legge prevede che un lavoratore che assiste un familiare disabile possa godere dei permessi o del congedo straordinario in virtù da quanto stabilito dalla Legge 104. Generalmente si tende ad immaginare una situazione in cui chi assiste svolge la sua funzione all’interno della casa di residenza del disabile stesso.
Ma cosa succede l’estate? Se il disabile volesse andare in villeggiatura può il suo familiare richiedere ugualmente i permessi o il congedo previsti? Chi controlla se effettivamente chi presta assistenza non sfrutti l’occasione per farsi anche una vacanza?
Chiariamo subito un punto: il lavoratore che invece di prendersi le ferie sfrutta la Legge 104 per andarsene per conto proprio in vacanza o comunque per fini personali compie una truffa aggravata, sufficiente per far scattare il licenziamento per giusta causa ed avviare anche un procedimento penale a causa dell’indebita retribuzione ricevuta ai danni dell’Inps.
Ti ricordi la recente vicenda della dirigente provinciale ed ex infermiera di Trento che viaggiava per il mondo utilizzando proprio i permessi della 104? 28 sono gli episodi contestati a Luisa Zappini che l’hanno vista, tra l’altro, protagonista alle Maldive, New York, Hawaii e Honduras. Ora è agli arresti domiciliari e dovrà rispondere dei reati di truffa e peculato…
Non va dimenticato che i controlli e le verifiche dei comportamenti scorretti possono essere eseguiti sia dal datore di lavoro (addirittura dai colleghi…) che dall’Inps stessa utilizzando i metodi ed i sistemi ritenuti più opportuni.
Ma se è invece l’assistito che deve andare in vacanza? Chi lo assiste come deve comportarsi? Deve chiedere le ferie o può ugualmente usufruire della Legge 104?
I permessi ed i congedi sono delle assenze retribuite di caratteristiche e durata differente, ma entrambe con la stessa finalità, ovvero l’assistenza al familiare disabile che deve essere sistematica e continuativa, anche se non necessariamente 24 ore su 24.
E’ ovvio e banale affermare che un disabile grave che necessita di assistenza nella propria residenza ne avrà bisogno anche in villeggiatura. La legge infatti tutela il diritto all’assistenza. Pertanto sembrerebbe scontato che un lavoratore che accompagna il familiare disabile per assisterlo anche in vacanza possa chiedere, senza per questo compiere un atto illegittimo, il congedo o i permessi previsti dalla Legge 104. La normativa e la giurisprudenza inoltre non si sono pronunciate ancora su casi di questo genere.
L’Inail ha chiarito, attraverso un parere espresso dal suo Contact Center SuperAbile, che la norma non elenca quali siano i comportamenti corretti durante l’utilizzo dei permessi e congedi; l’importante è essere sempre in presenza di vera assistenza e non di una “copertura” come invece ha fatto la furba caposala trentina.
La legge inoltre non prevede che il lavoratore debba rimanere continuamente in contatto con il familiare da assistere: quindi non solo può temporaneamente assentarsi per fare commissioni utili al disabile come, ad esempio, acquistare medicine, ma anche prendersi dei momenti per riposarsi dalla fatica sia essa fisica o psicologica.
Se vuoi ulteriormente approfondire l’argomento ti consigliamo di leggere l’articolo di SuperAbile realizzato da Giorgia Di Cristoforo sull’improprio utilizzo dei permessi 104 da parte del familiare che presta assistenza.
Ultima modifica: 17/02/2020