Esistono persone che potrebbero essere immuni al Covid?

Redazione:

Ormai siamo al terzo anno di pandemia da Coronavirus, eppure ci sono persone che potrebbero essere considerate naturalmente immuni al Covid. Quanto c’è di vero? Per ora, niente: nel senso che la scienza sta ancora indagando per cercare una risposta univoca su come mai alcuni individui in giro per il mondo non abbiamo mai registrato un contagio da Sars-CoV-2. Ma quali sono le ipotesi in piedi per spiegare questa situazione?

Il quadro potrebbe essere spiegato con la semplice “fortuna“. Ad esempio, è possibile esser rimasti contagiati dal Covid e non aver sviluppato nessun sintomo, oltre a non aver fatto alcun test per Coronavirus nel periodo interessato per accertarsi della presenza o meno dell’infezione. Insomma, qui non possiamo parlare di una vera e propria immunità da Coronavirus. Ci sono comunque teorie scientifiche accreditate che provano ad andare al di là di scenari simili.

Immuni al Covid? No, infezione lampo

Una delle ipotesi più discusse riguarda l’infezione lampo. Ne ha parlato nel novembre 2021 il The Guardian, mentre in Italia nell’aprile 2022 l’immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud Italia della Fondazione per la Medicina Personalizzata, in un’intervista all’Huffington Post. In base a quanto scritto dalla testata giornalistica estera, alcuni di noi potrebbero essere state ‘vittime’ di “un’infezione abortiva“, cioè un’infezione lampo che ha permesso al nostro organismo di espellere rapidamente il virus in questione grazie ai linfociti T.

Questa supposizione è stata formulata dallo studio di Leo Swadling, immunologo dell’University Collegge London, monitorando gli operatori sanitari: nel suo studio, ben 58 partecipanti non sono mai risultati positivi al Covid, sebbene i campioni di sangue prelevati mostravano un aumento dei linfociti T, segno che stavano reagendo al virus esterno. Dunque è possibile supporre che esistano sistemi immunitari caratterizzati da linfociti T che hanno nella propria memoria precedenti infezione di altri coronavirus stagionali capaci di proteggere l’organismo anche dal Covid.

“SARS-CoV-2 circola da così tanto tempo che è quasi impossibile che una persona non vi sia mai entrata in contatto – ha spiegato Minelli -. Si può, quindi, ipotizzare che alcuni di noi abbiano incrociato il virus, ma che questo sia stato eliminato dal nostro organismo tempestivamente prima che potesse svilupparsi e provocare la malattia”. L’infezione lampo sarebbe una teoria efficace in quanto “il nostro organismo può risultare infetto anche per un tempo assai limitato. Ma quel lasso di tempo è sufficiente a mettere in moto meccanismi immunologici che portano alla tempestiva produzione di validi sistemi di difesa”.

Insomma, non si tratta di essere immuni al Covid, quanto di aver avuto un’infezione lampo, magari anche protetta dalle vaccinazioni. E questo dunque non preclude di potersi beccare un’altra variante: per questo motivo, non possiamo parlare di immunità assoluta.

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O forse abbiamo un’immunità innata al Covid?

Ricordiamo sempre che stiamo parlando di ipotesi. Con ciò, oltre a un’infezione lampo, è possibile che esista una vera e propria immunità innata al Covid. O almeno è quello che sarebbe stato scoperto da una ricerca condotta da Matteo Stravalaci, ricercatore di Humanitas, e Isabel Pagani, ricercatrice dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, pubblicata su Nature Immunology.

Lo studio ha sondato i casi a partire dal marzo 2020 e sono venute fuori informazioni molto interessanti. “Anni fa – ha raccontato il professor Alberto Mantovani, coordinatore del team di scienziati della ricerca e direttore scientifico di Humanitas – abbiamo individuato alcuni geni che fanno parte di una famiglia di antenati degli anticorpi”.

Una scoperta piuttosto interessante. “Concentrandoci sull’interazione tra questi e SARS-CoV-2 – ha continuato il professore -, abbiamo scoperto che una di tali molecole dell’immunità innata, chiamata Mannose Binding Lectin (MBL), si lega alla proteina Spike del virus e lo blocca”. Oltretutto, questa MBL sarebbe stata anche in grado di bloccare alcune tipologie di varianti del Covid. In questo caso dunque si tratterebbe di una vera e propria immunità da Sars-CoV-2.

Immuni al Covid? Ringraziate i ‘vecchi’ coronavirus

Un’altra interessante ipotesi – citata dall’immunologo Minelli – riguarda uno studio di inizio 2021 di alcuni scienziati di Boston, che avrebbero scoperto quanto un coronavirus già noto avrebbe giocato un ruolo fondamentale nell’essere immuni al Covid.

In particolare, i ricercatori si sono concentrati su OC43, uno dei 4 coronavirus su cui la scienza avrebbe trovato delle somiglianze con Sars-CoV-2, e che alla fine dell’Ottocento scatenò un’epidemia di polmonite, che ai giorni nostri si manifesta come un’influenza in quanto, nel corso degli anni, ha perso di aggressività.

“Vista la somiglianza tra la proteina Spike dei due virus – ha spiegato Minelli -, le persone che posseggono la memoria di contagi da OC43, che si infettano con il SARS-CoV-2 e subito, nei primi giorni dell’infezione, sviluppano anticorpi che si legano da una parte alla Spike di OC43 e dall’altra alla spike del CoViD, non si ammalano o, se si ammalano, vanno incontro a una malattia blanda e guariscono in breve tempo. Detto altrimenti, secondo l’ipotesi di Boston, chi possiede la memoria immunitaria di un virus come OC43 potrebbe risultare protetto da SARS-CoV-2“.

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By biasciolialessandro da Envato Elements

Essere immuni al Covid è una questione di genetica?

Nel marzo 2022 il The Guardian è tornato ad approfondire la questione con un nuovo articolo, citando stavolta uno studio globale iniziato nell’ottobre 2021 da un consorzio internazionale di ricercatori, che setaccia persone geneticamente resistenti al Covid.

“Non stiamo cercando varianti genetiche comuni che forniscano una protezione modesta contro le infezioni – ha sottolineato il professor András Spaan della Rockefeller University di New York, alla guida della ricerca -, quello che stiamo cercando sono varianti genetiche potenzialmente molto rare che proteggano completamente qualcuno dalle infezioni”.

L’identikit dei casi ricercati riguardano persone che sono state a stretto contatto con positivi identificati (condividendo ad esempio la casa e il letto) senza mai però manifestare sintomi da Covid o, a seguito di numerosi test, un contagio accertato. Si tratterebbe di un caso analogo a quanto avviene con altre malattie, come l’HIV: il nostro organismo forse è in grado di opporre una resistenza naturale al Sars-CoV-2 per una questione di genetica.

Ma da cosa dipenderebbe questo fattore genetico? Secondo Spaan, da un “difetto di un recettore utilizzato da Sars-CoV-2“. Uno scenario simile è accaduto proprio con l’HIV: il recettore CCR5 è stato identificato come il difetto nelle persone resistenti al virus, portando alla nascita di nuovi modi per contrastarlo.

Nel marzo 2022 la ricercatrice Covid Zania Stamataki dell’Università di Birmingham ha scritto sul The Guardian di non essere mai stato contagiato del Covid, e tra le ipotesi formulate, cita la proteina ACE2, cellula su cui si aggancia la proteina Spike del Covid.

“È anche possibile che alcuni di noi abbiano rari tipi di ACE2 a cui il picco di coronavirus non può attenersi – ha spiegato nell’articolo la dottoressa -. Le differenze nell’espressione proteica tra le persone sono note come polimorfismi e sono preziose da scoprire. Le persone che hanno un raro polimorfismo genetico per la proteina CCR5 sono state immuni all’infezione da HIV. A sostegno di questa teoria, recenti analisi genetiche hanno rivelato che rari tipi di ACE2 possono influenzare la suscettibilità al Covid”.

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Perché è importante scoprire se alcune persone sono immuni al Covid?

L’immunità è una questione fondamentale per trovare soluzioni alternative atte a contrastare la diffusione del Covid. Ad esempio, se fosse confermata la teoria dell’infezione lampo, lo studio dei linfociti T negli organismi che consentono questa risposta immunitaria potrebbe aprire le porte alla realizzazione di vaccini in grado di innescare una memoria immunitaria con una durata molto più ampia. Oppure si potrebbero produrre farmaci che bloccano una volta per tutte le trasmissione del virus.

Purtroppo però ci sono numerosi limiti che rendono la questione molto complessa. Innanzitutto, studiare le infezioni lampo richiede test intensivi che potrebbero dare risultati falsificati a causa delle nuove varianti (come Omicron). Inoltre, gran parte della popolazione mondiale è ormai vaccinata, e dunque una risposta ‘veloce’ contro il virus già c’è. Come se non bastasse, in commercio non esiste un test in grado di distinguere tra immunità innescata dal vaccino o dalle diverse varianti.

Perciò, ci vorrà ancora tempo per capire se esistono individui immuni al Covid e capaci di non esser mai contagiati in vita loro da questo nuovo virus. In attesa di sapere quale sarà la scoperta definitiva della scienza, valgono sempre le solite raccomandazioni: igienizzate le mani e indossate la mascherina nei luoghi dove il contagio potrebbe essere critico.

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Angelo Andrea Vegliante
Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.

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