Francesco Messori è il ragazzo di Correggio (Reggio Emilia) nato con una gamba sola e con un sogno grandissimo: creare la nazionale di calcio per ragazzi amputati. Una favola che continua quella di Francesco che, dopo esser riuscito a far cambiare le regole del gioco che impedivano ad un ragazzo con le stampelle di poter giocare a pallone, è riuscito a mettere insieme un gruppo di ragazzi e a creare il primo nucleo della squadra. Francesco è un ragazzo straordinario, così come sono straordinarie tutte le persone che gli sono quotidianamente vicino. Ability Channel ha raccolto per te alcune testimonianze per raccontarti la sua vita, un ragazzo coraggioso e determinato, con un sorriso che, come dice la mamma, da’ serenità.
Il calcio con le stampelle
“Noi siamo andati in una squadra del paese – racconta la mamma di Francesco Messori, Francesca Mazzei – per chiedere se lui poteva cominciare questo percorso e abbiamo trovato le porte aperte ed un allenatore molto disponibile. Ha iniziato con la protesi perché l’allenatore pensava che per lui fosse più semplice anche perché Francesco usava la protesi almeno fino a quattro anni fa, e gli ha detto che gli avrebbe insegnato a fare il portiere. E’ durata molto poco, una sera è venuto a casa e ha detto: mamma io non so se potrò mai giocare una partita vera, però mi voglio divertire! Con la protesi non mi diverto!” Così Francesco ha deciso di togliere la protesi: è iniziato il suo calcio con le stampelle.
Camminare come Francesco
“Arrivai a casa dal lavoro all’ora di pranzo e mia moglie mi disse: “Non ti ho chiamato perché non volevo crearti dei problemi anche sul lavoro però mettiti a sedere perché ti devo dire una cosa”. Così mi ha raccontato di Francesco e del fatto che fosse senza una gamba. È stata dura. Quando ho saputo la notizia – confessa Stefano, papà di Francesco Messori – mi sono messo a saltare per casa su una gamba sola per cercare di capire come poteva essere camminare come avrebbe camminato Francesco”.
Un bambino entusiasta
“Questo bimbo mi ha reso sempre entusiasta – confida Claudia Andreoli, nonna paterna di Francesco – perché in tutte le cose che ha fatto era sempre pronto, sempre contento, a volte più degli altri. Io ho cinque nipoti e Francesco è uno tra questi, però l’entusiasmo che ha lui è difficile trovarlo negli altri.”
La musica
“Mi ricordo quando era ancora molto piccolo – spiega il papà – quando ancora gattonava per casa. Avevo le casse dello stereo in sala, e lui si metteva davanti alla cassa e seguiva con il culetto e pure con il movimento del corpo la ritmica del pezzo che si sentiva. Da lì ho capito che la ritmica ce l’aveva, poi dopo pian piano cantava in casa così…e io ho sempre detto: se sei intonato sei intonato, se non lo sei non c’è niente da fare”.
“Mio padre è ancora convinto che io possa iniziare a suonare uno strumento – afferma Francesco Messori – a me piace solo cantare, però se sai cantare devi anche saper suonare uno strumento, secondo mio padre e varie altre persone, però io sono fissato sul calcio e non voglio cambiare idea“.
Il “mescolino”
“Il primo giorno di scuola – prosegue la mamma – in prima elementare…Spiderman. All’epoca aveva Spiderman, era fissato con Spiderman, infatti avevamo comprato lo zaino di Spiderman. L’abbiamo accompagnato in classe, gli avevano fatto l’accoglienza, l’han fatto sedere al banco, dopo un pò l’ho lasciato, mi ha guardato. Quando è arrivato a casa però mi ha confessato: mamma, un pò di mescolíno mi è venuto. Ma io non me ne ero accorta.”
Amici da sempre
“Io conosco Francesco dalla prima elementare – dichiara il compagno Riccardo Bianchin – siam sempre stati amici, fin dal primo momento. Ci siamo sempre trovati anche fuori da scuola, a vedere sempre le partite della Juve e del Barcellona, facevamo i compiti insieme…”
La torre civica
“Ci sono due bellissimi momenti, due ricordi che mi porto dietro dagli anni della scuola media – spiega l’insegnante di scuola media Davide Bassoli. Uno è vederlo nel pomeriggio nel campo dietro alla scuola a giocare a calcio insieme ai suoi amici e ai suoi compagni di classe, vedere tutta l’energia che ci metteva, tutto l’impegno, l’entusiasmo e la passione per il gioco. L’altro riguarda una gita scolastica che abbiamo fatto a Lucca insieme alla sua classe: siamo saliti in cima alla Torre Civica e lui non si è lamentato in nessun momento per tutti quegli scalini che ha dovuto fare, è stato forse molto più faticoso per me che per lui. Io sono arrivato in cima col fiatone mentre lui sembrava non avesse fatto nessunissimo sforzo…”
Fidanzata o amica stretta?
Sì, anche Francesco ha avuto la fidanzata – continua Riccardo Bianchin – non so come si possa dire…parola grossa…quella lì però in comune non ce l’avevamo…”
“Matilde… – ora sorride Francesco Messori- non era proprio la mia morosa, eravamo amici, un’amicizia stretta, non era la mia morosa, non si può definire così.”
La scuola
“Era partito molto bene in prima media – continua Francesca Mazzei – proprio bravo bravo. Poi siamo un po’ calati fino ad arrivare alla terza, speriamo che faccia la prima superiore come ha fatto la prima media!”
“Ha sempre dimostrato un grande impegno – spiega il suo insegnante Davide Bassoli – sia nello svolgimento del lavoro a casa che nella realizzazione dei compiti assegnati, così come nelle attività proposte in classe durante il regolare orario delle lezioni”.
Una vita normale
“Io gli dico sempre che è un tossico – dice la mamma – perché ama troppo questa x-box! Menomale che c’è il calcio così va fuori ad allenarsi, esce come fanno altri ragazzini, pizza, qualche volta paninoteca, gelati, due tiri al pallone, un giro sotto il portico…”
“Poteva fare il nuoto…poteva fare…non so che…ma il calcio per lui è la vita. Quindi sono diventata anche io una tifosa – prosegue la nonna Claudia Andreoli”.
Il calcio
“Ho sempre sostenuto che sono un’appassionata di calcio afferma Francesca Mazzei – lo ero, lo sono, adesso forse un po’ meno perché ci sono tanti altri impegni. Quando mi dicono che sono brava, che lo seguo, lo porto avanti e indietro, che non sono tutte le mamme sono così. Forse non saranno tutte così ma per me non è una fatica, l’ammetto, lo faccio volentieri perché a me piace questa cosa…”
“Quando poi si parla del Barca…quel Messi famoso – continua la nonna Claudia – è una cosa che mi ha portato ad essere entusiasta anch’io. Tante volte mi chiama dicendomi: nonna, stasera sul 240, tipo ieri sera, guarda che c’è la partita dove c’è Messi! Ed io sto bene attenta perché tra un tempo e un altro magari facciamo qualche commento, ci telefoniamo, rimane deluso se dovesse perdere il Barca, è una cosa che per lui è come morire, mi fa quell’impressione, veramente…”
“Sono in campo con lui – prosegue la mamma – sono una delle sue stampelle! Come mamma è anche una rivincita, sicuramente, poterlo vedere in campo a giocare a calcio, cosa che io ho fatto per anni, è una cosa che mi dà molto. E vedere che questo suo sogno si sta pian pianino realizzando e sta prendendo forma è qualcosa che mi fa credere veramente che non ci sono limiti”.
Il sogno di Francesco: la nazionale di calcio amputati
“Sono quello che ha creato la squadra – spiega Francesco Messori – quello che ha raccolto tutti i membri della squadra. Adesso che siamo più di dieci, spero che in questi anni si riuscirà a trovare altra gente e poi sarebbe davvero un sogno andare a giocare con le altre nazioni…”
“Spero che riesca a realizzare questo suo sogno – continua Francesca Mazzei – a completarlo, a creare davvero questa squadra, che questa squadra diventi una nazionale per poter competere con gli altri che già esistono, più in alto di così. Credo che Frency sia già molto contento ed io pure perché i sogni dei nostri figli sono i nostri sogni.”
“Io non vorrei avere la fascia da capitano – conclude Francesco Messori – perché ci sono delle persone che hanno più esperienza di me, quindi è giusto che vada a loro la fascia, però io potrei essere il capitano onorario della squadra, quello cioè che l’ha creata e ufficializzata.”
Il futuro di Francesco
“Io lo vedo un po’ proiettato all’estero, sono sincera, forse perché gli piacciono molto le lingue – dichiara Francesca Mazzei – credo che lui le voglia imparare bene per potersi muovere, e tornando sempre al suo progetto del calcio amputati, visto che questa realtà esiste anche all’estero, se saprà bene le lingue gli servirà sicuramente.”
“Nonostante delle situazioni che non sto a raccontare – spiega la nonna – noi avevamo un cuore grande dalla preoccupazione, ma con lui alla fine tutto si calmava, tutto tranquillo, veramente un ragazzino che ci ha insegnato a vivere! Ci ha insegnato a superare le cose con una serenità che direi che non è da tutti.”
“Francesco è un ragazzo normalissimo come tutti i ragazzi della sua età – racconta suo papà Stefano – con le sue paure, le sue voglie, i suoi momenti giù. Mi fa arrabbiare quando è uno zuccone, però sa essere buono di cuore, sa essere altruista e gentile, dolce quando vuole…”
“Gli occhi comunicativi – conclude la mamma di Francesco Messori – poi azzurri, belli, come la sua mamma…e il sorriso…molto espressivo…che dà serenità.”