Ciao e benvenuto a questo nuovo approfondimento di Ability Channel. In questo video parliamo della gestione del catetere vescicale nelle persone con una lesione midollare, come i paraplegici o i tetraplegici. Abbiamo raccolto per te la testimonianza di uno dei massimi esperti del settore, il Prof. Michele Gallucci, responsabile del settore di urologia dell’istituto italiano dei tumori Regina Elena di Roma. Ascoltiamo le sue parole.
Il catetere vescicale
“Il catetere vescicale è un tubicino di gomma – spiega il Prof. Michele Gallucci – adesso sofisticato dato che i materiali sono molto importanti nel delineare la sicurezza e la sterilità del catetere e soprattutto la fluidità, con il quale il catetere viene introdotto all’interno dell’apparato urinario. Quindi sono materiali in silicone, che contengono delle sostanze antibatteriche che danno oggi giorno sicurezza in ambito di questo settore che è molto frequente presso le persone disabili che soffrono di tetraplegia e paraplegia e che aiutano allo svuotamento dove questo non è più possibile per via naturale. Nel paziente para o tetraplegico il coinvolgimento dell’apparato urinario, nella patologia è molto frequente, quindi il paziente deve stare attento. Deve essere periodicamente sottoposto a visite per vedere quanti danni la patologia apporta all’apparato urinario proprio perché c’è un alterazione dello svuotamento. Quindi va fatto un’ecografia renale e un’ecografia vescicale per vedere se l’apparato è integro, così come degli esami del sangue per controllare la funzionalità renale. Quando il paziente non svuota spontaneamente dopo delle manovre che un fisioterapista gli insegna, si deve ricorrere al cateterismo o autocateterismo che generalmente viene fatto in maniera intermittente per evitare che la permanenza del catetere possa infettare le urine e produrre una calcosi vescicale”.
L’Autocateterismo
“L’autocaterismo è una manovra che si esegue in maniera semplice – prosegue il Prof. Michele Gallucci – anche perché il paziente tetraplegico o paraplegico possono autogovernarsi. Sono pazienti molto recittivi, intelligenti che facilmente imparano questo tipo di manovra che viene guidata nei primi passi ma successivamente avviene spontaneamente.
Il catetere lubrificato
“Esistono dei cateteri che sono autolubrificati che di fatto tutta la manipolazione e la lubrificazione avviene in modo sterile, non c’è bisogno neanche di mettere i guanti perché il catetere stesso è protetto da una guaina che lo protegge dal contatto – continua il Prof. Michele Gallucci – Prima di introdurre il catetere c’è bisogno di un attenta pulizia negli appartati maschili e femminili, introducendo il catetere bisongna fare attenzione a non ledere la mucosa e successivamente aspettare con un po’ di pazienza anche premendo sulla pancia per assicurarsi che la vescica sia completamente vuota. Sono cateteri monouso, quindi il rischio di infezioni è diminuito drasticamente”.
Il cateterismo intermittente
“Il cateterismo intermittente è fondamentale, poterlo usare proprio perché evita il catetere a permanenza, che è più “comodo” ma porta molti danni – conclude il Prof. Michele Gallucci – nel senso che un corpo estraneo che rimane in continuazione a contatto con le urine si incrosta e causa cistiti, infezioni e crea dei calcoli vescicali; bisogna cercare di evitare finchè possibile”.