Dal 7 al 9 giugno 2019 la redazione di Heyoka è andata al Grand Prix FISPES di Grosseto per seguire diverse gare sportive in vista delle qualificazioni per i Mondiali autunnali di Dubai (7-15 novembre 2019) e le Paralimpiadi di Tokyo (25 agosto – 6 settembre 2020). Durante la nostra permanenza, abbiamo potuto saggiare tutte le emozioni che una manifestazione sportiva di questo livello ha saputo regolare. Ma cosa abbiamo imparato da questo evento?
La Disabilità Positiva attorno il Grand Prix FISPES
Il Grand Prix FISPES 2019 ha consegnato a partecipanti, addetti ai lavori e spettatori un significato di Disabilità Positiva a tutto tondo. Entrare nelle dinamiche di questa manifestazione ha reso possibile l’emergere di una diversità che fosse la normalità in tutta i suoi effetti. Cioè, che la disabilità è un tratto distintivo della società, come possono esserle altre culture appartenenti alla stessa attualità. Insomma, non una diversità il cui mondo è diviso dalla quotidianità, ma che essa è parte integrante e fondamentale.
Di conseguenza, non siamo di fronte a un universo che vive a sé, che respira e vegeta indipendentemente da ciò che conosciamo nella routine consueta. Anzi, abbiamo a una manifestazione sportiva che è la routine stessa, che fa parte di un quadro alquanto ampio di un diritto allo sport che deve essere garantito a tutti. Non siamo, perciò, a contatto con atleti che ‘passano il tempo fuori casa’, ma veri e propri lavoratori dello sport che, con fatica, dedizione e sacrificio, puntano al primo posto della proprio competizione.
L’esempio del Grand Prix FISPES
Il Grand Prix FiSPES ha messo in campo tutto ciò che serviva per realizzare quell’integrazione e inclusione sociale che punta alla normalità della Disabilità Positiva. Non più, quindi, come un quadro storto e non curato, ma un dipinto di sensibilizzazione all’accettazione della diversità nella sua esistenza più pura.