Ci sono malattie che scompaiono in tempi brevi e malattie che durano nel tempo. Il Fuoco di Sant’Antonio (nome tecnico: herpes zoster) appartiene a quelle patologie che si radicano nel corpo. Una fiamma che non accenna a spegnersi, un fuoco difficile da domare.
Siamo di fronte a una malattia invalidante che colpisce il nervo sensitivo e la cute circostante. Non è una malattia contagiosa, l’unico rischio è che un ammalato di herpes zoster possa attaccare la varicella ad un bambino che ancora non ha contratto la malattia.
Fuoco di Sant’Antonio: le cause
Il Fuoco di Sant’Antonio è causato dalla riattivazione del virus della varicella zoster, un agente virale che abbiamo incontrato (quasi) tutti in età pediatrica. La guarigione dalla varicella infatti non è sinonimo di scomparsa del virus, che rimane sopito nel corpo. Si rifugia nel midollo spinale e solo il sistema immunitario ne previene la riattivazione.
Col passare degli anni, può accadere che il virus (complice il declino del sistema immunitario) riemerga in superficie. Non esiste quindi un vero e proprio contagio: una volta contratta la varicella in età pediatrica, il virus rimane sopito nel corpo ed è impossibile prevedere come e quando possa riattivarsi. L’unica ancora di salvezza è la tenuta del sistema immunitario.
Il rischio è l’herpes zoster che possa associarsi ad altre patologie e che possa causare la Nevralgia Post-Erpetica (PHN), un dolore neuropatico persistente che può durare anche per anni. Il Fuoco di Sant’Antonio può degenerare anche in patologie inerenti al nervo ottico, può portare alla perdita dell’udito e ad altre infezioni (cutanee, cerebrali e viscerali).
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I sintomi del fuoco di Sant Antonio: quanto dura e come si manifesta
Il nome di Sant’Antonio Abate (250-356) viene associato a tutte quelle malattie che, seppure divergenti tra di loro, provocano un bruciore intenso. Questo è il primo sintomo dell’herpes zoster: una sensazione devastante di bruciore, prurito e formicolio. A seguito di questa ondata di fuoco, iniziano a comparire piccole lesioni e vesciche piene di liquido trasparente.
I primi sfoghi compaiono sul torace e sui fianchi, ma non è escluso che possa comparire anche in altre zone del corpo. Gli sfoghi cutanei possono durare anche 10-15 giorni, mentre il dolore può durare anche diversi mesi. In parallelo alla reazione cutanea, possono comparire altri sintomi come febbre, mal di testa, brividi, dolori di stomaco, insonnia, inappetenza, arrossamento, orticaria e spossatezza.
Quando le bolle si asciugano, non è detto che il fuoco sia passato. Nei soggetti di età superiore a 50 anni con un sistema immunitario particolarmente in declino, può svilupparsi una sorta di nevralgia acuta e debilitante (che va a periodi).
Come riconoscere il fuoco di Sant Antonio senza eruzione cutanea
Esiste anche una rara patologia del fuoco di Sant’Antonio senza vescicole. In questo caso il virus è non visibile e viene denominato zoster sine herpete. I sintomi sono praticamente gli stessi del classico herpes, ma si manifesta senza eruzione cutanea. Il fuoco di Sant’Antonio è interno e non visibile: difficile da diagnosticare, spesso può essere confuso con altre patologie.
L’unica diagnosi possibile è quella di eseguire dei test a intervalli di 10 giorni. Se i risultati evidenziano un aumento degli anticorpi IgM-IgG, è probabile che la persona interessata sia stata colpita dal virus. Data l’assenza di vescicole, non è prevista alcuna terapia con applicazione della crema topica.
Come lavarsi e come si cura il fuoco di Sant Antonio con rimedi naturali
Quando il fuoco di Sant’Antonio prende il sopravvento sulla cute, l’unica preoccupazione diventa quella di capire come lavarsi. Uno dei rimedi naturali più efficaci è l’impacco di acqua fredda. Bisogna bagnare un asciugamano con acqua fredda, strizzarlo e lasciarlo per alcuni minuti sulle eruzioni fino a che non si è inumidito.
Un altro rimedio è mettere un pugno di farina d’avena o di amido di mais nell’acqua della vasca da bagno. Per ottenere un po’ di sollievo al prurito, bisogna restare immersi nell’acqua per circa 20 minuti ogni giorno prima di andare a dormire.
Anche l’acqua ossigenata può essere un ottimo rimedio: bisogna bagnare le bolle con un contagocce e utilizzare il cotone idrofilo per tamponarle. Per alleviare la sensazione di bruciore si può spalmare (più volte al giorno) il miele o in alternativa il succo di porro o il tea tree oil (da versare sul corpo su un batuffolo di cotone).
Sulle zone colpite dal fuoco di Sant’Antonio si può applicare anche una pasta con mezza carota bollita e una crema con semi di peperoncino piccante e gel d’aloe vera. Il peperoncino, in particolare, è un alimento che può portare un grande sollievo (grazie agli effetti lenitivi e analgesici della capsaicina).
Quali cure mediche usare per contrastare il fuoco di Sant Antonio
Se l’eruzione cutanea non passa con i rimedi naturali, è necessario ricorrere ai farmaci. Contro l’herpes zoster, è necessaria una terapia farmacologica antivirale sistemica. La cura deve necessariamente iniziare non oltre le 72 ore dalla manifestazione dei primi sintomi e va portata avanti per un massimo di 10 giorni. Questi tre farmaci che possono essere utilizzati.
- Aciclovir – L’assunzione che si raccomanda è quella di 800 milligrammi di principio attivo per 5 volte al giorno (per un periodo variabile dai 7 ai 10 giorni). Nei pazienti immunocompressi, si raccomanda la somministrazione per via endovenosa.
- Famciclovir – Il farmaco va somministrato per os al dosaggio di 500 milligrammi ogni otto ore. La cura dura almeno 7 giorni. Se la terapia viene iniziata entro le 48 ore dalla comparsa dei primi sintomi, aumentano le probabilità che il farmaco faccia effetto prima.
- Valaciclovir – Va assunta una compressa da un grammo per tre volte al giorno (una ogni 8 ore) per sette giorni. Preferibile l’assunzione entro le 48 ore dalla manifestazione dei sintomi.
In Europa il 95% della popolazione è a rischio
Il Fuoco di Sant’Antonio è una delle malattie più comuni. Più del 95 per cento della popolazione europea l’ha contratta in età pediatrica e di conseguenza è potenzialmente a rischio. Ogni anno in Europa vengono registrati circa 1,7 milioni di nuovi casi (fonte: Università Roma Tor Vergata).
Non è possibile prevedere con certezza chi si potrà ammalare di herpes zoster (essendo un virus contagioso che si manifesta a causa del declino del sistema immunitario). L’unico dato che abbiamo è che due casi su tre si manifestano dopo i 50 anni. In Italia si registrano circa 157 mila casi ogni anno. Quasi il 90% dei malati guarisce completamente, solo il 10% per cento dei soggetti sviluppa la nevralgia post-erpetica.
(fonte immagine: Envato Elements)