Francesco Cozzula è un precursore nel mondo degli sport automobilistici. Dal 2005 al 2016 è stata l’unica persona ipovedente al mondo a ottenere il ruolo di navigatore rally, nonostante il suo status possa sembrare un limite. Ma, come ci spiega lui al telefono, non è così: “Mi affido al mio senso di orientamento e allo scorrere della mia strada sotto le mie chiappe [ride, ndr]”.
Questa è solo una parte della storia. L’altra, invece, è caratterizzata da uno stop forzato dalla federazione d’appartenenza, a causa dell’introduzione di una norma che obbliga i navigatori rally ad avere una patente di guida. Ciò ha bloccato le attività sportive di Francesco Cozzula – vista anche l’impossibilità pratica di ottenere il certificato di guida. “Non bisogna precludere questo sport ai disabili visivi”, ci sottolinea lo stesso atleta. Proviamo a fare ordine sulla vicenda.
“Il rally ti fa percorrere delle strade che non sono quotidianamente note. Andiamo in qualsiasi parte del mondo a gareggiare grazie all’ausilio di un Rode Book, un quaderno su cui vengono riportate tutte le indicazioni del percorso di gara. Ci viene fornito dal comitato organizzatore, noi ipovedenti lo riportiamo in formato pdf su un tablet e lo ingrandiamo sullo schermo in base alle nostre esigenze visive. I ragazzi non vedenti totali che fanno gare di regolarità, e non di velocità, hanno questo strumento in formato Braille, tradotto da specialisti del settore.
Nel mio caso, quando facciamo le ricognizioni del percorso di gara, il pilota mi detta in maniera ancora più approfondita le indicazioni da leggergli durante la gara, io le ricopio su un quaderno e insieme a un mio amico la sera le sistemo al pc in maniera ingrandita. Per cui quando farò il rally non vi è differenza tra me e un navigatore normodotato: l’unica dissonanza è che il normodotato ha la consapevolezza del luogo in cui si trova.”
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Dal 2017 una norma ACI impone la patente di guida anche al navigatore rally, e ciò ti ha portato a essere escluso dalla pratica sportiva.
“Una norma che fa riferimento a indicazioni della FIA (Federation Internationale de l’Automobile), e che mi ha portato a non gareggiare più. Stiamo battagliando con vari enti per far cambiare idea alla federazione nazionale (ACI Sport, ndr) e internazionale. Secondo me, come hanno iniziato i ragazzi in carrozzina a fare questo sport, lo possiamo fare anche noi disabili visivi. Loro sono preoccupati per la nostra sicurezza e per la responsabilità giuridica in caso di incedente, però non cambia nulla tra un navigatore in carrozzina e uno non vedente.”
Tu hai provato a contattare l’ACI?
“Certo, ma io collaboro con loro. Oltre a essere un navigatore rally, sono organizzatore di gare automobilistiche e ufficiale di gara. Ho inviato anche un telegramma alla FIA, ma non mi hanno mai risposto.”
In redazione ci hai inviato una dichiarazione di UNAR che ha giudicato discriminatoria questa norma. Tu vorresti semplicemente cancellarla oppure interverresti in altri modi?
“Tra l’altro l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali è un’associazione che fa capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Secondo me l’unica cosa da fare è eliminare la possibilità di avere la patente di guida per i portatori di handicap visivi, di tener tutto così e farci fare il test di abilitazione, che è stato inventato apposta sulla mia persona per verificare se avessi delle attitudini particolari dal punto di vista della sicurezza.
Io capisco che le federazioni vogliono avere la sicurezza che all’interno della vettura ci siano persone consapevoli del rischio e di quello che dovrebbero fare in caso di emergenza. Ma non precluderei ai non vedenti la possibilità di fare questo sport bellissimo. Portare un pilota nei luoghi dove si fanno le gare è spettacolare, l’ho fatto per 11 anni e per 69 gare nazionali e internazionali: vi assicuro che è molto bello. Personalmente ho ottenuto buoni risultati e ho vinto trofei senza creare problemi a nessuno. Un’altra cosa interessante che le federazioni permettono ai disabili è di gareggiare in un’unica categoria, insieme ai normodotati, non come accade nelle altre realtà.”
Sono passati 4 anni: Francesco Cozzula, qual è la situazione attuale?
“Stiamo continuando a battagliare. Si chiede di poter parlare con il presidente della FIA per spiegargli questa situazione e cambiare la norma. Si discute tanto di integrazione, però poi all’atto pratico non viene mai applicata.”
A seguito delle dichiarazioni di Francesco Cozzula, il 17 febbraio 2021 abbiamo contattato il direttivo di ACI Sport per chiedere una loro dichiarazione in merito alla vicenda, ma al momento non abbiamo ricevuto risposta. Restiamo comunque disponibili per accogliere la replica della federazione nazionale.