“Mia figlia con disabilità può fare tutto ciò che vuole”

Redazione:

È il 13 aprile 2019, all’Olimpico va in scena il match di Serie A tra Roma e Udinese. Prima del fischio d’inizio, come di consueto, i giocatori sfilano sul manto verde dello stadio per la cerimonia d’apertura. E, assieme al numero 9 giallorosso Edin Dzeko, c’è una bambina con disabilità. Solo dopo la gara si scoprirà il suo nome, Ilary. E l’immagine, ripresa anche dai canali social della squadra capitolina, fa il giro del web, tanto che svariati messaggi di apprezzamento arrivano alla madre della protagonista, Federica D’Orta.

La mamma: “Mia figlia con disabilità la porto ovunque”

Ilary, la figlia con disabilità di Federica, è divenuta l’icona di quel mondo di società che urla “Esisto anche io, e posso fare questo e molto altro”. La stessa mamma, in quel momento, ha rappresentato il simbolo di chi veste i panni del genitore di un bambino con disabilità. “Mia figlia la porto ovunque”, ci racconta in una lunga chiacchierata al telefono. “Per esempio, siamo andati alle grotte sottoterra in Slovenia, con il trenino. Le faccio fare veramente tutto, come andare ai musei e a teatro. L’ho portata anche agli scavi di Ostia Antica”.

Ilary in campo con Dzeko: com’è andata

Una mamma, quindi, che non ha paura di tarpare le ali della propria figlia con disabilità. Anzi, la esorta a vivere la sua vita. Un argomento che affronteremo più avanti, perché prima vogliamo sapere tutto sulla ‘sfilata in campo’ con Dzeko. “Abbiamo fatto la richiesta che si fa per portare i bambini a bordo campo, la classica prassi che fanno tutti – ci rivela -. Ci hanno fatto la gentilezza di chiamarla assieme al fratellino. Infatti, sono entrati tutte e due insieme”.

Sua figlia con disabilità ha ottenuto riflettori molto importanti che, a nostro giudizio, hanno enfatizzato ancora di più l’esistenza della disabilità nella nostra società come normalità. “Ha fatto comunque una cosa che hanno fatto tutti i bambini – precisa Federica -. La Roma ha fatto entrare tranquillamente la bimba in campo senza problemi. È stata trattata benissimo, è stata una cosa bella. Hanno fatto vedere che è una cosa normalissima e Ilary si è divertita con tutti gli altri bimbi”. Possiamo ipotizzare, inoltre, che questo episodio sia una lampad(in)a per ampliare l’attenzione nei riguardi degli sport per disabili. “Certo. Addirittura, altre persone avevano paura che Ilary non potesse camminare sull’erba del campo. Purtroppo, stiamo a questi livelli”.

I messaggi degli utenti online

Nel momento esatto in cui la figlia con disabilità calcava il campo dell’Olimpico, le persone hanno navigato online alla ricerca dei genitori. “Ho ricevuto un sacco di messaggi bellissimi – ci racconta -. Mi hanno ringraziato perché avevo fatto vedere che sfilare così è una cosa che si può fare, è accessibile, possono farlo tutti. Quello che più mi ha colpito? Mi sembra un papà su Twitter. Mi ha ringraziato perché, come vi dicevo prima, ho fatto vedere che anche loro possono vivere esperienze bellissime”.

Il ruolo del genitore: “Ilary vive la sua vita”

E arriviamo al nocciolo della questione, il ruolo che un genitore assume nella crescita del proprio bambino. In questo caso, Federica insegna alla sua figlia con disabilità di non porsi limiti, evitando di cadere nel protezionismo forzato. “Ho uno stile di vita diverso dalle altre persone – ci svela -. Frequentando centri di fisioterapia e ospedali, conosco molti genitori e bambini disabili che optano le stesse mie scelte. Personalmente, lascio fare a Ilary qualsiasi cosa, deve vivere la vita come una bambina senza problemi”.

L’obiettivo? Non lasciarla chiusa in casa, come invece capita in altre famiglie. “Sono contro questa cosa, anche se giustamente c’è chi va nell’iperprotettività. Per esempio, ora (mattina del martedì 14 maggio, ndr) io sono ad Ardea e Ilary è in gita a Tor Vergata e tornerà alle 17:30″. Un approccio abbastanza aperto, tuttavia acquisito nel tempo: “È vero, le prime volte bisogna fidarsi delle persone a cui affidi tua figlia con disabilità. Però lei adesso sta con la sua infermiera e l’insegnante di sostegno, e fa le cose normalissime che fanno tutti. Sta fuori sia a pranzo che a merenda, e lei ha pure una P.E.G., una nutrizione artificiale. Però lei fa tutto come gli altri”.

Non è un caso, quindi, questa spinta di vita per Ilary da parte della madre. “Io su questa cosa sono molto rigida, le faccio fare tutto, cercando ovviamente cose accessibili. Anche questa sua esperienza (entrare in campo con la Roma, ndr) può essere la dimostrazione che si può fare tutto. Basta mettersi d’impegno”.

La notizia nella notizia

Comunque, nel caso non ve ne foste accorti, c’è una breaking news: una bambina con disabilità è in gita con la propria scuola. “Certe persone mi dicono ‘Ma come fai?’. E lei ha una disabilità grave, non cammina, non parla, non mangia per bocca, ha cose pesanti rispetto ad altri bambini le cui mamme non li mandano neanche a scuola. Oggi mia figlia, invece, è a chilometri e chilometri da me, vive la sua vita. Certo, con le sue problematiche, ma riesce a vivere una vita normale. Anzi, forse fa più cose lei che altri bambini che stanno sul telefono”. Quest’ultima frase le fa scoppiare una leggera risata. Ma non è una risata forzata, è sincera, emozionata, spensierata, pura. La stessa purezza alla base del suo significato di Disabilità Positiva: “Non vedo la disabilità come una condanna. Anche nella sua disabilità, Ilary ha la sua vita felice. Lei fa tutto, vive la sua vita, e ride sempre”.

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