Da lunedì 22 a domenica 28 luglio 2019, a Trani (Puglia) torna il Festival Il Giullare. La kermesse teatrale, infatti, è arrivata alla sua undecima edizione e, come sempre, porterà in auge la propria condivisibile idea di inclusione sociale: compagnie teatrali formate da attori normodotati e con disabilità assieme sullo stesso palco. Per capire meglio come funziona, abbiamo contattato il coordinatore del Festival Il Giullare, Marco Pentassuglia.
“Esatto. Infatti è rarissimo che accogliamo compagnie di sole persone con disabilità. Anche perché la valorizzazione su cui puntiamo è l’aspetto teatrale. Sul palco il paradigma è sempre stato vincente: nel recitare un ruolo, le diversità si annullano e contestualmente si esaltano, perché le parti sono differenti. Ciascuno fa emergere la propria differenza sul palco. In questo modo provochiamo la cultura di parità nella gente“.
“Una delle scommesse vinte, tra l’altro una delle scelte fatte fin dall’inizio, è stata realizzare il Festival Il Giullare nel periodo estivo, in cui la gente pensa solo a divertirsi. Un evento come il nostro poteva essere considerato elitario, ma non è andata così. Inoltre, abbiamo scelto un evento che parlasse di disabilità, anche se molti in estate non vogliono impegnarsi troppo a difendere certi temi. E poi, il luogo: andiamo in scena nella periferia della città, non ci passi davanti direttamente, devi venirci per forza. Così abbiamo coinvolto il territorio, un punto di forza grazie a tante realtà del terzo settore, del teatro e della cultura. Abbiamo creato una rete, siamo stati fin dall’inizio attraenti. Negli ultimi 3/4 anni, durante tutta la settimana, abbiamo avuto almeno 400 persone. Il nostro è un pubblico fidelizzato, attento e curioso, che non vede l’ora di bissare questo evento. Invece, ciò che ci risulta difficile è coinvolgere al punto giusto le istituzioni e rendere la kermesse attrattiva economicamente. Quest’anno è la prima volta in assoluto che abbiamo zero contributi, siamo in totale autofinanziamento”.
“Secondo me, lo riconoscono come un momento sociale. Quello che proviamo a raccontare è soprattutto la rilevanza culturale. Ne ha anche una turistica, con grande ritorno economico. Basti pensare che in città arrivano dalle 150 alle 180 persone e mediamente, per due o tre notti, restano a Trani: è un valore aggiunto per il territorio. Pensa, una battaglia vinta solo lo scorso anno è l’aver coinvolto dall’amministrazione comunale l’assessorato alla Cultura, anziché l’assessorato alle Politiche Sociali. Si tratta di un salto di qualità: il Festival Il Giullare non è un evento di assistenza sociale, ma di cultura. Per far capire questo, ci abbiamo impiegato 10 anni”.
“Sono di vario tipo: disabilità psichica, fisica, relazionale, Sindrome di Down, autismo, tetraplegia, ritardi mentali. Il panorama è variegato. Anche perché, in qualunque condizione, se si hanno delle doti si può fare teatro”.
“Ci aspettiamo, come sempre, entusiasmo, partecipazione e coinvolgimento. Nonostante quest’anno i contributi non ci siano, e il fatto che siano arrivate numerose domande da compagnie di fuori Trani a fronte del non poter garantire rimborso, è sicuramente la spinta e la motivazione che ci porta a proseguire su questa strada. C’è voglia di condividere quest’idea che, attraverso l’arte, ogni barriera si può abbattere. Ah, stiamo tentando di allargare il nostro orizzonte a livello internazionale. Quest’anno c’è l’adesione del World Music Parshow, un festival che si fa da alcuni anni a Mosca e raccoglie anche cantanti italiani con disabilità. L’anno scorso mandammo due nostre rappresentanti, mentre stavolta saranno presenti loro nella nostra serata conclusiva. Vogliamo che il Festival Il Giullare diventi un patrimonio dell’intera Puglia e di tutta l’Italia”.
Ultima modifica: 17/02/2020