Fabrizio Sottile è un nuotatore ipovedente, concreta speranza per il nuoto paralimpico azzurro sia alle paralimpiadi di Londra che, in prospettiva, a quelle di Rio de Janeiro. Guarda la sua intervista realizzata presso il Centro Federale di Ostia durante il raduno della nazionale.
“La leggenda – racconta Fabrizio Sottile – vuole che io abbia cominciato a nuotare a tre mesi, ma è solo perché mia madre mi ha messo nella vaschetta a tre mesi, sono undici anni che nuoto a livello agonistico.
“È stato un sacrificio per mia mamma, ma non solo – spiega Fabrizio Sottile – Lo è stato per tutti, per tutta la famiglia. Staccare gli orari di lavoro, per i miei genitori portarmi avanti e indietro dalla piscina che non è proprio dietro casa, ma ora non riesco più a definirlo sacrificio perché è qualcosa che piace.”
“Ci sono stati tantissimi hobby – prosegue – ma ho sempre fatto solo nuoto a livello agonistico: la mia specialità sono i 400 mt stile libero, ma anche i 100 e 50 mt stile libero. I 400 mt è la gara che stiamo preparando da Berlino lo scorso anno, è la gara in cui sono quarto nel ranking mondiale. Abbiamo cambiato la tipologia di allenamento, prima facevo un lavoro più da velocista perché preparavo i 50 e i 100, mentre ora con il mezzofondo le distanze in allenamento si sono allungate, si fa molto di più aerobico, si riduce la velocità, si aumenta la tolleranza. Quando c’è scuola mi alleno sei volte a settimana più due sedute di palestra e una di corpo libero, mentre quando non c’è scuola (dall’anno prossimo non ci sarà più) sono dieci allenamenti in acqua a settimana oltre alle sedute di palestra e corpo libero”.
“Gareggio nella categoria S12 – ipovedenti. Bisogna abituarsi ad entrare in acqua – continua Sottile – inizialmente ho avuto dei problemi, soprattutto quanto ho staccato per le vacanze, quando non ho nuotato per un mesetto. La malattia piano piano è peggiorata e non ho avuto modo di abituarmi. Comunque come ho sempre detto mi trovo meglio in acqua che fuori dall’acqua, in acqua ci sono molte meno distrazioni, c’è solo l’azzurro scuro e l’azzuro chiaro della vasca, bisogna prendere le distanze dal muretto, dopo la T bisogna sapere quante bracciate mancano, bisogna imparare a non scontrarsi con le corsie, a dorso a prendere i punti di riferimento giusti. Quello che mi può disturbare nella mia nuotata è non mantenere la concentrazione, devo evitare di non andare storto perché allungherei tantissimo i metri da fare e poi darebbe fastidio ai compagni.”
“Il mio allenatore Gianni Leoni è a Varese ad allenare la mia squadra della FIN, perché io sono iscritto a tutti e due i circuiti FIN e FINP. Lui è in vacanza per ora, però è contento, ho fatto tutta la preparazione con lui, la sto seguendo ancora adesso e a Londra verrà a vedere le gare. Le Paralimpiadi di Rio 2016: a quelle puntiamo di più perché è lì che avrò la massima crescita fisica.”
“Basta seguire la mia storia: non sapevo assolutamente niente di questo e guardate ora dove sono. Per una disabilità che poteva sembrare la fine, far dire basta, io non posso fare più niente. E invece ora io posso fare tutto quello che prima era un sogno, so che sono tanti, che il potenziale c’è, sono anche giovani…Bisogna tentare – conclude Fabrizio Sottile – tentare non nuoce e poi se piace, ancora meglio!
Ultima modifica: 28/05/2020