Quando si parla di eutanasia in Svizzera, si affronta un argomento molto complicato che ancora oggi è motivo di discussione. A differenza della Svizzera infatti, l’eutanasia in Italia è regolamentata in modo differente ed è un tema etico che ancora ad oggi divide.
Fare stime precise di chi si reca in Svizzera per andarsene in maniera indolore è difficile, perché non tutti amano farlo tra le luci della ribalta. Solo alcuni scelgono di rendere pubblica la propria storia (come Dj Fabo, Davide Trentini e Loris Bertocco), altri invece scelgono di affrontare il proprio percorso in modo anonimo.
Eutanasia in Svizzera: come funziona e quanto costa
Per effettuare l’ultimo viaggio in Svizzera, è necessario disporre di una somma che si aggira attorno ai 10mila euro. Questa somma comprende pernottamento, colazione e pulizie comprese. I soldi si versano direttamente sul conto della clinica scelta. Le famiglie dei malati non sono abbandonate a loro stesse ma possono contare su associazioni no-profit che gestiscono le cliniche e che si occupano della prenotazione dell’hotel, dei taxi e dell’acquisto dei medicinali.
In Svizzera ci sono 5 strutture che aiutano i malati a compiere l’ultimo viaggio e sono localizzate a Basilea, Berna, Ginevra e Zurigo. Il suicidio assistito è legale anche in altri paesi d’Europa, ma solo le cliniche della Confederazione elvetica offrono il servizio anche ai cittadini stranieri. In Svizzera è legale il suicidio assistito, che consiste in una pratica in cui deve essere l’ammalato a compiere l’ultimo gesto per assumere i farmaci che lo uccideranno, anche a costo di premere un pulsante con la bocca. Questo si differenzia dall’eutanasia attiva, che invece consente ai medici di compiere l’ultimo gesto al posto del paziente.
Come funziona il suicidio assistito in Svizzera
Dopo aver pagato, bisogna scrivere un testamento biologico e inviarlo alla struttura. Il malato che vuole effettuare il suicidio assistito, nel pieno delle sue facoltà mentali, deve nominare un fiduciario davanti a tre testimoni e comunicare le proprie volontà sulla fine della sua esistenza.
Questo documento poi viene valutato da una commissione medica, che si riunisce e valuta la dichiarazione del paziente. La condizione principale per ottenere l’ok al suicidio assistito è l’irreversibilità della malattia, che deve essere conclamata e incontrovertibile. I cittadini svizzeri, a differenza di quelli italiani, devono sottoporsi anche al colloquio con uno psicologo.
Superate tutte le incombenze burocratiche, il paziente ha diritto di scegliere l’ultimo giorno. Tutti i medici, dal punto di vista legale, possono cercare di far tornare il paziente sui propri passi fino all’ultimo giorno. Il malato stesso può decidere di tornare indietro sulla scelta in qualsiasi momento o anche di stabilire una nuova data.
Come avviene la “dolce morte”
Il primo passo è l’ingerimento di due pastiglie di antiemetico e di un medicinale per ridurre la nausea. Il farmaco che favorirà l’arresto cardiaco è il Pentobarbital, la sostanza utilizzata sovente nell’induzione dell’anestesia generale. Per essere certi del decesso, i medici preparano una dose quattro volte più alta di quella letale.
Dal punto di vista procedurale è il paziente a berla portandosela da solo alla bocca o, se impossibilitato, attraverso un pulsante che ne attiva il rilascio. Nel giro di due o tre minuti dall’assunzione, il paziente si addormenta in modo profondo. Dopo mezz’ora in cui il malato è totalmente incosciente, il farmaco fa il suo effetto e il cuore si ferma.
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Storia dell’eutanasia in Svizzera
Benché l’eutanasia non sia ancora disciplinata espressamente da una legge federale, la Svizzera è uno degli Stati in cui un numero non indifferente di cittadini dell’Unione Europea si recano per morire. La storia di questa scelta legislativa è molto affascinante e inizia con una sentenza del 3 novembre 2006: “Ogni persona capace di intendere e di volere, ha il diritto di decidere in ordine ai modi e ai tempi della propria morte; trattasi di un diritto di tutti gli uomini riconosciuto dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo”.
Nel luglio 2008, dopo che era avvenuto un cambiamento al vertice del ministero della salute e del governo, il nuovo capo del dipartimento Widmer-Schlumpf ravvisò l’esigenza di un chiarimento in materia di suicidio assistito, visto che ogni anno si verificano annualmente circa 1.300 suicidi e circa 50.000 tentativi di suicidio. La Svizzera, pur non essendo membro dell’Unione Europea, ha accolto anche alcuni precetti contenute nella Carta di Nizza (Carta dei diritti fondamentali dell’UE – 2000 (C 364/01).
Casi di eutanasia in Svizzera famosi
28 novembre 2011
Lucio Magri, giornalista e politico, tra i fondatori del ‘Manifesto’. Depresso per la scomparsa della moglie dopo un tumore, a 79 anni sceglie di andare in una clinica di Bellinzona per morire con il suicidio assistito.
27 febbraio 2017
Rimasto tetraplegico in seguito a un incidente stradale, Fabiano Antoniani, noto a tutti come Dj Fabo, sceglie di morire con il suicidio assistito in una clinica svizzera il 27 febbraio del 2017. Con lui c’era Marco Cappato, esponente dell’associazione Luca Coscioni, che il giorno successivo si autodenuncia.
La procura di Milano denunciò Cappato con l’accusa di aiuto al suicidio e per lui iniziò il processo, arrivato fino alla Consulta e conclusosi il 23 dicembre 2019 con l’assoluzione totale. La Corte costituzionale, chiedendo un intervento del Parlamento per colmare un vuoto legislativo, aveva inizialmente rinviato a settembre 2019 il verdetto sull’aiuto al suicidio. In seguito fu costretta ad assolverlo perché non esistevano elementi per incriminarlo.
13 aprile 2017
Muore in Svizzera Davide Trentini, malato terminale di SLA. Mina Welby, la moglie di Piergiorgio Welby, ha accompagnato Davide Trentini in Svizzera, aiutandolo in tutte le procedure burocratiche. Marco Cappato invece aveva raccolto, attraverso l’associazione Soccorso Civile Sos Eutanasia di cui fanno parte entrambi insieme a Gustavo Fraticelli, i fondi mancanti per pagare la clinica Svizzera.
12 ottobre 2017
Loris Bertocco aveva 59 anni ed era originario di Dolo (Venezia). Vittima a 19 di un incidente stradale a causa del quale si era fratturato due vertebre, aveva perso anche la vista e aveva bisogno di collaboratori che non poteva più permettersi. Si è tolto la vita in Svizzera e non ha potuto farlo in Italia perché la legge che glielo avrebbe consentito non era stata approvata.
Il suicidio assistito in Svizzera: i numeri
Come detto precedentemente, è abbastanza complicato delineare statistiche e dati su quante persone si rivolgono ai servizi di eutanasia e suicidio assistito in Svizzera. Possiamo però farci aiutare da alcuni dati diffusi da chi esegue la “dolce morte”.
Dignitas è una delle più importanti realtà europee che si occupa di accompagnare le persone verso la “dolce morte”. Il suo scopo è di consigliare a chi vuole accedere all’eutanasia il modo migliore per arrivarci. Dignitas nasce in Svizzera nel 1998 nei dintorni di Zurigo e in poco più di 20 anni ha assistito 3.248 persone provenienti da 58 Paesi in tutto il mondo.