Avere una menomazione fisica a quel tempo era ancora più difficile di oggi; significava essere messi da parte ed ostacolati nel proprio percorso di realizzazione individuale, con pesanti ricadute anche dal punto di vista professionale.
Dopo l’incidente Toti inizia ad avvicinarsi alla bicicletta: nel 1911, dopo aver rimosso il pedale sinistro e pedalando con un gamba sola, decide di intraprendere il suo primo viaggio da ciclista paralimpico. Raggiunge prima Parigi, attraversa Belgio, Paesi Bassi, Danimarca, fino a giungere in Finlandia e Lapponia. Da qui arriva in Russia ed in Polonia per fare ritorno in Italia nel 1912, un anno dopo. Perseverante ed instancabile, nel gennaio 1913 Toti parte di nuovo in sella alla sua dueruote diretto verso il sud, in Africa. Al confine con il Sudan viene fermato dalle autorità inglesi che, giudicando troppo pericoloso il suo viaggio, gli impongono di rinunciarvi costringendolo a fare ritorno a Roma.
Così racconta i suoi viaggi Enrico Toti nella sua autobiografia:
“Attraversai tutta la Francia, il Belgio, l’Olanda, la Germania, la Danimarca, la Svezia e la Norvegia. Arrivai al Circolo Polare Artico, e convissi, a causa del ghiaccio, qualche tempo con gli esquimesi in Lapponia. Di là in Finlandia, poi in Russia e da Pietrogrado, attraverso le innumerevoli steppe, giunsi a Mosca. Attraversai la regione dei Turcomanni, la Polonia, l’Austria fino a che giunsi a Roma, in famiglia. Dopo qualche mese di riposo andai in Alessandria e percorsi lungo il Nilo, tutto l’Egitto, la Nubia arrivando fin sotto l’Equatore nel Sudan, poco lungi dal Congo. Percorsi nel mio giro di esplorazione circa ventimila chilometri”.
AbilityChannel ha realizzato, per la sezione “history”, un docu-video in cui Giovanna Chicco racconta l’incredibile storia della vita di Enrico Toti
La guerra è, per lui, l’occasione per dimostrare di essere un uomo coraggioso ed un patriota, per fondere le sue qualità atletiche e la sua forza d’animo con una causa giusta, nobile e importante.
Durante la battaglia dell’Isonzo avvenuta nel 1916 e che si conclude con la presa di Gorizia, Toti viene ferito più volte da colpi nemici contro i quali, poco prima di morire, scaglia la sua gruccia esclamando la celebre frase “Nun moro io!”. Così, nei pressi di Quota 85, sopra Monfalcone, cade Enrico Toti, il primo disabile in trincea.
Ultima modifica: 08/03/2020