Nel 2025 ci saranno nuove Elezioni Regionali, ma dove e quando? Scopriamo chi andrà al voto e se sono state confermate alcune date
Nel 2025 ci saranno nuove Elezioni Regionali che ci aiuteranno a scoprire l’andamento politico italiano a livello più locale, anche se potrebbero influenzare le manovre della maggioranza al Governo o dell’opposizione. Insomma, mano al taccuino, perché ci sono alcune importanti Regioni che sono chiamate al voto.
Prima di scoprire quali saranno le Elezioni Regionali 2025, facciamo un breve ripasso di quanto abbiamo visto quest’anno. Le Regioni andate al voto sono state Sardegna, Abruzzo, Basilicata, Piemonte (in concomitanza con le Elezioni Europee), Liguria, Umbria ed Emilia Romagna.
I risultati elettorali hanno dimostrato un sostanziale equilibrio tra le parti, sebbene il Centrosinistra è riuscito a prendere un poco di terreno sul Centrodestra. Ad esempio l’Umbria è passata da Donatella Tesei del Centrodestra a Stefania Proietti del Centrosinistra, così come la Sardegna è passata da Christian Solinas (Centrodestra) ad Alessandra Todde (Centrosinistra). Per il resto, qualche nomina confermata o nuovi nomi ma dallo stesso fronte.
In Emilia Romagna viene confermata la bussola a sinistra, con Irene Priolo sostituita da Michele De Pascale. Le altre Regioni invece restano a trazione Centrodestra: in Abruzzo è stato confermato Marco Marsilio, in Basilicata Vito Bardo, in Piemonte Alberto Cirio e infine in Liguria è cambiato solo il nome, da Giovanni Toti a Marco Bucci.
Anche il 2025 sarà caratterizzato da un numero importanti di Elezioni Regionali: le Regioni coinvolte saranno 6, salvo colpi di scena (come accaduto quest’anno in Liguria e in Emilia Romagna). Il prossimo anno toccherà a Campania, Veneto, Toscana, Puglia, Marche e Valle d’Aosta. Appuntamenti di forte caratura nazionale, soprattutto in Campania e Veneto, che ci faranno vedere ancora più da vicino lo stato di salute dei vari partiti politici coinvolti.
Invece sulle date ancora non c’è nulla di ufficiale. In generale, i mandati hanno scadenza naturale nel settembre 2025, quindi potrebbe esserci un election day di gruppo, ma potrebbe anche darsi che le elezioni vengano rinviate alla primavera 2026.
Gli scenari che descriveremo ora sono ovviamente influenzati dai recenti risultati elettorali in Umbria ed Emilia Romagna e dal fatto che c’è una Legge di Bilancio da approvare. Per cui, ogni possibile ipotesi su quanto accadrà nel 2025, con relativo contesto attorno a esso, sicuramente cambierà da qui al momento delle Elezioni Regionali.
Sta di fatto che, comunque, il Veneto diventa una Regione cruciale per il Centrodestra, che dovrà ora ristabilire gli equilibri interni. In base all’analisi de Il Messaggero, la scommessa umbra di Tesei ha dato una lezione alla Lega, che ora potrebbe perdere la possibilità di avanzare un nome in Veneto per il dopo Zaia. Adnkronos afferma che Fratelli d’Italia starebbe pensando alla candidatura del senatore Luca De Carlo, attualmente presidente della Commissione Agricoltura, ma si parla anche di Elena Donazzan (Fratelli d’Italia). In generale comunque, anche in virtù dei risultati ottenuti da FdI e dalla Lega, sembra sarà il partito di Meloni a giocare le carte.
Anche in Campania lo scenario si annuncia rovente. La candidatura per un potenziale terzo mandato di Vincenzo De Luca ha lasciato alcune crepe nel Partito Democratico, ma anche negli alleati. Come riporta Fanpage, recentemente è stata approvata una legge regionale che dà il via libera all’uscente governatore della Campania di potersi ricandidare una terza volta, e tra i favorevoli c’è anche il Partito Democratico, nonostante la segretaria nazionale Elly Schlein abbia invitato a non votare il provvedimento. Contrario alla normativa invece il Movimento 5 Stelle.
Dunque una situazione che potrebbe aprire le porte a una possibile vittoria del Centrodestra, e Meloni ci sta pensando, tanto che circolerebbe già qualche nome: il Messaggero scrive alcuni possibili candidati, come il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli o l’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.
Salta comunque all’occhio la bassa affluenza alle Elezioni Regionali, che prima o poi dovrà diventare un tema centrale della campagna elettorale, altrimenti il rischio è di assistere a un’erosione lenta e dolorosa dell’elettorato. Le elezioni più recenti hanno confermato il trend dell’astensionismo: in Umbria la partecipazione al voto è stata del 52,30%, meno delle precedenti elezioni (64,69%); crollo più sostanzioso invece per l’Emilia Romagna, che passa dal 67.67% al recente 46,42%.
Poi, la Sardegna ha registrato un piccolo calo, da 53,09% a 52,3%, mentre il Liguria nel 2024 abbiamo avuto una percentuale del 45,97%, anche in qui in calo rispetto alla precedente elezione (53,42%). Così come le altre regioni: in Abruzzo si è passati dal 53,1% del 2019 all’attuale 52,19%; in Basilicata quest’anno è stato registrato il 49,80% di affluenza, contro il 53,52% del 2019; in Piemonte nel 2024 è stato registrato il 55,3% di affluenza, mentre nel 2019 è stata del 63,34%.
Insomma, continua a crescere il partito del non voto, ma al momento questo tema non sembra così preminente nell’agenda politica dei partiti che concorrono alle varie tornate elettorali. Chissà che alle Elezioni Regionali 2025 non diventi un importante argomento da affrontare.
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Ultima modifica: 21/11/2024