L’edema maculare diabetico (DME), identificato anche con il nome di maculopatia diabetica, è la più grave complicanza della retinopatia diabetica, una patologia cronica che si verifica piuttosto frequentemente nelle persone affette da diabete mellito. Il DME è caratterizzato da un accumulo di liquido nella macula che, se non adeguatamente trattato, può determinare una riduzione della vista e nei casi più gravi la perdita della stessa. La prevalenza di questa patologia è strettamente correlata al tipo di diabete; in Italia si stima che le persone affette da questa patologia siano circa 60.000.
L’edema maculare diabetico, che può presentarsi in entrambe le forme di diabete (tipo I e tipo II), è una patologia dal forte impatto sociale poiché rappresenta la causa principale di cecità nelle persone in età lavorativa. Inoltre, come confermato da alcuni studi condotti dall’OMS, il numero di pazienti diabetici è destinato ad aumentare, e con essi il rischio di poter sviluppare una complicanza grave come il DME.
La condizione è caratterizzata da un accumulo di liquidi (edema) nella macula, la zona centrale della retina più sensibile alla luce che ci consente di avere una visione distinta e dettagliata e quindi di svolgere azioni fondamentali come leggere, guidare, lavorare, ecc. I liquidi accumulandosi non solo allontanano i vari strati che costituiscono la macula, ma fuoriuscendo dai vasi retinici, provocano il rigonfiamento di questa delicata zona dell’occhio.
Esistono due tipi di edema maculare diabetico:
La condizione clinica tipica del DME è la conseguenza di un’alterazione della permeabilità capillare a livello retinico che è dovuta ad un’elevata concentrazione di glucosio nel sangue (iperglicemia), tipica dei pazienti diabetici. Uno stato iperglicemico prolungato nel tempo compromette il fisiologico funzionamento dei vasi sanguigni determinando carenze di ossigeno (ischemie) ed una conseguente iperproduzione di particolari molecole definite fattori di crescita.
In particolare, il fattore di crescita dell’endotelio vascolare (VEGF), agendo sulle cellule della parete interna dei vasi (cellule endoteliali), stimola la neo-angiogenesi ed aumenta la permeabilità vascolare. Ma mentre in condizioni fisiologiche tale processo è necessario per il nostro organismo, in caso di DME la produzione di questo fattore di crescita, non essendo controllata, si rivela dannosa: a causa dell’eccessiva permeabilità capillare a livello retinico infatti, sangue e fluidi tendono a fuoriuscire all’esterno dei vasi sanguigni accumulandosi nella zona maculare danneggiandola e determinando problemi visivi anche importanti.
I fattori di rischio che possono contribuire allo sviluppo della malattia sono:
Inoltre, quanto più a lungo si soffre di diabete, tanto maggiore è la probabilità di ammalarsi.
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L’edema maculare diabetica si manifesta con sintomi, quali:
♦ annebbiamento visivo
♦ distorsione delle immagini
♦ fotofobia
♦ scotomi (zone cieche nel campo visivo).
Gli esami più indicati per diagnosticare l’edema maculare diabetico sono l’angiografia a fluorescenza e la tomografia a coerenza ottica (OCT).
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Per un lungo periodo il trattamento dell’edema maculare diabetico è stato rappresentato dalla fotocoagulazione laser retinica (PRP), una procedura in grado di bloccare la progressione della malattia ma non di intervenire sul recupero della funzione visiva. Ad oggi però esistono diversi approcci terapeutici che, attraverso la somministrazione intravitreale di farmaci anti-VEGF, sono in grado di controllare l’edema garantendo un’efficacia prolungata.
Molte delle terapie farmacologiche attualmente disponibili per il trattamento del DME vanno ad agire sul processo di alterazione della permeabilità vascolare cercando di attenuarlo. Largo impiego si fa anche dei cortisonici, antinfiammatori derivati chimici del cortisone che controllano la produzione anomala di VEGF diminuendola o arrestandola. Infine, esiste una classe farmacologica che va ad agire direttamente contro il fattore di crescita dell’endotelio vascolare legandosi ad esso e poi disattivandolo (farmaci anti-VEGF).
Attraverso l’iniezione intravitreale, i farmaci anti-VEGF e i cortisonici vengono somministrati nella cavità vitreale proprio in prossimità della macula, offrendo la possibilità di somministrare dosi di farmaco minime con il massimo dell’efficacia terapeutica riducendo al minimo gli effetti collaterali. Questa tecnica inoltre consente la somministrazione di cortisonici anche a pazienti diabetici per i quali la somministrazione sistemica non è compatibile. Si tratta di una procedura chirurgica rapida ed indolore che avviene in sala operatoria ed è preceduta da un’anestesia locale.
Nel caso particolare dei cortisonici impiegati nel trattamento del DME, essi presentano un’azione più intensa rispetto al cortisone e per questo motivo vengono somministrati in cavità vitreale sotto forma di impianti intravitreali cortisonici a lento rilascio. Queste piccole strutture biodegradabili si dissolvono in maniera graduale nel tempo garantendo una somministrazione controllata per mesi o anche anni. In genere questo tipo di trattamento è indicato per i pazienti resistenti ai comuni farmaci anti-VEGF.
♣ controllo regolare di glicemia, ipertensione e iperlipidemia
♣ periodico monitoraggio del fondo oculare
♣ controllo dell’alimentazione.
Attraverso un comportamento attento e delle sane abitudini alimentari è possibile avere un buon controllo dell’edema maculare diabetico migliorando in maniera significativa la propria qualità di vita.
In collaborazione con Ilmo – Istituto Laser Microchirurgia Oculare
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Ultima modifica: 02/09/2020