Cosa sono i DPI? Quali sono? Come si applicano nel campo della fisioterapia? La nostra esperta risponde su come usare tali dispositivi
In questi mesi anche coloro che non sapevano cosa volesse dire l’acronimo DPI ha conosciuto il suo significato. Ogni cittadino, ogni lavoratore persino ogni bambino ha imparato a farne uso, per salvarsi da questo virus chiamato COVID-19.
L’acronicmo DPI indica i Dispositivi Protezione Individuale.
L’articolo 74 del DLgs 81/08 sulla sicurezza del lavoro dichiara che qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciare la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo può definirsi un DPI.
I DPI in ambito lavorativo devono rispettare le norme previste secondo il DLgs 475/92 e quindi avere i seguenti requisiti:
Abbiamo differenti tipologie di DPI per la protezione:
Il datore di lavoro ha l’obbligo di fornire al dipendente i dispositivi di sicurezza necessari ad eseguire il proprio mestiere al fine di evitare danni allo stesso. Ma cosa succede se il datore di lavoro di te stesso sei tu? E soprattutto cosa succede se oggi in piena pandemia mondiale sei un sanitario privato?
Vi parlo della mia esperienza durante la pandemia da Coronavirus. Ma forse vi parlo dell’esperienza di molti cittadini italiani, liberi professionisti che in questa ripresa, molto lenta del lavoro si trovano o si troveranno ad andare alla ricerca dei DPI con frenesia, per garantire a coloro con cui lavorano e a se stessi la salute di cui hanno diritto.
Io sono una fisioterapista, una sanitaria che al momento può svolgere il proprio lavoro identificando la non differibilità di valutazione/trattamento in presenza o erogando servizi per via telematica con teleconsulenze fisioterapiche o con video tutorial per esercizi da far eseguire ai pazienti stessi o ai caregiver.
Al momento della chiamata dei nostri pazienti siamo tenuti, secondo un documento giunto dall’AIFI e dalla commissione dell’albo dei fisioterapisti, a sottoporli a dei triage dapprima telefonici, che accertino lo stato di salute dei pazienti e successivamente, se si ritiene opportuno trattarli in studio o per via domiciliare, il triage viene sottoposto al suo arrivo. Chiediamo ai pazienti di presentarsi in studio o di esserne provvisti nelle terapie domiciliari di mascherina e guanti al fine di ridurre anche i costi per il rifornimento di DPI.
Nel nostro settore, come da indicazioni dell’Istituto Superiore della Sanità, sia il paziente che il fisioterapista devono portare la mascherina, vista l’impossibilità nel nostro settore di mantenere una distanza superiore ad 1,5 metri, riservare l’uso di mascherina FFP2, l’uso di occhiali/visiere e camice monouso idrorepellente se il paziente non è provvisto di mascherina, o ad esempio prediligere l’uso della visiera se si effettuano terapie molto ravvicinate come i trattamenti sull’ATM.
Inoltre bisogna attuare le norme OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) sulla detersione delle mani prima e dopo il trattamento e anche degli oggetti tra un paziente e il successivo, nonché le norme di sanificazione ambientale, con una periodicità relativa in base all’ambiente e la mole di lavoro.
Risulta di fondamentale importanza che tutti gli operatori sanitari coinvolti in ambito assistenziale siano appropriatamente formati e aggiornati in merito alle modalità e ai rischi di esposizione professionale, alle misure di prevenzione e protezioni disponibili nonché alle caratteristiche del quadro clinico COVID 19.
L’ ART 5, comma 5 del DLgs 18/2020, il Cura Italia, dice che “i dispositivi di protezione individuale sono forniti in via prioritaria ai medici e agli operatori sanitari e socio sanitari”, ma intanto sono più di 4.824 (aggiornati al 22 aprile 2020) gli operatori sanitari con infezione da COVID 19 e chissà, allo stato attuale, quanti deceduti.
Ad oggi sembra una caccia alle streghe trovare tutti i DPI che servono alla ripresa del lavoro, combattere con l’aumento spropositato dei costi degli stessi e avere la fortuna di trovarne a sufficienza per garantire la giusta precauzione. Fortunatamente, ora, sappiamo che ad esempio le mascherine chirurgiche avranno un prezzo fisso da non superare (50 centesimi) e non avranno applicazione IVA.
Molte volte, però, abbiamo sentito notizie riguardanti la scarsa disponibilità dei presidi individuali di sicurezza e di tanti sanitari, soprattutto delle strutture ospedaliere o che prestano servizio sulle ambulanze o nelle strutture sanitarie per anziani essere vittime di contagio COVID 19. Il diritto alla salute e alla prevenzione dal virus inizia a diventare un miraggio.
Sul fronte sanitario privato ci sono confronti tra colleghi disperati nel trovare i presidi che siano certificati e quindi idonei e che non costino eccessivamente. Fondamentalmente la dura realtà di molti privati è di ricominciare a lavorare senza sostentamenti statali di grande rilevanza e di pagare i DPI con le poche risorse che hanno a disposizione.
In tal senso, un’ottima notizia arriva dagli Ordini TSRM e PSTRP provinciali, che riceveranno mascherine FFP2 senza valvola che la Protezione Civile, su indicazione del Ministero della Salute.
La riflessione di questi giorni, che mi pongo è quanto sia giusto tutto questo? Quanto lo stato ci sta tutelando su questo e altri fronti, che non affronteremo in questo articolo? Ovviamente la polemica non è di certo sull’uso dei DPI, sia chiaro. Ma sulle spese eccessive di questi, sulla poca disponibilità e sul fatto che un sanitario dopo anni di lavoro nella dedica della cura dei pazienti debba trovarsi ad elemosinare nei negozi addetti o su internet i mezzi di lavoro necessari per poter lavorare.
Tante sono state le denunce e le indagini fatte dalle autorità di competenza avvisate da coloro che, come me, si ritrovavano a fare preventivi e acquisti rischiando di essere truffati da persone che chiedevano soldi anticipati prima della consegna dei prodotti. Prodotti mai arrivati ai colleghi e tanto meno risarciti.
Per questo, nel momento in cui si crede o si pensa di essere stati truffati o semplicemente si trovano incongruenze nei prezzi dei DPI, si consiglia di rivolgersi alle autorità competenti.
È nostro diritto lavorare in sicurezza senza trasformare questo diritto in una speculazione volta ad arricchire economicamente i pochi settori lavorativi aperti che dovrebbero, oltre che sentirsi fortunati di lavorare, pensare a coloro che allo status attuale sono in gravi deficit economici e sono costretti ad acquistare questi ausili, sperando nella riapertura del loro settore. È questo il caso in cui dovremmo parlare non solo di correttezza ed etica lavorativa, ma anche di solidarietà ed umanità.
Ultima modifica: 26/10/2020