La disprassia, (termine greco che significa letteralmente “incapacità di fare”), è un disturbo della coordinazione e dell’organizzazione del movimento che si manifesta in età infantile e che può comportare problemi anche nel linguaggio. Nonostante ad oggi le cause non siano ancora state definite in modo chiaro, riconoscere questa patologia in tempo è fondamentale per poter mettere in atto quanto prima un’adeguata terapia.
Le cause della disprassia
La disprassia è in genere inclusa nei disturbi della coordinazione motoria, caratterizzati dall’incapacità di compiere movimenti volontari e coordinati in modo sequenziale tra loro, in funzione di uno scopo. In altre parole, le prestazioni di coordinazione motoria del soggetto affetto da disprassia sono significativamente al di sotto del livello atteso rispetto all’età e allo sviluppo intellettivo.
Ad oggi le cause non sono ancora definite, ma le ricerche condotte fin ora suggeriscono un’immaturità dello sviluppo neuronale nel sistema nervoso centrale.
Le ipotesi avanzate sulle origini della disprassia vedono una suddivisione della cause in:
- congenite: la malattia è conseguente ad una mutazione a carico del gene FOXP2, coinvolto nello sviluppo verbale. Tale gene, la cui mutazione comporterebbe lo sviluppo della disprassia verbale, sembra essere mutato anche in soggetti colpiti da autismo che sviluppano questa forma di disprassia. Ad oggi non esistono ancora evidenze scientifiche in grado di confermare la correlazione.
- acquisite: in seguito ad un danno cerebrale causato da un trauma;
- legate alla gravidanza: durante la gestazione possono verificarsi delle anossie a livello del cervello del feto che possono comportare microlesioni cerebrali. In base alla zona del cervello colpita si svilupperà un diverso tipo di disprassia (motoria, verbale, oculare);
- legate al parto: alcuni studi hanno dimostrato che la disprassia è più comune nei bambini nati prematuri ed in quelli nati oltre il termine previsto del parto. Non è chiaro però come gli eventi siano connessi tra loro.
La disprassia sembra inoltre essere legata a sindromi genetiche come la Sindrome di Down, l’autismo, la Sindrome di Asperger, alcune condizioni di ritardo mentale e problemi neurologici come la paralisi.
Sintomi della disprassia
I bambini con disprassia hanno quasi sempre problemi di organizzazione spazio-temporale e per loro è difficile organizzare movimenti sequenziali come scrivere, disegnare, fare i lacci alle scarpe, abbottonarsi, comprendere percorsi.
All’osservazione il bambino può manifestare:
- posture inadeguate;
- goffaggine;
- problemi nello svolgere attività fisiche come correre ed usare strumenti o attrezzi;
- ipersensibilità al contatto fisico.
Sintomi della disprassia nell’infanzia
- difficoltà a succhiare ed alimentarsi;
- problemi a livello dello sguardo e del movimento degli occhi
- difficoltà nell’afferrare gli oggetti
- alterazioni del comportamento con irritabilità e pianto incoercibile
- ritardi nella fase motoria (ad esempio il bambino può non riuscire a gattonare)
- scarso interesse per i giochi e gli oggetti proposti.
L’età prescolare
In questo periodo, compreso tra 1 e 5 anni, la disprassia può manifestarsi sotto forma di:
- continuo bisogno di stare in movimento;
- tempi di attenzione ridotti;
- difficoltà ad addormentarsi;
- difficoltà di equilibrio;
- scarsa autonomia nell’alimentarsi.
Il bambino inoltre può tendere ad isolarsi, possiede un vocabolario scarno ed ha difficoltà a compiere anche i gesti più semplici per mancanza di coordinazione.
Dai 6 anni in poi i sintomi prevalenti della patologia sono la disgrafia, l’incapacità di articolare storie strutturate e di senso compiuto, tempi eccessivamente dilatati nell’esecuzione di un compito come quello di scrivere sotto dettatura.
La diagnosi
L’iter diagnostico si basa principalmente su un’accurata anamnesi della storia del bambino, della famiglia e della gravidanza e su una serie di test mirati a comprendere il tipo di disprassia e di conseguenza quale terapia mettere in atto. Si può chiedere al bambino di:
- giocare con un puzzle per comprendere se siano presenti difficoltà nell’organizzazione spaziale;
- camminare secondo diverse indicazioni cosa da poter diagnosticare un’eventuale disprassia motoria;
- spogliarsi o vestirsi per valutare se vi sono difficoltà nell’organizzazione del movimento sequenziale.
Terapia
Guarire definitivamente dalla disprassia non è possibile e spesso alcune dei sintomi che si sono manifestati nell’infanzia perdurano anche in età adulta. Tuttavia grazie a terapie riabilitative sia di natura verbale che motoria come la logopedia e l’ergoterapia, il bambino così come l’adulto potranno superare tante difficoltà legate al movimento ed alla parola e condurre uno stile di vita migliore.
Alcuni consigli pratici…ai genitori
- Non trasformare le attività che si svolgono insieme al bambino in momenti didattici. Al contrario è importante esaltare il lato ludico così che il bambino eviti di percepire queste attività come una costrizione o una punizione;
- Trovare giochi e trucchi che aiutino vostro figlio a migliorare la sua coordinazione, ed il suo movimento, a partire dalle gambe fino ad arrivare agli occhi;
- Incoraggiate spesso vostro figlio, congratulatevi con lui e valorizzate ogni sua piccola conquista o cosa che realizza, sia in modo indipendente che grazie al vostro aiuto.
Così facendo fornirete dei continui stimoli e migliorerete la sua autostima.