Disability Manager, la storia: chi è e che cosa fa

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Il Disability Manager è una figura professionale che nasce attorno al 2015 nella fase di rinnovamento del Jobs Act (Decreto Legislativo 151/2015). Erano gli anni della Quinta Conferenza Nazionale sulle Politiche della Disabilità che aveva portato all’adozione del Programma di Azione Biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone disabili. Uno dei temi di quell’anno era il lavoro, con un focus particolare per le possibili soluzione per coadiuvare l’inserimento occupazionale dei disabili. Un processo lungo che richiede figure professionali adeguate.

Chi è il Disability Manager?

A livello globale, l’approccio al Disability Management nasce alla fine degli anni Ottanta all’interno di diverse discipline e si diffonde solo in alcuni Paesi quali il Canada, gli USA e nel Nord Europa, mentre in altri come la Cina, il Giappone e la Francia è stato preso in considerazione solo di recente.

In Italia la prima volta che si sente parlare a livello politico di Disability Manager è nel Jobs Act: un professionista poliedrico che si occupa di coordinare e realizzare progetti personalizzati e di risolvere i problemi connessi alle condizioni di lavoro dei dipendenti con disabilità.

L’obiettivo di questa figura professionale è quella di analizzare le condizioni ambientali adatte per favorire l’ingresso (o il ritorno) in ufficio di lavoratori che sono diventati disabili. Ad avvertire il bisogno di una figura specifica per questo ruolo sono stati colossi come TIM, IBM, Intesa San Paolo, BNL e il Gruppo Hera. 

Esse avvertivano il bisogno di una persona che coordinasse l’inserimento dei disabili nel mondo del lavoro e le loro condizioni soggettive connesse al rapporto con i colleghi. Nella pubblica amministrazione, il primo accenno a questa figura si deve al Libro bianco su accessibilità e mobilità urbana del 2009, risultato del lavoro del tavolo tecnico istituito tra il Comune di Parma e il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali. Il tema era quello di agevolare gli spostamenti dalla casa al luogo di lavoro.

Da un ruolo prettamente organizzativo (legato alla mobilità), il ruolo del Disability Manager è cresciuto nel corso del tempo fino a toccare politiche sociali e argomenti connessi all’inserimento nel mondo della scuola e del lavoro. Il disability manager deve aiutare i cittadini disabili nelle loro attività e diventa il punto di incontro delle istanze provenienti dai diversi stakeholder e svolge un ruolo di coordinamento con il territorio.

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simbolo disabile
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Quali sono le competenze del Disability Manager 

La norma non dà indicazioni precise in merito alle competenze specifiche che deve avere il Disability Manager, ma fornisce comunque delle informazioni interessanti. Quello che serve è una buona formazione del mondo delle risorse umane e un’infarinatura medica, gestionale e formativa.

Sia chiaro: il disability manager non può essere specializzato in ognuno di questi campi, ma deve possedere competenze manageriali utili per strutturare degli adeguati processi di cambiamento nell’organizzazione cercando di preservare la cultura della diversità. 

Il disability manager inoltre dovrebbe essere a conoscenza delle norme che regolano il collocamento mirato e che si occupano, più in generale, di prevenire le forme di discriminazione diretta ed indiretta.

Al momento, aldilà delle indicazioni fornite in via ufficiosa, non esiste una laurea per diventare DM. Sono richieste infatti competenze molto ampie che al momento sono gestite come corso post lauream. Per esempio, c’è “il Corso di Perfezionamento Disability Management”, il corso “Le competenze per la gestione della disabilità” dell’Università degli Studi Internazionali di Roma e il “Master Diversity Management e Gender Equality” della Fondazione Brodolini.

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disability manager in italia
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Cosa fa il disability manager

Il Disability Manager è una figura consulenziale, ma anche operativa. Egli aiuta le aziende a inserire il disabile nel mondo del lavoro e cura la sua valorizzazione come risorsa. Non esiste un reale raggio d’azione e a seconda del caso specifico, il DM potrebbe intervenire nei diversi processi del contesto in cui opera.

Il manager deve saper ascoltare e saper analizzare le situazioni. Per raggiungere l’obiettivo, è decisivo il dialogo costante con gli interlocutori interni ed esterni (operatori sanitari, professionisti del sociale, psicologi). Il cambiamento passa per il dialogo incisivo e costante fra queste figure. Più nel dettaglio, secondo le informazioni contenute nel Libro Bianco, il DM deve:

  • promuovere presso le singole componenti dell’Amministrazione comunale un’attenzione peculiare alle persone con disabilità;
  • segnalare tempestivamente ai responsabili degli uffici eventuali iniziative e azioni che possano porsi in contrasto con gli enunciati della Convenzione Internazionale sui Diritti delle Persone con Disabilità;
  • evidenziare possibili linee-guida di intervento al fine di promuovere i diritti delle persone con disabilità;
    prevedere una segnaletica adeguata per l’accesso alle sedi dei servizi, definendo contrasti cromatici, colori e simbologia omogenea in modo da essere più facilmente identificabili, sia alle persone con disabilità sensoriali che psicofisiche, oltre che agli anziani;
  • verificare l’effettiva accessibilità delle strutture comunali in collaborazione con i diversi servizi, individuando le situazioni di difficoltà al fine del loro superamento.

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competenze disability manager
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Cos’è la S.I.Di.Ma?

La Società Italiana Disability Manager è un’associazione nata nell’aprile 2011 grazie alla volontà dei primi disability manager italiani, che ottennero la certificazione frequentando il primo Corso di Perfezionamento post-laurea in Disability Manager organizzato dal Centro di Ateneo di Bioetica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. 

L’obiettivo principale della S.I.Di.Ma è promuovere cultura del Disability Management, nei vari contesti di riferimento, quali le Istituzioni, la Sanità e le Aziende, per sensibilizzare e tutelare i diritti delle persone con disabilità e il rispetto della persona in ogni suo aspetto, dimensione e momento della vita. 

Rodolfo Dalla Mora: “La professionalità dev’essere al primo posto”

Rodolfo Dalla Mora, presidente della Società Italiana Disability Manager (S.I.Di.Ma), società nata nel 2011 a Milano, spiega meglio quali sono le sue competenze: “Il disability manager è un professionista che attraverso un percorso formativo dedicato, acquisisce delle competenze che sviluppa, in seguito, nel proprio ambito professionale. Un facilitatore rispetto a una determinata macchina organizzativa, che interagisce con gli Assessorati e i Dirigenti delle Unità Operative all’interno delle varie realtà organizzative e istituzionali”.

Dalla Mora si è scagliato anche contro una certa politica: “Da un po’ di tempo, complice una certa creatività politica e non solo, si è verificato un pullulare di nascite di nuove figure professionali che contengono la parola manager, dal Covid Manager al Cup Manager (ove Cup fa riferimento al Centro Unico Prenotazioni), dal Disability Navigator (una sorta di “minotauro”, un incrocio tra un navigator e un disability), come se di colpo le parole disability e manager potessero automaticamente portare nuove soluzioni. Non è così”.

Non ha di certo peli sulla lingua Rodolfo Dalla Mora, architetto, DM dell’Ospedale Riabilitativo di Alta Specializzazione di Motta di Livenza (Treviso), dell’ULSS 2 della Marca Trevigiana, del Comune di Treviso e presidente della SIDIMA, la Società Italiana Disability Manager.

Comunque, oltre alla professionalità, ci deve essere la competenza. Questi dovrebbero essere i capisaldi per impostare una carriera da DM. Il mondo che ruota attorno alla disabilità e ai soggetti fragili è complicato, sofisticato e complesso e il rischio di confondere la realtà con una sua rappresentazione è sempre presente.

Angelo Dino Surano
Giornalista, addetto stampa e web copywriter con una passione particolare per le storie di successo. Esperto in scrittura vincente e comunicazione digitale, è innamorato della parola e delle sue innumerevoli sfaccettature dal 1983. La vita gli ha messo davanti sfide titaniche e lui ha risposto con le sue armi più potenti: resilienza e spirito di abnegazione. Secondo la sua forma mentis, il contenuto migliore è quello che deve ancora scrivere.

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