Ci siamo confrontati con il concetto della persona con disabilità come risorsa economica in una recente intervista per Ability Channel. Nello specifico riguardava un grave episodio di inaccessibilità alla Galleria d’Arte Moderna di Roma. Lo sfortunato protagonista disabile, infatti, è rimasto intrappolato all’interno della struttura a causa di un montascale guasto. E non fu l’unico intoppo alla visita. Il risultato? L’utente non tornerà mai più lì: ” Preferisco premiare luoghi accoglienti“, specificherà. Il danno per il museo è insanabile: non solo a livello d’immagine, ma anche per gli introiti. Un visitatore in meno significa un calo dei guadagni. Se poi ci aggiungiamo che le varie problematiche riscontrate non permettono a svariate disabilità di accedere al polo culturale, la riduzione dell’incasso si aggrava ulteriormente.
Parlare della persona con disabilità come risorsa economica significa inquadrarla al di fuori di svariate speculazioni. Ci riferiamo, appunto, al disabile come a un individuo pagante: a fronte di beni e servizi offerti, spende il proprio capitale. “Pensaci – suggerisce il protagonista della paradossale vicenda romana – . Vado a un museo, mi fermo al bar, bevo qualcosa, passo per la libreria, compro dei gadget o voglio anche un’autoguida. Cose che pago. Non sono un accollo per la struttura che mi ospita, ma una risorsa economica”. Il disabile è un individuo a tutti gli effetti, anche quando si tratta di transazioni economiche. Accettarlo in quanto essere umano di una società significa razionalizzare la dimensione individuale di una persona che sborsa denaro per beni e servizi. In questo modo, quindi, rispettiamo l’indipendenza sociale raggiunta, obiettivo di ogni soggetto appartenente a una comunità civile.
Il disabile è una risorsa economica in quanto genera guadagno a favore delle diverse tipologie di aziende esistenti. Ad esempio, se la mia spiaggia è attrezzata per un pubblico di persone disabili (come quelle documentate nella nostra guida gratuita), sicuramente avrò maggiori ricavi rispetto a chi non è inclusivo. Tale precetto può estendersi per altre situazioni, come i ristoranti, i negozi, i supermercati, gli hotel. E chiama in causa, dunque, anche chi non è ancora funzionale all’integrazione: investire su un pubblico ‘nuovo’ aumenta considerevolmente i proventi di un’azienda. L’applicazione di civiltà in merito al disabile come individuo passa anche nell’accettarlo come risorsa economica.