Disabilità , quando, come e perchè una persona colpita da una certa malattia può essere considerata disabile? Nel tempo si è cercato di dare ordine e senso a questa domanda, stabilendo limiti e prerogative. In modo generico la disabilità è stata principalmente considerata come la condizione di una persona non più in grado di partecipare autonomamente e attivamente alle attività della vita sociale, e quindi in una condizione di svantaggio.
MENOMAZIONI, DISABILITA’ ed HANDICAP, a loro volta divise in varie sottospecie; ad esempio MENOMAZIONI intellettive, psicologiche, auricolari, scheletriche, sensoriali ecc. DISABILITA’ comportamentali, comunicative, motorie , di assetto corporeo ecc. ; HANDICAP di orientamento, indipendenza fisica, di integrazione sociale, ecc.
Ma nel tempo questo tipo di classificazione si è dimostrata non sufficiente ed esaustiva , in quanto non teneva conto dei sintomi e delle malattie che possono essere solo temporanee senza trasformarsi in disabilità conclamata. Quindi si è resa necessaria una rilettura di queste valutazioni attraverso un nuovo standard di classificazione, commissionato dall’OMS ad un gruppo di esperti, che hanno tenuto conto anche dei problemi socio-sanitari e di quelli ambientali che possono agevolare uno stato di disabilità o condizionarlo.
E’ nato così lo standard ICF (International Classification of Functioning ) che riformula il concetto di disabilità e della salute delle persone tenendo conto molteplici fattori, che fanno riferimento anche ad aspetti sociali e non più solamente fisici o patologici.
Pertanto con l’introduzione dell’ICF gli indici di valutazione cambiano. Da MENOMAZIONE, DISABILITA’ ed HANDICAP, si passa a nuovi indici come FUNZIONI CORPOREE, STRUTTURE CORPOREE, ATTIVITA’ E PARTECIPAZIONE, FATTORI AMBIENTALI. Si tratta proprio di un modello innovativo sulla valutazione della disabilità , applicabile a qualsiasi persona. Sia essa normodotata che con deficit.
Si stima che in Europa le persone con disabilità di vario tipo siano oltre 40 milioni. Un numero enorme che corrisponde ( dati della Commissione Europea) a circa l’11% della popolazione, e il processo di invecchiamento in atto su tutto il continente farà lievitare questi numeri nei prossimi anni.
Per concludere. Il giornalista Franco Bomprezzi, direttore della rivista “Mobilità”, nel corso di un seminario, ha fatto alcune riflessioni sul glossario delle parole giuste o superate inerenti la disabilità , definizioni che spesso provocano disagio. “ Le parole riferite alle persone disabili – ha dichiarato Bomprezzi – hanno subito una rapida e comprensibile evoluzione . E probabilmente in meglio….minorato, handicappato, nano, sordo, cieco, sono state sostituite , nella mediazione informativa, dai più accettabili e corretti “Persona con disabilità , diversamente abile, menomazione, handicap, deficit, non udente o non vedente…”
L’importante e che anche il linguaggio sulla disabilità aiuti a far rientrare tutti nella cultura della normalità, avendo come traguardo quello dell’inclusione. E in questo caso le parole hanno il loro valore.
Ultima modifica: 08/03/2020