In Olanda, Germania, Belgio e Paesi Scandinavi, sono stati istituiti servizi di “assistenza sessuale per i disabili” che offrono ai disabili dei due sessi (compresi gli omosessuali) prestazioni sessuali. Le problematiche che ne derivano si rifanno all’etica e alla morale.
Disabili e Sessualità
Istruzione, salute, beni primari, condurre una vita dignitosa: sono diritti di tutti (o meglio, di coloro che nascono dalla parte giusta del mondo). Anche il sesso è un diritto, perché rappresenta uno dei bisogni propri degli esseri viventi, indipendentemente dalla specie. E come tale non andrebbe negato a nessuno. Poi esiste la realtà.
Tutto questo può essere considerato banale e scontato per le persone definite “normodotate”, il sesso fa parte della vita quotidiana, è normale. E per le persone in carrozzina, amputate o con disabilità mentali come funziona?
Perché negare che il mondo è costruito in base ad esigenze diverse e che nella realtà dei fatti una persona diversamente abile si trovi in una condizione di svantaggio?
La ricerca del sesso da parte di un normodotato non desta scalpore né scandalo in nessuno, nemmeno se si tratta di sesso a pagamento. Ma se è un disabile a manifestare questa necessità, ecco lo “scandalo”, il “problema”. Come se il mondo intero credesse che perdere una gamba, essere paralizzati, o non avere un braccio significhi automaticamente essere privi di istinti, pulsioni, desideri. Niente di più sbagliato. E così si sentono storie di madri che, pur di soddisfare le fisiologiche necessità del figlio disabile, superano limiti che non spetterebbe a loro superare.
In molti altri casi si sceglie di ignorare, di far finta di nulla, ritenendo la cosa non importante. Ma come si può ritenere poco importante negare ad una persona la possibilità di provare piacere?
Disabili e sessualità in Europa
Che il sesso faccia parte dei diritti umani è ciò di cui sono convinti alcuni comuni della Gran Bretagna, che hanno sfruttato i soldi del programma del governo nazionale “Putting People First” (“Prima la gente”) per pagare rapporti sessuali con prostitute o visite a spettacoli di lap dance. Uno di questi comuni, negli anni scorsi, ha finanziato una vacanza ad Amsterdam ad un giovane di 21 anni con ritardi di apprendimento, consentendogli così di avere il suo primo rapporto sessuale.
“E’ stato a due corsi di salute sessuale e coscienza sessuale, e in sostanza vuole provare di che si tratta”, ha spiegato un assistente sociale al Daily Mirror. “Le ragazze ad Amsterdam sono molto più protette di quelle sulle strade britanniche: lasciamolo divertire”, ha detto ancora, “rifiutargli questo servizio sarebbe una violazione dei suoi diritti umani”.
Le polemiche oltremanica ovviamente non sono tardate ad arrivare. Ma il caso del disabile iniziato al sesso è solo la punta di un iceberg. Il programma del governo britannico è infatti molto consistente dal punto di vista economico: ben 520 milioni di sterline la somma impiegata, e ad essere finanziati, oltre ai rapporti sessuali, sono anche gli spettacoli a fondo sessuale, le chat erotiche ed alcune vacanze nel Mediterraneo.
Sarebbero almeno quattro i comuni che hanno usato i fondi per fornire ai clienti disabili servizi di natura sessuale a pagamento. In Uk, andare con prostitute non è comunque reato. Per concludere, va detto che il programma del governo britannico che mette al centro l’uomo è molto flessibile rispetto all’uso dei fondi. Il 97% dei comuni ha dichiarato di non avere politiche ‘ufficiali’ in materia e di lasciare la decisione finale alla discrezione degli assistenti sociali.
Il sondaggio per l’assistenza sessuale
In un sondaggio su disabili e sessualità proposto su Internet, otto disabili su dieci si rivolgerebbero ad un “assistente sessuale”.
Il sondaggio è nato in seguito alla notizia che in Svizzera dieci assistenti sessuali professionisti svolgono regolarmente la loro attività, proponendo ai disabili psichici che lo richiedono, massaggi, carezze, esperienze sessuali e giochi erotici. Sei sono donne e quattro uomini; dopo aver seguito un corso di formazione su disabili e sessualità, svolgono questa attività a una tariffa di centocinquanta franchi l’ora. In questo caso si tratta di disabili psichici, ma il problema della sessualità ovviamente si estende anche a molti disabili motori che, a seconda delle patologie, si trovano in difficoltà nel momento in cui hanno bisogno di espletare normali e consuete pulsioni sessuali.
I risultati del sondaggio su disabili e sessualità sono chiari: il dato del 77% dei favorevoli va suddiviso tra chi “prenderebbe in considerazione questa proposta” (44%), chi l’accetterebbe data la presenza di professionisti (26%), e chi infine “non ne farebbe uso, ma non ci vede nulla di male” (7%). Ma un buon 5% dei navigatori non approva questa iniziativa su disabili e sessualità perchè “sarebbe come legalizzare la prostituzione”.
Giudicare i risultati del sondaggio dal punto di vista di “chi la disabilità non la vive”, rischia di essere fuorviante. Bisognerebbe invitare chi confonde l’amore con il sesso o chi fa il professore di romanticismo negando il diritto al tema disabili e sessualità a spogliarsi di pregiudizi culturali e/o religiosi così da immedesimarsi nello strazio interiore di chi, per un handicap fisico o psichico, non può fare sesso come chiunque.
Disabili e sessualità dove la sessualità è un tema che interessa sempre, da sempre e tutti. Anche ovviamente i disabili, forse giudicare il risultato dal punto di vista di chi la disabilità non la vive rischia di essere fuorviante.
La libertà per i disabili e sessualità è essere liberi di scegliere, e non essere privati di qualcosa a cui tutti hanno diritto. Chi siamo noi per negare a qualcuno di provare piacere, sentirsi appagato ed essere felice?