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Dipendenza da smartphone: la denuncia del sindaco di New York

La dipendenza da cellulare è una patologia (nomofobia) in perenne crescita. Ecco alcuni consigli per usare lo smartphone responsabilmente

La dipendenza da cellulare e smartphone (nomofobia) è una patologia sociale che sta prendendo sempre più piede, soprattutto nella fasce più giovani della popolazione. La denuncia del sindaco di New York che segue quella di alcuni Stati Americani pone l’accento su quella che oggi può essere considerata come una vera e propria patologia. Gli smartphone e le piattaforme social influiscono in modo dannoso sul comportamento e sull’umore di chi li utilizza. Spesso, questi comportamenti diventano disturbi della personalità e possono degenerare in altre patologie.

Se fino a qualche tempo fa sembravano accuse campate per aria, adesso è tutto certificato e validato: le piattaforme digitali creano dipendenza, alterano il nostro moto di relazionarci con il mondo e creano modelli di successo effimeri. Secondo uno studio recente, tocchiamo lo schermo in media circa 2617 volte al giorno, per un tempo totale medio di 5 ore al giorno (150 ore al mese, 1800 ore all’anno). Un dato che non può essere più trascurato: gli smartphone hanno investito le nostre vite come uno tsunami e nulla sarà più come prima.

Il sindaco di New York denuncia i social network

I danni derivanti dalla dipendenza da smartphone sono al centro della denuncia del sindaco di Newy York, Erica Adams, che senza mezze misure ha dichiarato che i social media stiano danneggiando la salute mentale dei più giovani come fecero in passato tabacco e armi da fuoco. Ecco le parole di fuoco del sindaco:

Serve una mossa forte, un atto simbolico: ecco perché la città di New York ha mosso formale denuncia ai danni delle compagnie a capo di Tik Tok, Instagram, Facebook, Snapchat e YouTube. Una recente ricerca, infatti, ha fotografato il problema della salute mentale dei più giovani nella città ed è stato quantificato in 100 milioni di dollari la spesa necessaria in programmi al servizio di quanti soffrono di tali fragilità. Meta, Snap, ByteDance, Google: sono questi i gruppi ai quali New York chiede maggior attenzione, maggior responsabilità e maggior consapevolezza circa le conseguenze che i loro modelli di business stanno innescando ai danni di una intera generazione.

Le accuse sono chiare: le piattaforme social minano alla salute mentale di minori e adolescenti, creano dipendenza e incoraggiano comportamenti insensati (come le challenge e le sfide presenti su You Tube). Secondo il sindaco, i colossi della Silicon Valley hanno realizzato piattaforme che si pongono l’obiettivo di manipolare i più giovani attraverso algoritmi dannosi. Nessun giro di parole, nessuna perifrasi, nessuna metafora. Le società secondo lui sono responsabili dei danni che causano a bambini, scuole e comunità.

Ecco i punti della denuncia del sindaco Adams

La denuncia è stata depositata presso la California Superior Court focalizzando l’attenzione sui seguenti aspetti:

  • UTILIZZO di algoritmi per generare feed che mantengano gli utenti sulle piattaforme più a lungo e incoraggino un uso compulsivo
  • CREAZIONE di meccanismi simili al gioco d’azzardo nella progettazione di app, che consentono l’anticipazione e il desiderio di “mi piace” e “cuori” e forniscono anche flussi continui e personalizzati di contenuti e pubblicità
  • MANIPOLAZIONE degli utenti attraverso la reciprocità – una forza sociale, particolarmente potente tra gli adolescenti, che descrive come le persone si sentono obbligate a rispondere a un’azione positiva con un’altra azione positiva

In poche parole, siamo diventati schiavi digitali. E se un quarantenne è più allenato alla vita offline, le nuove generazioni sono totalmente assuefatte alla vita digitale. Sono nati con lo smartphone e non hanno lo spirito critico per valutare in modo consapevole come sono cambiate le loro vite, visto che sono perenemente connesse al cellulare. Oltre al danno, c’è anche la beffa: la presenza digitale viene costantemente monitorata e le big tech si nutrono ogni giorno di dati e informazioni preziose sul loro comportamento sul web. Di conseguenza, sono in grado di “analizzare” i loro bisogno e di creare nuovi prodotti digitali capaci di perpetuare il loro coinvolgimento online. La spirale è senza fin e la dipendenza da smartphone è ormai a livelli inenarrabili.

E il costo sociale? Spaventoso. E tutto a valanga sulla salute mentale delle nuove generazioni, incapaci di crearsi una personalità reale. Anche il Parlamento Europeo ha iniziato a pressare i colossi digitali per realizzare meccanismi di controllo adeguati per evitare i comportamenti compulsivi di fasce di pubblico incapaci di autocontrollo, ma secondo il sindaco di New York è necessaria un’azione legale.

Perché lo smartphone ha travolto le nostre vite

Lo smartphone ha cambiato le nostre vite, che giorno dopo giorno sono finite intrappolate fra app e autenticazioni. Sul telefono teniamo traccia delle attività quotidiane, tra cui il sonno, i pasti, le attività di allenamento e/o gli appuntamenti sportivi. Inoltre è uno strumento di comunicazione primario per tutta la famiglia e a tutti gli effetti è l’unico modo per rimanere in contatto con amici e familiari.

Da qualche anno, è diventato anche il dispositivo prediletto per accedere a un’ampia gamma di canali di intrattenimento. Insomma, lo smartphone è diventato ormai uno strumento di cui non possiamo più fare a meno. Dentro ci abbiamo messo tutta la nostra vita e non siamo più capaci di rimanere senza. Quante volte capita che sul divano, davanti alla tv, capita di prendere in mano il telefono senza alcun motivo?

Perché si parla di dipendenza da smartphone

La dipendenza da cellulare ha un nome. Si chiama nomofobia e sta a significare una condizione psicologica in cui la perdita o l’impossibilità di utilizzo dello smartphone va a ripercuotersi in modo negativo sulla persona. Esistono persone che non possono stare senza e che iniziano ad avvertire una sensazione di panico e di angoscia. Secondo i medici, è una vera e propria fobia perché si connette alla paura di perdere i contatti con amici e conoscenti.

Si soffre e si va in crisi perché si ha paura di non essere rintracciabilio perché si pensa che stia accadendo qualcosa nel mondo di cui non siamo protagonisti. I social hanno “imposto” una presenza costante e lo hanno fatto in modo silenzioso. Non hanno chiesto nulla in cambio e non hanno mai obbligato nessuno ad essere live. Ad ogni modo, alcuni soggetti hanno sviluppato una dipendenza da smartphone e passano la giornata connessi.

Le origini della dipendenza

Il termine nomofobia nasce dall’anglosassone NO MOBILE PHOBIA, ovvero la paura di non avere con sé il cellulare. Chi ne soffre, ha paura di perdere i contatti con il mondo esterno. In piccola parte, è una dipendenza da cui soffriamo tutti: quante volte siamo tornati a casa dopo esserci accorti di aver lasciato lo smartphone a casa? Dal punto di vista medico è una sindrome da disconnessione, ovvero si traduce in una paura che qualcosa ci distacchi dalla vita digitale (batteria scarica, difficoltà di connessione, scadenza del piano tariffario).

Chi soffre di nomofobia, è ossessionato e lo tiene acceso sempre, persino durante la notte. La nomofobia è una dipendenza: chi soffre di nomofobia, non riesce a interrompere i servizi di messaggistica istantanea: un messaggio tira l’altro, un commento tira l’altro e si finisce con lo stare tutto il giorno al telefono. Pensate a WhatsApp: la messaggistica istantanea è diventata ormai una realtà parallela a tutti gli effetti.

La nomofobia è strettamente connessa al phubbing, ovvero il deterioramento delle relazioni sociali. Spesso capita di vedere 4-5 persone al tavolo di un locale che non parlano fra di loro e che sono incollate allo schermo del proprio cellulare, in una vera e propria condizione di dipendenza da smartphone.

By Liuntova_Katsiaryna da Envato Elements

I dati sulla dipendenza da smartphone

Secondo un’indagine svolta da Counterpoint Research e diffusa da Il Sole 24 ore, una persona su 4 utilizza lo smartphone per almeno 7 ore al giorno e soffre quindi di una forma di dipendenza da cellulare. Ecco le attività principali:

  • Navigare su internet (64%)
  • Giochi online (62%)
  • Consultare le email (56%)
  • Servizi di messaggistica (54%)

L’utilizzo smodato porta, inevitabilmente, ha un deterioramento di dispositivi (che durano in media 21 mesi, quasi due anni). Si calcola che ogni anno, si spendono circa 370 miliardi di euro nell’acquisto di nuovi smartphone. I servizi più utilizzati sono quelli di messaggistica istantanea, poi ci sono le videochiamate, le chiamate classiche e infine la ricerca di notizie.

Secondo Trendhunter, quasi il 70% della popolazione mondiale mostrerebbe sintomi connessi alla dipendenza da smartphone. La fascia di popolazione maggiormente colpita in termini demografici sarebbe quella femminile (70% delle donne contro il 61% degli uomini). Per quanto riguarda l’età invece, i più nomofobici sembrano essere i ragazzi dai 18 ai 24 anni.

La dipendenza da smartphone e la FOMO

Oltre a nomofobia e phubbing, si parla anche di FOMO (Fear of Missing Out) ovvero la paura di essere tagliati fuori dalle attività. Il pensiero di essere esclusi genera timore, ansia e sentimenti di emarginazione. Chi ne soffre “si sente quasi costretto ad un uso compulsivo dello smartphone per controllare in ogni momento cosa gli altri stiano facendo, quali foto pubblicano, a quali eventi partecipano e così via” (Dewey, 2016).

Siamo di fronte a una dipendenza complessa che si porta con sé altre patologie. Chi soffre di dipendenza da cellulare, potrebbe sviluppare altre patologie sociali. Chiunque, e soprattutto a qualsiasi età, potrebbe sviluppare nomofobia se utilizza in maniera eccessiva lo smartphone. Le persone che pagano il prezzo più caro della dipendenza da smartphone sono bambini, adolescenti, persone con bassi livelli di autostima, soggetti impulsivi e nevrotici.

Come prevenire la dipendenza da smartphone

La maggior parte dei dispositivi è dotata di uno strumento integrato che aiuta a gestire l’uso della tecnologia. Può trattarsi di uno strumento semplice come l’impostazione di un limite mensile per l’utilizzo del telefono o addirittura la modifica dell’impostazione predefinita per limitare la frequenza con cui è necessario acquistare un nuovo telefono.

Tenendo conto di ciò, ecco come prevenire la dipendenza da smartphone. Non affidatevi a un’unica fonte di informazioni. Dovreste essere costantemente informati su argomenti importanti e sugli sviluppi del mondo, e dovreste poter contare non solo sul vostro telefono per rimanere informati. Comprate giornali e libri, vi aiuteranno a distogliere la mente dal telefono. E mentre leggete, mettete il silenzioso: il mondo andrà avanti anche senza di voi.

La vita vera è fuori dallo smartphone

Più riuscite a controllare l’uso del telefono, più controllo avrete sulla vostra vita. Se non avete il controllo sull’uso del telefono, le conseguenze saranno negative. Se state ancora lottando per gestire l’uso del telefono o avete la sensazione che stia sfuggendo al controllo, è fondamentale prendere provvedimenti per ridurne gli effetti. Ci sono persone (e non sono poche) che sostengono di ricercare sul loro telefono le app di Facebook e Instagram in modo compulsivo, anche sapendo di averle disinstallate dal telefono. I danni derivanti dall’uso dello smartphone sono crescenti e negli Usa (ma non solo) arrivano anche le prime denunce dei genitori.

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Ultima modifica: 23/02/2024

Angelo Dino Surano

Giornalista, addetto stampa e web copywriter con una passione particolare per le storie di successo. Esperto in scrittura vincente e comunicazione digitale, è innamorato della parola e delle sue innumerevoli sfaccettature dal 1983. La vita gli ha messo davanti sfide titaniche e lui ha risposto con le sue armi più potenti: resilienza e spirito di abnegazione. Secondo la sua forma mentis, il contenuto migliore è quello che deve ancora scrivere.