Ma vediamo come funziona tutto l’iter e quali sono i costi a cui si va incontro.
La badante, o assistente familiare o lavoratore domestico, è un dipendente a tutti gli effetti che deve svolgere il suo lavoro, all’interno di un orario prestabilito, in base alle sue capacità e mansioni ma sarà il datore di lavoro, che nel nostro caso è una persona fisica, a deciderne le modalità.
Un lavoro dipendente può essere:
La prestazione lavorativa può essere svolta in due modalità differenti:
In entrambi i casi la durata complessiva della prestazione deve coincidere con quella stabilita dal contratto collettivo nazionale relativo alla categoria di lavoratori in oggetto. Il part-time, che in genere corrisponde al 50% del tempo può prevedere:
Il datore di lavoro ha l’obbligo di mettere in regola un lavoratore domestico e di comunicarlo agli Enti previdenziali. Servono poche cose:
Le retribuzioni minime delle badanti vengono aggiornate annualmente da una commissione nazionale che riunisce sindacati e associazioni dei datori di lavoro presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. In genere decorrono dal 1° gennaio di ogni anno.
Secondo le categorie previste dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (lavoro domestico), vengono stabiliti gli importi, partendo dai collaboratori domestici alle prime armi (liv. A) per arrivare a chi, dopo un’adeguata formazione professionale, assiste persone non autosufficienti (liv. DS). C’è poi una distinzione tra conviventi (anche part-time), non conviventi e lavoratori che assicurano assistenza o presenza notturna.
I giorni di ferie maturati in un anno sono 26 (che equivalgono circa ad un mensile aggiuntivo per l’eventuale sostituzione).
Da considerare come straordinari nel caso in cui il lavoratore domestico vi rinunciasse per motivi di lavoro, dal conteggio precedente sono esclusi:
Nel caso di infortunio i contributi obbligatori Cassacolf forniscono ai datori di lavoro la copertura assicurativa della responsabilità civile; e ai lavoratori domestici prestazioni di assistenza socio-sanitaria (integrative, aggiuntive e/o sostitutive delle prestazioni sociali pubbliche obbligatorie).
Il lavoratore si trova così tutelato e garantito sia al raggiungimento dell’età pensionabile o comunque al termine della propria vita lavorativa (in caso di inabilità, invalidità, o reversibilità), sia nel caso di indennità di maternità, malattia, disoccupazione o di condizioni di vita sfavorevoli (integrazione delle pensioni al trattamento minimo, assegno sociale, assegno per il nucleo familiare, assegni di sostegno per la maternità).
Scattano le sanzioni in caso di ritardato e, ovviamente, mancato pagamento.
In proporzione al reddito guadagnato dovrà pagare le imposte secondo delle percentuali fissate sempre dalla legge. Chiaramente più alto è il reddito più è alto l’importo da versare allo Stato.
La retribuzione percepita è al netto dei contributi previdenziali ed assistenziali che vengono versati trimestralmente all’Inps che non comprendono però la parte che ciascuna persona è tenuta a pagare a titolo di tasse e imposte per poter usufruire dei servizi che lo Stato offre attraverso i suoi uffici pubblici (Scuole, Ospedali, Comuni).
Le spese sostenute, per poter essere dedotte nella dichiarazione dei redditi, devono essere documentate anche con delle ricevute rilasciate dalla badante stessa purchè complete di codice fiscale e i dati anagrafici di chi effettua il pagamento e di chi presta l’assistenza. Se la spesa è sostenuta in favore di un familiare, nella ricevuta devono essere indicati anche gli estremi anagrafici e il codice fiscale di quest’ultimo.
La deduzione dal reddito imponibile e la relativa detrazione d’imposta per la badante non pregiudica di dedurre i contributi previdenziali ed assistenziali obbligatori che sono deducibili nel limite di 1.549,37 euro.
L’accertamento dello stato di non autosufficienza deve risultare da certificazione medica. La deduzione non compete per l’assistenza prestata a bambini, se la non autosufficienza non si ricollega all’esistenza di patologie.
Se vuoi approfondire di più la materia ti potrebbe interessare il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro sulla disciplina del rapporto di lavoro domestico, con decorrenza dal primo luglio 2013 fino al 31 dicembre 2016, articolato in 53 punti che stabiliscono tutte le regole da seguire, i diritti ed i doveri per un corretto svolgimento del suddetto lavoro.
Ultima modifica: 11/05/2020