Per capire se il ddl Zan riguarda anche i disabili bisogna capire in cosa consiste il testo e cosa ne pensano alcuni dei protagonisti
Il ddl Zan interessa anche i disabili. Non si tratta di una presa di posizione ideologica, poiché all’interno del testo è stata inserita anche la voce “disabilità”, sebbene all’inizio dei giochi non veniva per niente menzionata. Cerchiamo di capire cosa prevede tale proposta di legge e perché, in caso di approvazione, avrà effetto anche sulle persone con disabilità.
Come possiamo leggere dal testo unificato, la proposta di legge nota come ddl Zan (attualmente bloccata in Senato) contiene 10 articoli che approfondiscono anche alcuni aspetti per le persone disabili. In particolare, gli articoli 2 e 3 introducono i reati fondati su sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere e, appunto, disabilità.
Tale principio si applica a cascata anche agli altri articoli previsti dal testo di legge, che contiene ad esempio aggiornamenti in merito alle pene previste (articolo 5), come la reclusione per 4 anni in caso di discriminazioni basate sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità. Ma in cosa consiste l’intero ddl Zan? Di seguito gli altri punti:
Al momento la calendarizzazione del ddl Zan è ferma all’estate scorsa, quando alcune divergenze politiche (che non riguardano specificatamente la disabilità) sugli articoli 1, 4 e 7 hanno bloccato l’iter del ddl Zan, che potrebber comunque riprendere il 25 ottobre 2021.
Il ddl Zan è un “arricchimento ulteriore” anche per le persone disabili, un concetto espresso dal primo firmatario della proposta Alessandro Zan. Durante una nostra chiacchierata di qualche mese fa, l’esponente della comunità LGBT aveva anche spiegato che la disabilità non era stata prevista nel testo base, ma la necessità di inserirla è arrivata successivamente.
“Durante le audizioni in Commissione Giustizia – ci ha raccontato il deputato -, alcuni penalisti hanno ritenuto importante inserire anche il tema della discriminazione nei confronti delle persone disabili, e parlare dunque dell’abilismo, in relazione al fatto che una direttiva europea del 2012 ha individuato che, tra le vittime più vulnerabili dei crimini d’odio e dell’istigazione all’odio e alla violenza, ci sono le donne, le persone LGBT+ e le persone disabili, oltre ai migranti che sono già inseriti nella Legge Mancino“.
Tutto ciò è stato possibile soprattutto grazie alla “deputata di maggioranza Lisa Noja”, arrivando così “a costruire un percorso di condivisione che ci ha portato a inserire la fattispecie della disabilità nei 604-bis e 604-ter del codice penale“. Tuttavia Zan specifica che “vi erano alcune perplessità da parte di alcuni deputati sul fatto che la disabilità avesse già una tutela legislativa con delle aggravanti”.
Esitazioni che sono state comunque superate, soprattutto perché si è pensato che l’inserimento dei disabili nel ddl Zan “avrebbe costituito un arricchimento ulteriore nel contrastare quelle forme di violenza che avvengono soprattutto attraverso i social network. Credo sia una conquista veramente importante e rappresenta un avanzamento europeo”.
Cosa ne pensano i disabili del ddl Zan? Come abbiamo visto finora, l’approvazione di questa proposta di legge estenderebbe i reati per i crimini d’odio alla disabilità della vittima. Si tratta di un notevole aggiornamento che metterebbe al centro del villaggio le persone con disabilità sotto un’altra ottica in materia di difesa dei diritti umani e civili.
In prima a fila a difendere questo testo di legge c’è anche il presidente del Disability Pride Network Carmelo Comisi, che in una nostra intervista ha spiegato che il ddl Zan “è il primo disegno di legge che incomincia a parlare dei crimini d’odio verso le persone con disabilità”, e quindi risulta necessario per “far capire che anche le persone con disabilità hanno bisogno di una particolare tutela”.
Ultima modifica: 14/10/2021