Il DDL Zan è stato affossato in Senato e l'esultanza della parte che lo contrastava ha scatenato le polemiche più disparate
Il DDL Zan è stato bocciato in Senato e l’esultanza della parte che lo contrastava ha scatenato le polemiche più disparate. Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay, è stato lapidario: “Il margine con cui la maggioranza del Senato si è espressa va ben oltre i confini delle destre, dei finti liberali di Forza Italia o dei cinici arrampicatori di Italia Viva. Ci sono responsabilità anche all’interno delle forze politiche in cui militano i parlamentari primi firmatari del testo. Insomma: c’è una responsabilità diffusa della politica, che ne esce fotografata in maniera implacabile. Questo Parlamento non è stato all’altezza delle sfide di questo tempo”.
Anche il mondo della disabilità è insorto contro la bocciatura del DDL Zan (poiché il disegno di legge riguarda anche la disabilità) con i commenti più disparati. Noi di Ability Channel, che da sempre ci siamo schierati contro qualsiasi forma di discriminazione, abbiamo deciso di contribuire al dibattito in atto con il contributo di persone che appartengono alla nostra “famiglia”: Patrizia Saccà, Martina Caironi, Ambra Sabatini, Monica Boggioni, Vincenzo Boni, Pietro Scidurlo e Serena Bartezzati.
Persone con disabilità e rappresentati istituzionali di settore che hanno deciso di esprimere la propria opinione e di mettersi in gioco in prima linea. Noi li ringraziamo a prescindere per aver scelto noi come megafono per le loro posizioni e speriamo che questo articolo possa aprire una riflessione più profonda su un tema che consideriamo fondamentale in ogni società che si voglia considerare realmente civile e inclusiva.
Patrizia Saccà è una delle pioniere italiane degli sport paralimpici. In 28 anni di carriera agonistica ha partecipato a centinaia di tornei internazionali, 4 mondiali, 12 Europei e 2 Paralimpiadi. Patrizia ha sempre lottato dalla parte delle persone che come lei guardano la vita da un’altra prospettiva e ha sempre ritenuto lo sport come veicolo di uguaglianza e possibilità per tutti, di benessere. Ora è allenatrice di tennis tavolo, insegnante di yoga e fa riabilitazione nei centri delle unità spinali.
“Personalmente non sono per le categorie, non le amo – ci dice Saccà -. Più ci sono categorie e più c’è divisione, più c’è divisione e più c’è conflitto, più ci sono conflitti e più le persone sono una contro l’altra. Il DDL Zan è uno scioglilingua difficile da pronunciare: poche lettere per dire tanto e alla fine per non dire niente. Mi rendo conto che non riesco proprio ad essere dentro questo tipo di messaggi.
Io vorrei davvero che non esistesse un mondo di alti, di bassi, di brutti, di belli, di ricchi, di poveri, di disabili, non disabili. Mi piacerebbe pensare ad un mondo utopico, ovviamente, dove le persone si rispettano qualsiasi vestito abbiano, qualsiasi corpo abbiano, qualsiasi colore della pelle abbiano e qualsiasi desiderio e amore sessuale abbiano. La libertà, io sono per la libertà e sono per l’unione e non per le categorie che fanno le divisioni“.
Raccontare chi è Martina Caironi può sembrare quasi superfluo. Argento a Tokyo 2020 (in un podio tutto italiano con Ambra Sabatini e Monica Contrafatto), è atleta paralimpica e pluricampionessa di origine bergamasca. Nata ad Alzano, ha ricevuto il premio di “Atleta dell’Anno” della sua città ed è stata votata atleta del mese (maggio 2015) nel concorso promosso dall’Ipc Athletics. Spesso e volentieri parla ai ragazzi nelle scuole di disabilità e sport. È grande amica di Ability Channel, con cui nel 2014 ha raccontato le Paralimpiadi di Sochi.
“L’approvazione del DDL Zan avrebbe dato maggiore attenzione ai diritti delle persone con disabilità – ci sottolinea l’atleta – ponendo al centro la questione della discriminazione e quindi di come prevenirla e come contrastare la violenza in tutte le sue forme e nei vari contesti sociali in cui si manifesta. Si è parlato molto delle pene che sarebbero state inflitte a chiunque fosse andato a ledere il sacrosanto diritto di essere se stesso e di essere diverso dagli altri.
La Legge Mancino del 1993 sanziona e condanna le frasi di incitamento all’odio e alla violenza, il DDL Zan avrebbe ampliato questo atto legislativo e sarebbe stato sicuramente un passo avanti, una conquista di civiltà nel 2021 in Italia. Se fosse stato approvato, avrebbe legittimato la diversità, l’inclusione e l’accettazione delle minoranze. Si poteva scegliere di abbattere le barriere culturali, si è deciso invece di abbattere il DDL Zan”.
Ambra Sabatini è il futuro dell’atletica paralimpica italiana. Ha vinto l’oro nei 100 metri nelle ultime Paralimpiadi di Tokyo 2020 a soli 19 anni e ha certificato così il suo ingresso nell’Olimpo delle promesse azzurre. Il podio con Martina e Monica ha fatto il giro del mondo e siamo certe che la sua carriera ricca di successi e soddisfazioni sportive sia solo all’inizio. In merito al ddl Zan, afferma che “sarebbe stata una tutela importante nei casi di discriminazione e, senza dubbio, tutte le persone con disabilità sarebbero state più protette”.
Monica Boggioni, 23 anni, è una grande promessa del nuoto paralimpico. Terminato il liceo classico si iscrive all’università dove inizia a studiare biotecnologie con il sogno nel cassetto di diventare una ricercatrice in grado di dare il suo prezioso contributo alla ricerca delle patologie rare. Oggi è laureata in biotecnologia e frequenta il Corso di Laurea Magistrale in Biotecnologie Mediche e Farmaceutiche di Pavia. Ama la filosofia, la psicologia, la musica e la lettura. Alle paralimpiadi di Tokyo 2020 è stata autrice di tre vittorie premiate con tre bronzi.
“Per quanto riguarda il DDL Zan – commenta l’atleta -, non è una questione di vantaggi o di svantaggi, ma di passaggio culturale che l’Italia non ha voluto fare. La cosa peggiore è stata la scena di esultanza a seguito della votazione come se si stesse scommettendo su una partita di calcio. C’è chi può essere contro il DDL Zan, siamo in una democrazia e ognuno può pensarla come vuole, ma esultare in un modo così esasperato è stato uno schiaffo contro una legge che si propone di tutelare dei diritti di categorie più fragili come persone con disabilità, omosessuali, trans. Non è vero che viviamo in una società dove siamo tutti uguali e spesso diventa un semplice slogan.
Dietro questa frase, spesso usata in modo improprio, ci deve essere il rispetto di tutte le esigenze che sono per forza diverse per ognuno di noi. Esistono alcune categorie minoritarie che al giorno d’oggi non hanno gli stessi diritti di tutti gli altri. Ci sono forme di odio e di discriminazione che vengono fatte contro queste categorie che sono il sintomo di un livello culturale molto basso. Io per fortuna non ho sofferto di bullismo, anche se un po’ mi prendevano in giro alle elementari.
La verità è che esistono tante forme di violenza fisica e verbale che si abbattono sulle persone fragili che finiscono con l’essere isolati. Il DDL Zan avrebbe protetto queste persone. Ad ogni modo tutti sono liberi di esprimere la propria idea, ma quando si affrontano temi così delicati ci vorrebbe un po’ di sensibilità da entrambe le parti perché non riguarda la politica, ma riguarda l’umanità”.
Tifosissimo del Napoli, Vincenzo Boni vanta importanti risultati da quando, nel 2014, si è affacciato sul piano del nuoto internazionale. Si è avvicinato al nuoto come terapia riabilitativa all’età di sei anni. Attualmente gareggia per la società Caravaggio Sporting Village e fa parte del GS Fiamme Oro. La sua classe è la S3.
“Con l’affossamento del DDL Zan – ci spiega -, si è persa una buona occasione per la ‘tutela’ del mondo della disabilità. Devo ammettere che anche io da un lato non ero molto convinto dal punto di vista della nomenclatura, perché era un DDL che si presentava come una legge a favore dei ‘diversi’: questo mi aveva fatto storcere un po’ il naso. Sicuramente avrebbe generato una tutela maggiore dei diritti, questo è indubbio. Speriamo che in futuro si possa tornare a parlare di una legge inclusiva che non etichetti tutte queste categorie come ‘diversi’ “.
Pietro Scidurlo, 37 anni di Somma Lombardo. Dopo aver compiuto il Cammino di Santiago quattro volte ha compreso l’importanza di rendere i percorsi e i cammini accessibili davvero per tutti. Ha fondato l’associazione Free Wheels odv, il cui primo grande risultato è stata la guida Santiago per tutti, realizzata con Luciano Callegari e pubblicata da Terre di mezzo. Un grande lavoro di mappatura e segnalazione del cammino più famoso al mondo.
“Il DDL Zan era stato proposto come integrazione alla Legge Mancino per gli aspetti inerenti alla transomofobia e ai diritti delle persone con disabilità – ci racconta -. Personalmente sono d’accordo sul fatto che le leggi debbano tenere in considerazione atti di violenza e razzismo verso queste categorie di cui faccio parte anche io, quello su cui mi interrogo è se serve realmente una modifica alla Costituzione o se sarà il semplice passaggio del tempo e lo sviluppo di nuove culture a consentire l’inclusione di queste persone. Dal mio punto di vista, per esempio, il diritto genitoriale di due uomini e due donne non dovrebbe essere valutato in base al sesso di provenienza ma alla capacità di fare i genitori.
La società deve prendere consapevolezza e includere. Sono dispiaciuto per questa bocciatura da parte del Senato, non entro in merito alla destra e alla sinistra ma credo che sia una sconfitta di tutto il paese che continua a parlare invano di inclusione. Lo capiamo dall’accessibilità ai luoghi, dai nomenclatori degli ausili per le persone con disabilità non aggiornati e da moltissimi altri aspetti in cui le persone con bisogni specifici vengono discriminati. Tra 6 mesi potrà essere ridiscusso, fosse per me riproporrei lo stesso testo all’infinito per sfondare quella barriera che non dovrebbe esistere”.
Serena Bartezzati è il CO-fondatore di UNO SGUARDO RARO, Rare Disease international Film Festival, l’evento dedicato ai cortometraggi a tema malattie rare, disabilità e inclusione. Professionista della comunicazione e malata rara, è impegnata a livello europeo come rappresentante dei pazienti affetti da malattie rare uro-genitali.
“Ritengo sia stata un’occasione persa – ci dice Bartezzati -. In una società che va a diverse velocità sull’importante tema dell’inclusione, una normativa che censurava sempre e comunque la discriminazione era un segnale forte. Avrebbe aumentato la consapevolezza della società civile sul tema della diversità, in particolare per quella parte della società che pensa ancora che il ‘diverso’ possa essere un bersaglio legittimo.
La strada per la concreta applicazione della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità del 2006 indica chiaramente che le comunità devono essere guidate verso un cambiamento di mentalità, ed io concordo pienamente.
È importante raccogliere i segnali di mutamento della società sui temi importanti e amplificarli. Questo soprattutto in un paese come il nostro dove la scuola, l’Istituzione più importante per la formazione dei nuovi cittadini, è cronicamente inadatta all’inclusione degli studenti disabili e quindi discriminatoria in modo strutturale. L’inclusione è lasciata alla buona volontà dei singoli Presidi o docenti e questo è un pessimo segnale per la collettività.
La politica ha perso una grande occasione scegliendo di cavalcare l’onda reazionaria e focalizzando l’attenzione solo sull’aspetto dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale, mentre il mondo dell’Associazionismo non ha saputo cogliere l’opportunità di intervenire con forza nel dibattito sociale e mediatico per avviare un pensiero più ampio sul tema della disabilità.
Era una grande occasione per far capire che un approccio positivo alla disabilità, al ‘diverso’ è un problema culturale e richiede strategie politiche di sistema; una legge può aiutare a combattere la discriminazione, ma quando è l’intero sistema a essere discriminatorio, è necessario un dibattito sociale e politico che porti a una diversa comprensione della disabilità e della diversità. Un esempio su tutti: le persone con disabilità o diverse possono essere una risorsa per la collettività come tutti, non devono essere presentate solo come un fardello o come un costo da ridurre se vogliamo cominciare a parlare realmente di parità”.
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Ultima modifica: 19/11/2021