Cos'è la craniosinostosi? Come mai è annoverata all'interno delle malattie rare? Quali sono le sue tipologie?
Il termine craniosinostosi si riferisce all’ossificazione delle suture presenti prima della formazione completa del cranio nella vita prenatale. In particolare, indica un gruppo di patologie rare caratterizzate da una malformazione della struttura cranica del neonato.
Tutte le forme di craniosinostosi sono caratterizzate da deformità del cranio, appunto. Tuttavia, coinvolge anche la faccia e gli arti nelle forme sindromiche. È importante non confondere tale patologia con la craniostenosi, in quanto con tale parola ci riferiamo a patologie che danno luogo anche alla riduzione del volume del cranio.
L’incidenza di tale malattia rara è di 1 su 2.000/2.500 nati vivi, di cui i maschi sono maggiormente colpiti.
La craniosinostosi è tipicamente riconoscibile nelle malformazioni del cranio dovute all’ossificazione precoce di una o più suture craniche. In linea generale, il cranio è un unico osso solido formato a seguito della fusione del tessuto fibrocartilagineo delle suture, che avviene in circa 2 anni dalla nascita.
Se tali fusioni accadono prematuramente, il cranio si espande lungo le stesse suture, le quali rimangono aperte, causando irregolarità al normale sviluppo parenchimale e cranico. Inoltre può causare un aumento della pressione intracranica e un cambiamento delle ossa facciali, compromettendone la simmetria.
Spesso la craniosinostosi è sporadica, tuttavia può essere una patologia ereditaria in due casi:
In generale, sono oltre 70 i geni coinvolti nelle varie forme di craniosinostosi. Tuttavia, è possibile suddividerle in due grandi famiglie a seconda di alcune caratteristiche principali:
Le più frequenti sono le craniosinostosi semplici non sindromiche (che riguardano una sola sutura). Invece, per le varianti isolate, le cause sono più difficili da definire, in quanto possono essere multifattoriali (combinazione di fattori genetici e ambientali ancora poco chiari). Per le forme sindromiche, infine, è più frequente identificare una causa genetica.
Possiamo riscontrare ben 4 tipo di craniosinostosi semplici:
In quanto alle forme complesse, invece, le loro cause sono riconducibili ad alterazioni della struttura cromosomica e a mutazioni genetiche. I geni più frequentemente coinvolti sono i codificanti dei recettori dei fattori di crescita dei fibroblasti, il gene TWIST, il gene TCF12, il gene MSX2 e il gene EFNB1.
Nel dettaglio, possiamo riconoscere 5 tipologie di sindrome:
Com’è possibile intuire da quanto abbiamo appreso finora, il primo e unico sintomo può essere la malformazione della testa e del viso. Tuttavia, ci sono anche altre componenti peculiari da tenere sotto esame, come un volto non simmetrico, le fontanelle piccole o assenti e la pressione intracranica.
Quest’ultima è meno comune, ma può essere riconosciuta attraverso alcuni sintomi come sonnolenza, ipertrofia delle vene del cuoio capelluto, aumentata irritabilità, grido acuto, difficoltà dell’alimentazione, vomito, aumento della circonferenza cranica, crisi epilettiche, protrusione dei bulbi oculari e ritardo dello sviluppo.
In quest’ambito, sono riconosciute due classificazioni di craniosinostosi:
Visto che siamo di fronte a una malattia rara, la diagnosi risulta complessa e difficoltosa. Ovviamente, deve essere fatta nel periodo neonatale. Anche se, a volte, la craniosinostosi può richiedere alcuni mesi prima di essere correttamente identificata.
Di base, è effettuata attraverso una visita medica e confermata dalla tomografia computerizzata (TC) del cranio con ricostruzioni tridimensionali. In altri casi, l’esame ecografico ad alta risoluzione può tornare utile. Da non sottovalutare, infine, la radiografia del cranio.
Di base, ci sono alcuni fattori di rischio che sono tenuti in considerazione durante la diagnosi: nascita pretermine (meno di 37 settimane): peso del neonato inferiore ai 2.500 grammi; gravidanza gemellare; età paterna superiore ai 40 anni; cause iatrogene; patologie metaboliche o ematologiche.
Finora l’unica soluzione da apporre contro la craniosinostosi è l’intervento chirurgico, affiancato – quando occorre – a terapie per eventuali sintomi associati. Per questo motivo, è importante operare durante il primo anno d’età di vita così da ridurre al minimo i danni. Attualmente, però, non è disponibile un trattamento in grado di arrestare completamente l’ossificazione precoce.
Per avere maggiori informazioni da parte di specialistici, ti inviamo a consultare:
Ultima modifica: 27/04/2020