Covid, arriva “Eris”: cosa sappiamo sulla variante dell’autunno 2023

Redazione:

Dopo che agosto 2023 è stato un mese contraddistinto dalla variante Pirola, al centro di numerose osservazioni per spiegare il recente aumento dei contagi, adesso si guarda ad Eris, la variante del Covid che potrebbe diventare dominante durante l’autunno 2023. Nota con il nome scientifico EG.5, anche in questo caso siamo di fronte a una variante che potrebbe avere proprietà tali da diffondersi a livello mondiale. A oggi però il rischio per salute pubblica è a basso.

Dobbiamo preoccuparci della variante Covid Eris?

Come capita sovente ormai da diversi mesi, la circolazione del Covid può determinare la nascita di varianti virali di interesse per la comunità scientifica globale, visto che ogni “nuovo nato” potrebbe determinare il riacutizzarsi di una possibile pandemia. Rispetto al passato però, oggi conosciamo più a fondo il virus e abbiamo strumenti validi che ci difendono dal rischio di sviluppo di malattia grave.

Detto ciò, cosa sappiamo sulla variante EG.5? Poco o nulla, più che altro perché le informazioni in nostro possesso sono ancora preliminari. Come scrive il Centro Europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito la variante Eris nella tabella delle varianti d’interesse a partire dal 9 agosto 2023, dopo che per diverso tempo è stata catalogata come variante sotto monitoraggio.

Anche in questo caso, abbiamo una variante figlia di Omicron XBB, ha un lignaggio discendente dalla variante Arturo e assomiglia molto alla variante Kraken. Alcune caratteristiche che la rendono di forte interesse per gli esperti, visto che presenta una maggiore prevalenza, un vantaggio di crescita e una proprietà di fuga immunitaria tale da essere necessaria una osservazione peculiare nei suoi confronti.

Lo stesso ECDC fa comunque presente che, in data 14 agosto 2023, il lignaggio EG.5 ha dimostrato un vantaggio di crescita settimanale rispetto alle sue colleghe negli Stati Uniti (variante più comunemente rilevata), nel Regno Unito (EG.5 rappresentava tra il 10 e il 17% dei casi ed era il secondo ceppo più diffuso) e in Europa.

Secondo uno studio italiano dell’Università dell’Insubria, pubblicato sulla rivista European Journal of Internal Medicine e coordinato dal docente di Malattie dell’apparato cardiovascolare del Dipartimento di Medicina e innovazione tecnologica, Fabio Angeli, Eris avrebbe un comportamento particolare circa l’elusione del sistema immunitario: ci sarebbe una particolare mutazione sulla proteina Spike del virus, la F456L, che garantirebbe una maggiore capacità di sfuggire agli anticorpi. Si tratta comunque di una capacità vista negli ultimi mesi anche nelle altre varianti Covid.

Quali sono i sintomi della variante Eris del Covid?

Anche in questo caso, Eris non mostra differenze rispetto ad altre varianti e sottovarianti, per cui i segni e i sintomi a essi legati sono pressoché gli stessi che abbiamo imparato a conoscere in questi anni. Possiamo trovare quindi febbre, tosse secca, mal di gola, mal di testa, affaticamento, congestione nasale, dolori muscolari e articolari.

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Angelo Andrea Vegliante
Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.

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