Il termine spasticità deriva da una parola greca che significa “crampo”, e viene usato per indicare un segno clinico caratterizzato da un anomalo e spropositato aumento del tono muscolare che può essere la conseguenza di una lesione del cervello o del midollo spinale. L’aumento del tono muscolare è in relazione con la velocità di movimento ed aumenta con l’aumentare della stessa.
Cause della spasticità
In realtà la spasticità non è causata dalla lesione cerebrale in sé per sé, ma è la conseguenza della riorganizzazione del cervello a seguito di una lesione. Nell’immediato post-lesione (da pochi giorni fino a pochi mesi), il cervello attraversa una specie di “fase stand-by” durante la quale “blocca” le informazioni che provengono o arrivano da/alla zona lesionata. I segni fisici di questo meccanismi sono rappresentati dalla paralisi flaccida di uno o più arti seguita da una fase di ipereccitabilità della stessa zona, durante la quale il tono muscolare aumenta.
Questa “fase di stand-by” rappresenta una difesa che il cervello mette in pratica per preservare la zona lesa da stimoli che potrebbero danneggiarla ulteriormente.
Spasticità sintomi
I sintomi della spasticità, che è anche una manifestazione frequente nella sclerosi multipla, vanno da una lieve compromissione della motilità alla perdita totale del controllo dei muscoli scheletrici.
A seconda della zona del corpo colpita, e che quindi presenterà una mobilità compromessa se non del tutto assente, si possono distinguere:
- monoparesi: se è colpito un unico arto;
- paraparesi: se sono colpiti due arti;
- emiparesi: paralisi limitata ad un lato del corpo;
- tetraparesi: paralisi che colpisce tutti e quattro gli arti e che può interessare anche i muscoli di collo e tronco.
Tra i sintomi il soggetto può presentare problemi di equilibrio e di coordinazione, difetti del linguaggio, disfagia. Al contrario di quanto il pensiero comune induca a credere, alla spasticità non è necessariamente associata un’alterazione delle capacità intellettive o un ritardo mentale.
La diagnosi
All’esame clinico, durante il quale il medico valuterà la resistenza del muscolo all’allungamento passivo, è possibile osservare alcuni riflessi patologici e primitivi come il segno di Babinski. In ambito clinico è impiegata una scala, che prende il nome di scala di Ashworth, che quantifica le alterazioni del tono muscolare ed il cui punteggio varia da 0 a 4:
0: assenza di modificazione del tono durante la mobilizzazione;
1: aumento moderato del tono con sensazione di “gradino” quando l’arto viene flesso ed esteso;
2: aumento evidente del tono, ma mobilizzazione ancora possibile;
3: considerevole aumento del tono, con difficoltà al movimento passivo;
4: contrattura fissa in flessione o estensione.
Trattamento
Gli obiettivi del trattamento della spasticità sono:
- migliorare la funzione degli arti;
- ridurre il dolore;
- facilitare l’igiene personale.
Le terapie ad oggi disponibili sono suddivisibili in orali, intramuscolari e chirurgiche, ma nessuna di queste purtroppo è definitiva. Vista però la natura fluttuante della patologia, tutti i trattamenti disponibili necessitano di rivalutazioni periodiche atte a valutarne l’efficacia.
In genere il piano terapeutico, fortemente individualizzato in base al grado ed al tipo di spasticità del paziente, si basa su una combinazione di fisioterapia e terapia farmacologica.
Lo scopo di molti trattamenti fisioterapici è quello di cercare di ridurre gli spasmi mobilizzando gli arti paretici e rafforzando la muscolatura sana.
Secondo alcuni specialisti inoltre, l’ippoterapia è utile nei bambini con spasticità conseguente a malattie congenite: gli stimoli che il cavallo invierebbe al bambino infatti, sembrerebbero aiutarlo ad acquisire la capacità di camminare.
Attualmente la terapia farmacologica della spasticità è esclusivamente sintomatica e si avvale di farmaci che possono agire su due fronti:
- a livello del sistema nervoso centrale: riducono il tono muscolare;
- a livello delle fibre muscolari scheletriche: agiscono sui nervi periferici inibendo l’eccitazione delle placche neuromuscolari.
Nel complesso, la sostanza sul cui uso esistono più dati è il baclofen, agonista del recettore per il GABA, un importante neurotrasmettitore inibitorio che agisce prevalentemente a livello delle fibre motorie riducendo il rilascio di neurotrasmettitori. È particolarmente efficace nel trattare gli spasmi dolorosi e l’aumentato tono muscolare di origine spinale.
Oltre alla terapia farmacologica è possibile ricorrere alla chirurgia correttiva ortopedica per evitare deformazioni muscolo-scheletriche o per correggerne di già esistenti o alla neurochirurgia, attraverso la quale si interrompono le radici nervose dei muscoli affetti da spasticità.