Epstein-barr è un virus che causa molte patologie, tra cui la mononucleosi infettiva. Questo virus si trasmette attraverso i baci e provoca sintomi comuni: affaticamento estremo, febbre, mal di gola e linfonodi gonfi.
Per scoprire se si è affetti dal virus di epstein barr è necessario effettuare le analisi del sangue e poi sottoporsi alle cure. I sintomi del virus ebv (febbre e dolore) scompaiono con paracetamolo e farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS).
Epstein-barr: cos’è il virus (ebv)
Le infezioni connesse al virus di Epstein-Barr (EBV) sono molto comuni. L’ebv appartiene alla famiglia degli herpesvirus di tipo 4 e ha un’incidenza molto forte. Negli Stati Uniti, quasi il 50% dei bambini di 5 anni e la quasi totalità degli adulti ha contratto l’infezione da EBV. Nella maggior parte delle infezioni, il virus di epstein-barr si manifesta in modo asintomatico (come il Covid-19).
La mononucleosi si caratterizza per la presenza di una quantità considerevole di globuli bianchi (cellule mononucleate) nel sangue. Gli adolescenti e i giovani in generale si infettano attraverso la saliva. Il virus Epstein barr rimane nell’organismo per tutta la vita.
I bambini sotto i 5 anni, in prevalenza, sviluppano una forma di infezione asintomatica. Ad essere colpiti sono per lo più i ragazzi e gli adulti, che possono sviluppare una forma di mononucleosi infettiva.
Come si trasmette il virus Epstein Barr?
Il contagio da virus Epstein barr avviene in prevalenza in modo diretto attraverso la saliva (via oro-faringea), le urine, i rapporti sessuali non protetti e le trasmissioni di sangue. Ad ogni modo, può capitare anche di venire contagiati attraverso l’utilizzo di oggetti infetti come posate, bicchieri, piatti, giocattoli e le goccioline che fuoriescono quando si tossisce.
Il grado di contagiosità è molto alto: l’epstein barr virus può rimanere nella falange anche per un anno. Chi si infetta di ebv-virus, è destinato a vivere periodi di riattivazione del virus in cui i portatori sani possono trasformarsi in fonte di contagio. Il contatto fra portatori sani del virus di epstein barr non provoca conseguenze ulteriori.
Solo l’uomo (e alcune scimmie antropomorfe) sono colpiti del virus di Epstein-Barr, che si replica nelle cellule epiteliali nasofaringee e si diffonde nell’organismo in modo graduale: prima coinvolge le ghiandole salivari e i linfonodi dei tessuti orofaringei e in seguito il sistema linforeticolare (linfociti B). Per ultimo, il virus raggiunge il fegato e la milza. I ceppi del virus che sono stati individuati dalla scienza sono due, EBV-1 e EBV-2: l’infezione che ne deriva è praticamente la stessa.
Sintomi del virus di Epstein-barr
I sintomi iniziali della mononucleosi infettiva (la malattia derivante dal virus di epstein-barr) sono affini a quelli di qualsiasi malanno invernale simile all’influenza: spossatezza, malessere, cefalea, inappetenza, dolori muscolari diffusi, sudorazione, mal di gola, febbre, ingrossamento dei linfonodi. Questi sintomi sono causati dalla produzione di linfociti, monociti e altre sostanze che vengono prodotte per contrastare l’infezione.
Il periodo di incubazione del virus è molto lungo e può arrivare fino a 50 giorni in adulti e adolescenti. I bambini sotto i 5 anni invece la sviluppano in tempo minore (entro i 15 giorni dal contagio). Nel caso in cui il virus riesca a trovare terreno fertile nel sistema immunitario, la mononucleosi può trasformarsi in una malattia più critica.
I sintomi possono evolvere in astenia, mal di gola e placche, linfoadenomalgia (linfonodi sul collo), febbre alta (anche fino a 40°), sudorazione elevata, splenomegalia (aumento delle dimensioni della milza), esantema morbilliforme (simile al morbillo), disfunzioni epatiche e lieve ittero.
Epstein-barr: esami da fare diagnosi
Il quadro sintomatologico della mononucleosi è simile a quello di altri virus come il citomegalovirus o la rosolia. La comparsa di sintomi come febbre, ingrossamento dei linfonodi o faringite quindi non è sufficiente per diagnosticare la mononucleosi. La diagnosi certa si può ottenere soltanto attraverso la certificazione dell’aumento di linfociti nel sangue e la presenza di anticorpi contro EBV.
Ecco gli esami: esame emocromocitometrico (che può rilevare l’aumento dei globuli bianchi e la presenza di cellule mononucleate); monotest sierologici; ricerca degli anticorpi anti-EBV VCA (ricerca della presenza di anticorpi di classe IgG e IgM e che può individuare la presenza di anticorpi specifici del virus riscontrabili anche a distanza di anni nel sangue).
Come si cura la mononucleosi?
Le persone affette da mononucleosi devono sottoporsi (tendenzialmente) a un periodo di riposo. La febbre e il dolore si alleviano con paracetamolo o farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) come aspirina o ibuprofene. Solo eventuali complicazioni costringeranno il paziente ad assumere farmaci corticosteroidei.
I farmaci antivirali invece non hanno un buon effetto sulla mononucleosi infettiva e non vanno utilizzati in alcun modo. Dopo circa 2-3 settimane, di norma, si possono riprendere le attività quotidiane.
Complicazioni della mononucleosi (virus ebv)
Il decorso della mononucleosi è di circa 3-6 settimane. In questo periodo, la maggior parte delle persone contagiate ritorna alla vita di tutti i giorni. Ad ogni modo, a seconda del sistema immunitario e della tenacia del ceppo, l’infezione può provocare una sensazione di stanchezza latente, chiamata anche sindrome da stanchezza cronica.
Nei casi più gravi (e per fortuna rari) può causare patologie ematologiche (anemia emolitica e piastrinopenia), nervose (convulsioni, alterazioni del comportamento, encefaliti e meningiti) e connesse agli organi (che possono coinvolgere il cuore e anche i polmoni).
In una percentuale ancora più ridotta, l’infezione da virus di epstein barr provoca uno scompenso immunitario così devastante che può determinare l’insorgenza del linfoma di Burkitt, il cancro nasofaringeo e altre malattie neoplastiche. Il virus infatti è potenzialmente capace di alterare il DNA e predisporre la cellula allo sviluppo dii tumori.