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Origine del Coronavirus: tutto ciò che sappiamo

Da quando è iniziato il contagio, l’origine del Coronavirus è stato un argomento al centro della discussione politica, medica e popolana. Tutto ciò, però, ha portato persino alla diffusione di Fake News assurde e inconcludenti, realizzate ad arte proprio perché sul nuovo virus sappiamo ancora molto poco. 

Quest’oggi, quindi, cerchiamo di capire cosa conosciamo sull’origine del Coronavirus, cosa c’entrano i pipistrelli, perché coinvolge il concetto di ecosistema e perché non è possibile che sia stato creato in laboratorio.

Quand’è iniziata l’origine del Coronavirus?

Com’è stato appurato diverso tempo fa, anche da un’inchiesta del New York Times, l’origine del Coronavirus sarebbe localizzata temporalmente intorno alla fine di dicembre 2019. Durante questo periodo, infatti, a Wuhan (Cina) sono stati registrati i primi casi di persone positive alla malattia COVID-19.

Da dove arriva l’origine del Coronavirus? Ipotesi pipistrello?

Per rispondere a questa domanda, ci faremo aiutare da fonti estere e dichiarazioni di esperti. In linea generale, i ricercatori sono convinti che esista un legame tra il nuovo Coronavirus e il virus RaTG13 trovato nei Rinolofidi, una famiglia di pipistrelli. 

L’ipotesi più accreditata è che sia avvenuto uno spillover tra il pipistrello e l’essere umano, cioè che il virus sia passato da un mammifero all’altro. Non è l’unica teoria accolta dalla comunità scientifica internazionale, ne esistono altre.

Ad esempio, si valuta l’idea che, prima di raggiungere gli esseri umani, il virus abbia subito una mutazione, in quanto da un pipistrello avrebbe colpito un altro animale (pangolino, serpente o pesce) per poi arrivare all’uomo.

Tuttavia, al momento è ancora difficile stabilire con certezza quale sia l’origine dell’infezione del Coronavirus.

Perché si ipotizza che il virus sia partito da un pipistrello?

La teoria secondo cui il Coronavirus sia nato da un pipistrello è stata avanzata da un team di scienziati a Wuhan (South China Morning Post). Secondo gli studi dei ricercatori del Wuhan Institute of Virology, infatti, esiste una somiglianza del 96% tra il virus del pipistrello e il genoma generale del Coronavirus.

Per lo più, il nuovo virus sta dimostrando mutazioni mai viste prima, e anche questo spiegherebbe come mai è così difficile scoprirne l’origine.

Come mai c’è stata l’origine del Coronavirus?

La domanda non è così banale, in quanto i “coronavirus umani” sono abbastanza rari. Fino ad oggi, infatti, ne abbiamo avuti sette: 229E, NL63, OC43, HKU1, MERS-CoV, SARS-CoV e SARS-CoV-2. Ciò ci aiuta a supporre che lo spillover animale-uomo di un virus di questo tipo è raro. Nonostante ciò, come mai il nuovo Coronavirus è nato?

Per rispondere al quesito, possiamo andare a leggere le dichiarazioni a Il Manifesto di David Quammen, divulgatore scientifico e autore del libro “Spillover”. Nell’intervista, Quammen specifica che, per comprendere l’origine del Coronavirus, bisogna conoscere la differenza tra zoonosi e non.

“Il 60% delle malattie infettive umane sono zoonosi – afferma il divulgatore -, cioè il virus è stato trasmesso da un animale in tempi relativamente recenti. L’altro 40% delle malattie infettive proviene da altro, da virus o altri agenti patogeni che si sono lentamente evoluti nel tempo assieme all’uomo”, come il vaiolo.

Una differenza peculiare tra le due è la cura. Le non zoonosi, infatti, sono più semplici da combattere in quanto “non vivono negli animali”. Invece, per le zoonosi, bisogna fare il discorso opposto. “A meno che non uccidiamo gli animali in cui [il virus, ndr] vive”, spiega Quammen. Ma “la soluzione è lasciare in pace i pipistrelli, perché i nostri ecosistemi hanno bisogno dei pipistrelli”.

Infine, secondo Quammen, la probabilità che il virus sia passato da pipistrello a umano è da considerare alta in quanto appartengono alla categorie dei mammiferi. Come se non bastasse, “i pipistrelli rappresentano un quarto di tutte le specie di mammiferi sul pianeta (25%)”.

Coronavirus in Cina: mercato di Wuhan come epicentro della pandemia?

L’origine del Coronavirus viene localizzata in Cina, in particolar modo in un mercato del pesce di Wuhan. Come mai? Innanzitutto, secondo alcune ricerche (South China Morning Post) il commercio di animali selvatici vivi è indicato come una probabile rampa di lancio del Coronavirus.

A detta di Andrew Cunningham, vicedirettore scientifico della Zoological Society di Londra, “i mercati di animali selvatici vivi sono luoghi ideali in cui si verificano i virus zoonotici” (South China Morning Post). 

Per Gavin Smith, professore del programma di malattie infettive alla Duke-NUS Medical School di Singapore, è tutto “un gioco di numeri. Più ospiti infetti hai, maggiore è la probabilità che si verifichi una sorta di mutazione del virus” (South China Morning Post). Insomma, lo spillover è altamente improbabile, ma non impossibile.

Coronavirus di Wuhan: un ulteriore ipotesi fuori città

Il fatto che il Coronavirus abbia una mutazione ‘originale’ rende la questione ancora più ingarbugliata. Vincent Racaniello, professore di microbiologia e immunologia alla Colombia University di New York, afferma che “un virus simile alla SARS-CoV-2 potrebbe aver infettato qualcuno fuori città [Wuhan, ndr]. Forse c’erano già diverse brevi catene d’informazioni prima che il virus raggiungesse Wuhan” (South China Morning Post). 

A tal proposito, lo stesso Racaniello ipotizza che la prima infezione possa essere avvenuta nel momento in cui un contadino ha raccolto degli escrementi di pipistrello da usare come fertilizzante per la propria terra.

Le origini del Coronavirus e il rispetto dell’ecosistema

Fino a qui, dunque, abbiamo capito che le ipotesi scientifiche più accreditate asseriscono che l’origine del Coronavirus sia di tipo naturale. E proprio questa analisi comporta una vasta gamma di scenari possibili che si sono innescati per far sì che l’infezione da nuovo Coronavirus arrivasse anche all’uomo.

In questo campo, quindi, entra in gioco il tema del rispetto dell’ecosistema e dell’ambiente che l’essere umano abita ogni giorno. La questione si lega con un filo sottile anche al commercio degli animali vivi in Cina, e non sorprende che recentemente il Paese asiatico abbia messo al bando le carne di animali selvatici (Repubblica).

Secondo Quammen, c’è una lezione da imparare: “Il modo in cui viviamo su questo pianeta ha delle conseguenze negative. Noi dominiamo questo pianeta come nessun’altra specie ha mai fatto. Ma ci sono conseguenze e alcune prendono la forma di una pandemia da coronavirus. Non è una cosa che è capitata. È il risultato delle cose che facciamo, delle scelte che prendiamo. Tutti ne siamo responsabili” (Il Manifesto).

L’origine del Coronavirus in laboratorio?

Numerosi complottisti hanno cominciato a diffondere Fake News secondo cui il Coronavirus sia stato creato in laboratorio. 

L’enigma è improvvisamente divampato quando online è stato diffuso un video del TGR Leonardo del 16 novembre 2015, nel quale si parlava della creazione di un supervirus polmonare creato da pipistrelli e topi per motivi di studi in Cina.

Una serie di coincidenze che, però, non trovano evidenze scientifiche. In primis perché il virus di cui si parla nel servizio non è la SARS-CoV-2 (Open). Poi, perché il genoma del virus in questione non ha elementi di ingegnerizzazione. Chi ha provato a sostenere il contrario, non ha superato il test di peer review.

La questione è tornata nuovamente alle cronache il 26 marzo 2020. TGR Leonardo, infatti, ha chiamato in causa il biologo Enrico Bucci del Temple University di Philadelphia, il quale ha spiegato come mai il Coronavirus non è nato in laboratorio.

“SARS-CoV-2 – spiega – presenta un certo numero di differenze rispetto ai suoi progenitori in pipistrello. Perché queste differenze si siano evolute nel nuovo virus c’è bisogno di 2 cose: o di un grandissimo numero di pipistrelli o di un grandissimo numero di anni, perché le mutazioni sono un fatto casuale. In laboratorio non abbiamo avuto né abbastanza tempo né abbastanza pipistrelli”.

Non è tutto qui, però. Una notizia arrivata dagli USA, infatti, ha riaccesso i riflettori sulla questione, in quanto sembrerebbe che l’intelligence abbia indagato su un laboratorio Wuhan proprio riguardo all’origine del Coronavirus.

Quindi, il 16 aprile 2020, il generale dell’esercito americano Mark A. Milley è intervenuto in una conferenza stampa per sedare gli animi. In sostanza, sono state realmente fatte delle indagini, ma i risultati “si sono rivelati inconcludenti (Washington Post)”. E, infine, Milley ha aggiunto che “le evidenze sembrano suggerire l’origine naturale [del virus, ndr]”.

Coronavirus e HIV: è solo una Fake News

Nelle ultime ore, la tesi secondo cui l’origine del Coronavirus sia rintracciabile nell’errore umano avvenuto in un laboratorio di Wuhan è tornata a circolare a causa di alcune dichiarazioni del professor Luc Montagnier.

Il premio Nobel per la Medicina 2008 (noto per alcune dichiarazioni opinabili su vaccini e omeopatia), infatti, in un’intervista al podcast “Pourquoi Doctor“, sostiene l’ingegnerizzazione del nuovo virus per la ricerca di un vaccino contro l’HIV (Open).

Per avvalorare la propria tesi, il professore cita uno studio dell’Università di Nuova Delhi del 31 gennaio 2020 (“Uncanny similarity of unique inserts in the 2019-nCoV spike to HIV-1 gp120 and Gag”).

Tuttavia, il report è stato ritirato (come si legge sul sito che lo ospita) e smontato da una ricerca congiunta di diverse università americane di metà febbraio 2020 (“HIV-1 did not contribute to the 2019-nCoV genome”). Insomma, non ha superato la peer review, e dunque non è una fonte autorevole che ci aiuta a rispondere al quesito sull’origine del Coronavirus.

Ultima modifica: 09/02/2021

Angelo Andrea Vegliante

Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.