Come cambia la vita dei disabili? Lo abbiamo chiesto a Francesca Arcadu, donna con disabilità di Sassari (Sardegna).
Gli ultimi aggiornamenti del Coronavirus Italia riguardano le disposizioni emanate d’urgenza dal governo tra l’8 e il 9 marzo 2020. Di fatto, dopo il primo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che aveva delineato alcune parti del Nord Italia nella zona arancione, il successivo Dpcm di lunedì ha ampliato le misure per tutto il Paese. In questo contesto, dunque, quali sono le conseguenze sulle vite dei disabili?
In base alle disposizioni dell’ultimo decreto, l’esercizio degli ambulatori medici è garantito. Invece, per i centri riabilitativi, dipende dal gestore di riferimento. E qui, sorge una possibile domanda: che fine fa la fisioterapia per disabili? Un dubbio non di poco conto, visto che numerosi sono i disabili che necessitano di cure fisioterapiche e riabilitative, anche giornaliere. Insomma, resta tutto in mano alla discrezionalità e al senso di responsabilità delle strutture.
Tra le persone disabili a rischio per il contagio da Coronavirus c’è Francesca Arcadu, donna di 44 anni di Sassari con una disabilità motoria per una malattia neuromuscolare. Francesca, che abbiamo imparato a conoscere tempo fa con il tema della violenza sulle donne, è chiusa in casa da diversi giorni. Da lì, posta su Facebook numerosi messaggi per richiamare tutti al senso di responsabilità comune e all’importanza di garantire assistenza ai disabili. L’abbiamo intervistata.
“I decreti che si stanno susseguendo di giorno in giorno hanno avuto profondi effetti sulla mia vita quotidiana. Da diversi giorni sono chiusa in casa senza poter andare a lavoro, poiché faccio parte delle categorie di soggetti fragili maggiormente a rischio che devono prendere precauzioni ed evitare al massimo il contatto con le persone. Ho fatto richiesta per lo smart working, sono in attesa che mi venga attivato”.
“No. Purtroppo le sedute settimanali di fisioterapia e ginnastica respiratoria di cui usufruisco quasi tutti i giorni sono state interrotte a scopo precauzionale. Non sappiamo quando saranno ripristinate perché, al momento, non ci sono le condizioni di sicurezza per fruirne. Questo per me, e per tutte le persone con problemi di salute, rappresenta un problema serio perché in assenza di trattamenti le nostre condizioni possono aggravarsi”.
“Non sono solo preoccupata, sono angosciata per la leggerezza con la quale troppe persone hanno da subito affrontato questa emergenza, sottovalutando gli avvisi degli scienziati e delle autorità e continuando a uscire, seguire comportamenti sconsiderati minimizzando gli effetti di questa epidemia”.
“Purtroppo, proprio a causa dei comportamenti sconsiderati e della totale mancanza di empatia e di consapevolezza di molte persone, il contagio è altissimo e il rischio per le categorie fragili è ancora più alto e pericoloso che per le persone sane. Per questo ho ritenuto fosse utile e necessario espormi in prima persona, con la mia esperienza di persona con disabilità, per raccontare attraverso i social in modo chiaro, empatico e anche ironico (per veicolare meglio il messaggio) tutti gli effetti diretti e indiretti di questo momento così difficile. Credo, a giudicare dal numero delle condivisioni e dai commenti ricevuti, di esserci riuscita e che questa condivisione sia stata utile. Continuerò a farlo anche nei prossimi giorni, infatti”.
“Personalmente non esco da casa da oltre 5 giorni, non ricevo persone se non le operatrici della cooperativa che si occupano della mia assistenza personale quotidiana. Operatrici che vengono nella mia casa con dispositivi come mascherina, guanti, camice per tutelarmi e tutelarsi. Le ringrazio profondamente perché, nonostante la tensione e le difficoltà, non hanno interrotto il servizio che diventa necessario e fondamentale per poter condurre la propria vita.
Ho due genitori anziani che non stanno uscendo di casa, perché anche loro soggetti a rischio, e un compagno che si muove solo per lavoro e con la massima accortezza perché poi il resto del tempo si occupa di me. Come potete vedere per noi questa situazione rappresenta una ulteriore grande limitazione di vita, alla quale si aggiunge la paura che qualcuno di noi si ammali. Cerchiamo, nonostante questo, di stare calmi, utilizzando i social per mantenere i contatti col mondo e non sentirci troppo isolati”.
“Lo spero. Temo che molti comportamenti di responsabilità individuale siano stati messi in atto troppo tardi. Forse si poteva arginare prima e meglio il numero dei contagi, ma mi pare che adesso stia passando la consapevolezza che tutto dipende da noi. E dalla immensa bravura e preziosità del nostro Sistema Sanitario Nazionale che sta facendo un lavoro immenso e al quale va tutta la nostra gratitudine”.
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Ultima modifica: 20/04/2020