Come impiegare la fisioterapia respiratoria su pazienti con COVID-19? La risposta arriva dalla nostra esperta.
La guerra contro il nuovo Coronavirus si gioca anche sul campo degli operatori sanitari, in particolare della fisioterapia respiratoria.
Ad esempio, la riabilitazione respiratoria è un trattamento che, secondo una logica multidisciplinare, combina in modo integrato assistenza medica ed infermieristica, terapia farmacologica, terapia riabilitativa, supporto psico-nutrizionale, norme comportamentali e programmi educativi. Lo scopo è aiutare i pazienti affetti da malattie respiratorie croniche al controllo dei sintomi e al miglioramento delle loro attività quotidiane.
In questo panorama mediatico dove tutti si improvvisando esperti del caso, volevo parlarvi di ciò che forse si conosce poco. Cercherò di farlo spiegandovi al meglio l’importanza di seguire i pazienti con COVID-19 in modo multidisciplinare.
Il COVID-19 genera polmonite caratterizzata da infiltrati interstiziali bilaterali con grave insufficienza respiratoria ipossica (ARDS acute respiratory distress syndrome), conseguente a grave alterazione del rapporto ventilazione-perfusione e possibile shunt, che provoca una restrizione polmonare con necessità di alti flussi di ossigeno per mantenere la saturazione nei valori ottimali.
Il paziente ipossiemico acuto può manifestare una dispnea persistente e necessita quindi di ossigeno terapia. Se non sufficiente, di ventilazione meccanica non invasiva o High Flow Nasal Oxygenation. E se ancora non bastasse, di intubazione con respirazione meccanica invasiva.
Nella prima fase riabilitativa bisogna prevenire le complicanze da immobilità, evitare l’aumento del distress respiratorio, evitare manovre di disostruzione bronchiale, l’allenamento allo sforzo, ma soprattutto evitare la respirazione diaframmatica.
Nella fase successiva, ossia a negativizzazione del paziente in cui è svezzato dalla ventilazione meccanica invasiva o non, la riabilitazione consisterà nelle seguenti operazioni:
L’ARIR (associazione riabilitatori dell’insufficienza respiratoria) e l’AIFI (associazione Italiana fisioterapisti) si sono unite nel rilasciare delle indicazioni per la fisioterapia respiratoria nei pazienti affetti da COVID-19, specificando che le indicazioni dovevano sempre essere adattate alle direttive delle “unità di crisi” e approvate dai direttori delle strutture deputate alla gestione dei soggetti affetti da questa patologia.
Quello che si è notato fin da subito è la repentinità di questa malattia. L’attento monitoraggio è il segreto per l’elevato rischio di fallimento della gestione non invasiva. Può avvenire velocemente un deterioramento dell’ipossiemia che porta alla necessità di intubazione e ventilazione meccanica invasiva.
L’ARIR sottolinea che ci sono delle evidenze, dai dati dell’epidemia SARS, che queste metodiche (ossigenoterapia, supporto respiratorio non invasivo: CPAP, BiPAP, NIV, HFNO) possono incrementare il rischio di diffusione aerogena del virus. Quindi, è preferibile l’intubazione in elezione (ovvero programmata) invece che a quella cosiddetta “in emergenza”, per ridurre le complicanze dell’intubazione stessa oltre che per ridurre i rischi di errore-contaminazione del personale sanitario.
Il personale sanitario che coopera in tal senso deve opportunamente adottare strategie condivise, training in team multidisciplinari, tenendo conto anche dei livelli di cura disponibili, delle apparecchiature in dotazione e della fattibilità di assistenza intensiva.
Analizziamo gli interventi possibili e quali sono gli strumenti per la fisioterapia respiratoria da impiegare nei pazienti con nuovo Coronavirus.
Nel dettaglio:
Un aspetto rilevante è rappresentato dalla postura assunta dal paziente. Evitare la postura Slumped (scivolata dal letto), favorendo un corretto posizionamento in posizione semi-seduta o seduta.
Quando è possibile favorire l’alternanza dei decubiti laterali e considerare le indicazioni alla posizione prona o semi-prona. Per ridurre il rischio di sforzo fisico del paziente, è consigliabile l’utilizzo di cuscini/ausili che permettono una posizione stabile senza necessità di sforzo da parte del paziente.
In particolare, si consiglia:
Per contenere la dispersione di droplet si consiglia:
Dopo aver analizzato le tipologie che si possono presentare vediamo insieme e prevenzioni delle complicanze:
L’AIFI ci tiene a parlare di due argomenti importanti. Il primo riguarda le procedure da non applicare in fase acuta. Nei pazienti con COVID-19 in fase acuta sono sconsigliate le seguenti pratiche:
Il secondo tema affrontato dall’AIFI riguarda la messa in sicurezza del personale sanitario addetto, sulla disponibilità di DPI necessaria a ridurre i contagi dei professionisti che stanno aumentando.
Serve attenersi alle indicazioni riportate dal documento prodotto dal Gruppo lavoro ISS prevenzione e controllo delle infezioni, così condividere un modus operandi sicuro ed efficacie. Per maggiori informazioni, c’è il nostro approfondimento.
Oggi, in occasione della pandemia da coronavirus, molte realtà si trovano a dover gestire tanti pazienti in fase acuta e non, con carichi di lavoro eccezionali e non sempre con personale specializzato.
Quindi, spero che quest’articolo sia stato utile non solo a coloro che si documentano sulla situazione che ci circonda, ma anche ai colleghi che stanno affrontando in prima linea il “mostro” affinché queste indicazioni siano valide nel loro lavoro e nel lavoro di tutti noi fisioterapisti che probabilmente ci troveremo ad agire nel post-coronavirus.
Ultima modifica: 20/04/2020