Storia di Christopher Reeve: Superman, incidente e attivismo

Redazione:

Quest’oggi, 25 settembre 2021, il doodle di Google celebra Christopher D’Olier Reeve con un’immagine abbastanza evocativa: un Superman con disabilità. Ma di chi stiamo parlando?

Chi è Christopher Reeve?

I più piccoli probabilmente non ricorderanno il suo volto, ma per diverse generazioni è stato Superman. Già perché Chistopher D’Olier Reeve è stato attore, regista e produttore cinematografico/televisivo che ha raggiunto la fama internazionale indossando i panni del celebre supereroe.

Nato a New York il 25 settembre 1952 (oggi avrebbe compiuto 69 anni), Reeve è stato figlio di Franklin D’Olier Reeve (scrittore) e Barbara P. Lamb (giornalista). Dopo essersi diplomato alla Cornell University nel 1974, fu ammesso alla Julliard, scuola statunitense nella quale conobbe e divenne molto amico di Robin Williams.

La sua fama è dovuta principalmente al ruolo cinematografico di Superman, nonostante durante l’adolescenza fosse riuscito a raggiungere già Broadway, nello stesso anno (1976) in cui si sottopose per il primo provino per interpretare il supereroe. La prima pellicola dedicata a Superman fu quella del 1978, per poi indossare nuovamente i panni blu e rossi per altri tre film.

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L’incidente di Christopher Reeve

La vita di Christopher Reeve cambiò considerevolmente il 27 maggio 1995, quando cadde durante una gara di cavallo a Charlottesville (Virginia), atterrando di testa e riportando lo spostamento di due vertebre cervicali e conseguente lesione del midollo spinale. Fu addirittura necessario un intervento chirurgico per riattaccare la colonna vertebrale al cranio.

Risultato? Tetraplegia, cioè paralisi permanente dal collo in giù, perdita dell’uso degli arti e del respiro autonomo. Per questi motivi, fino alla sua morte, Reeve utilizzò una carrozzina e un respiratore artificiale.

Secondo un articolo di Biography, durante il periodo ospedaliero Reeve era molto incerto riguardo il suo futuro, ma fu un simpatico siparietto improvvisato da Williams, vestito da finto dottore, lo aiutò a rasserenarsi: “Allora sapevo: se potevo ridere, potevo vivere”. Lo stesso Williams lo aiuterà a sostenere le spese per le cure e per gli ausili necessari a vivere.

Da quel momento Christopher Reeve ha speso gli ultimi anni della sua vita in favore dei diritti delle persone con disabilità, divenendone un forte attivista, oltre a un sostenitore della ricerca sulle cellule staminali e la clonazione terapeutica (anche attraverso la propria fondazione, la Christopher Reeve Paralysis Foundation). Fondò insieme alla moglie il Christopher and Dana Reeve Paralysis Resource Center, un ospedale a Short Hills (New Jersey), dove ai paraplegici veniva spiegato come vivere in modo indipendente.

L’incidente non fermò neanche la sua carriera di attore. Nel 1998 apparve nel remake de “La finestra sul cortile” (1998), interpretando una persona con disabilità che assiste a un omicidio, e come guest star nella serie tv “Smallville” (2003), nel ruolo di uno scienziato che spiega a un giovane Superman alcuni dettagli sulle sue origini. Lo si può apprezzare anche in “The Practice – Professione avvocato” (2003). Come regista firmerà il film per la tv “The Brooke Ellison Story” (2004) e il cartone animato digitale “Piccolo grande eroe” (2006).

Sempre nel 2003 pubblicò anche un libro, dal titolo “Nothing is impossible – Reflection of a new life“, in cui esalta la propria voglia di vivere da trasmettere a persone con la sua stessa condizione.

robin williams christopher reeve
Da sinistra: Robin Williams e Christopher Reeve (Fonte foto: www.lefotochehannosegnatounepoca.it)

Com’è morto Christopher Reeve?

Il 10 ottobre 2004, all’età di 52 anni, Christopher Reeve morì a causa di un infarto presso il Norther Westchester Medical Center di New York. La causa dell’infarto fu dovuta a una grave infezione provocata da una piaga da decubito (Today).

Angelo Andrea Vegliante
Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.

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