Per definire la Sindrome del Caregiver (nota anche come burden caregiver) dobbiamo comprendere la figura di cui stiamo parlando. Con il termine caregiver ci riferiamo a una persona (solitamente un familiare) che si prende cura gratuitamente e in modo giornaliero di un individuo malato o con disabilità molto gravi.
Non è una figura medica, tuttavia spesso deve conoscere alcune tecniche assistenziali di base, come ad esempio far ingoiare una pasticca oppure come funzionano determinate apparecchiature sanitarie.
Si tratta di un lavoro non riconosciuto completamente in Italia, ma che determina delle conseguenze fisiche e psicologiche abbastanza complesse nel caregiver: impegnarsi ogni giorno a prendersi cura di un’altra persona, per la quale si è anche legati emotivamente, può generare ansia e stress, oltre all’annichilimento della propria vita.
Che cos’è la Sindrome del Caregiver?
La Sindrome del Caregiver è una condizione di stress e fatica cronica, poiché la presa in carico di curare un altro individuo può durare per molto tempo. Ciò determina un peso psicologico (la rinuncia alla vita sociale e la sensazione che non si può uscire da questa situazione) e fisico (stanchezza e ansia) non indifferente.
Queste condizioni sono determinate dal fatto che le responsabilità di un caregiver familiare sono in genere maggiori di quanto dovrebbero: prendersi cura di un’altra persona richiede moltissimo tempo, tanto che spesso non viene più tenuto conto dell’importanza del riposo e dei periodi di vacanza, momenti di stacco dall’assistito che possono essere utili per ricaricare le energie.
Ciò comporta nel caregiver anche pressioni psicologiche non di poco conto, come la sensazione di non sapere come aiutare il proprio familiare o il senso di colpa nel momento in cui si desidera avere qualche giorno per riappropriarsi dello svago.
Oltre a un costo emotivo e fisico, però, bisogna riconoscere che è presente anche un costo economico. Prendersi cura di una persona malata significa anche acquisto di medicinali e macchinari, spese mediche che possono gravare pesantemente sul reddito di un caregiver.
Come riconoscere la Sindrome del Caregiver?
Come abbiamo visto prima, stress, stanchezza e affaticamento sono i primi sintomi della Sindrome del Caregiver, che spesso può sfociare anche in condizioni molto più critiche, come la Sindrome da Burnout. In linea generale, i segni che ci aiutano a comprendere che qualcosa non va sono:
- bassa autostima;
- calo delle difese immunitarie;
- problemi di appetito;
- stress e fatica (psicologica e fisica) di lunga durata;
- senso di colpa e di impotenza;
- perdita di motivazione;
- esaurimento emotivo;
- incapacità di prendere decisioni;
- ansia e rabbia;
- insonnia o altri disturbi del sonno;
- isolamento del caregiver;
- angoscia per il proprio caro;
- sbalzi emotivi e depressione;
- rinuncia alla vita sociale;
- difficoltà di concentrazione.
È possibile curare la Sindrome di Caregiver?
Siamo di fronte a una condizione che inficia molto a livello psicologico, dunque le soluzioni per uscirne devono essere ricercate nell’impedire che tale attività determini un sovraccarico emotivo. Dunque bisogna:
- trovare un equilibrio tra attività lavorativa e cura di sé;
- saper parlare con le proprie emozioni;
- saper ascoltare il proprio corpo;
- riconoscere il malessere e farsi aiutare;
- migliorare la qualità della propria vita;
- chiedere aiuto per il lavoro di assistenza alla persona malata o con disabilità grave.
Leggi anche: Consigli su come ridurre lo stress del caregiver familiare
Capire la Sindrome del Caregiver: cosa dice la legge italiana
In Italia il caregiver non è un lavoro pienamente regolamentato. L’unica regione ad aver fatto un passo in avanti è l’Emilia-Romagna, tuttavia non basta. L’assenza di una normativa chiara e forte lascia nell’oblio un settore di cui, spesso, non possiamo avere dati certi.
A oggi esiste comunque una proposta di legge depositata all’XI Commissione del Senato, nota come disegno di legge n. 1461 (“Disposizioni per il riconoscimento ed il sostegno del caregiver familiare”), composta dai seguenti 11 articoli:
- ARTICOLO 1: prevede “il riconoscimento del valore sociale ed economico dell’attività di cura e di assistenza svolta” come “risorsa volontaria dei servizi socio-sanitari e sanitari locali di assistenza alla persona e di valorizzazione dell’assistenza domiciliare della persona”.
- ARTICOLO 2: precisa che l’attività “sia a titolo gratuito”.
- ARTICOLO 3: specifica che tale figura “può essere riconosciuta limitatamente ad un familiare per ogni assistito”. Dunque solo a una persona, oltre che ai genitori, saranno riconosciuti i benefici previsti dalla Legge 104.
- ARTICOLO 4: elenca i requisiti per accedere ai benefici della legge.
- ARTICOLO 5: disciplina il riconoscimento “della copertura a carico dello Stato, limitatamente a tre anni, dei contributi figurativi riferiti al periodo di la voro di assistenza e cura effettivamente svolto, equiparati a quelli da lavoro dome stico, che vanno a sommarsi ai contributi da lavoro eventualmente già versati”.
- ARTICOLO 6: elenca disposizioni “in materia di adeguamento dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP) e dei livelli essenziali di assistenza (LEA)”.
- ARTICOLO 7: stabilisce “misure di sostegno per la conciliazione tra attività lavorativa e attività di cura”.
- ARTICOLO 8: prevede “il riconoscimento delle competenze per la certificazione” delle competenze “anche ai fini dell’acquisizione della qualifica di operatore socio-sanitario o di altre figure professionali dell’area socio-sanitaria”.
- ARTICOLO 9: redige detrazioni fiscali “per le spese sostenute per l’attività di cura e assistenza”.
- ARTICOLO 10: impone che “entro il 31 di cembre di ogni anno, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali presenti una rela zione sullo stato di attuazione della legge e, sulla base di questa, il Governo sia chiamato a valutarne gli effetti”.
- ARTICOLO 11: stabilisce “la copertura finanziaria, che si prevede a valere sul Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare”.