Le cose più importanti in una lesione sono la sua gravità e la sua localizzazione. Il cervello infatti può subire lesioni così differenti tra loro che in moltissimi casi possono consentire ai bambini di poter svolgere una vita normale integrandosi nel quotidiano, comunicando le proprie emozioni e, perché no, diventando persone famose o facendo sport anche ad alti livelli.
Un danno al cervello può accadere in qualunque momento: dal concepimento alla nascita, fino all’età adulta. In questo caso si può parlare anche di grave cerebrolesione acquisita, che colpisce in Italia circa 300 persone su 100.000.
Vediamo alcune delle cause che possono provocare una lesione nel cervello.
Di seguito alcune delle numerose cause che possono portare un bambino o un adulto a diventare cerebroleso.
Talvolta la causa di una lesione cerebrale in un bambino risulta evidente se avviene in seguito ad un’infezione o a un trauma. Altre volte invece non è possibile identificare con sicurezza le cause. Ma in qualsiasi caso anche se la cause possono risultare simili hanno degli effetti diversi da individuo a individuo. In alcuni casi, come ad esempio in seguito a una emorragia, un trauma, un tumore o un’infezione si può rendere necessario il ricovero d’urgenza per garantire la sopravvivenza del bambino e limitare i danni al cervello.
E’ come se la patologia fosse il disturbo emotivo e non la cerebrolesione. Allora tutte le emozioni che ognuno di noi vive quotidianamente come andrebbero definite?
Anche la paralisi cerebrale viene spesso scambiata per la malattia e non per il sintomo. Come se non bastasse è suddivisa in miriadi di categorie e sottocategorie.
Anzi, in alcuni casi possono essere sintomi di più malattie e non necessariamente legati a una cerebrolesione come, ad esempio, la distrofia muscolare, legata a carenze muscolari e non a problemi al cervello, o come il ritardo mentale che può essere dovuto a innumerevoli cause totalmente diverse fra loro. Eppure quante volte si sente parlare di un bambino affetto da ritardo mentale?
Parlare di questi, come di altri, sintomi come se fossero delle patologie è sbagliato dal punto di vista scientifico e rallenta la ricerca della soluzione più indicata.
E’ una lesione di origine traumatica o di altra natura ma tale da determinare una condizione di coma, della durata non inferiore alle 24 ore, menomazioni sensoriali e motorie da provocare una significativa disabilità. Sono quindi escluse tutte quelle lesioni al cervello dovute a cause pre natali o post parto, le malattie degenerative del sistema nervoso e le patologie cerebrovascolari quando non determinano uno stato di coma.
E’ la stessa famiglia che in casa, con il supporto di amici, parenti e volontari oltre al controllo di un gruppo di esperti, svolge l’intero percorso terapeutico. Questo trattamento esclude l’intervento chirurgico, bensì mediante apposite tecniche fornisce stimolazioni sensoriali a cui rispondono capacità motorie in modo da intervenire direttamente sulla lesione.
La crescita e lo sviluppo del cervello sono una cosa dinamica, in costante evoluzione, si può affermare che il cervello cresca con l’uso. Noi impariamo tutto attraverso i cinque sensi della vista, del tatto, dell’udito, del gusto e dell’olfatto. Ci sono migliaia di modi per stimolare il cervello attraverso di essi. Migliorando una funzione si riesce a migliorare in parte anche le altre…Con questo metodo sono moltissime le famiglie che hanno visto i loro figli progredire verso la guarigione.
Non tutti sono concordi sull’utilizzo di questo metodo poiché l’isolamento dovuto al fatto che la terapia prevede la casa come palestra, una sorta di segregazione, porterebbe il paziente a perdere la capacità di rapportarsi con il mondo esterno.
Oltre il 50% della popolazione disabile in Italia trascorre quasi tutta la loro vita dentro le mura di casa: i “cittadini invisibili”, con i loro genitori, o con chi li accudisce, spesso senza avere nessun sostegno né morale né materiale.
Una triste realtà di solitudine e d’emarginazione. Figli rifiutati, che non camminano, che non parlano, non sentono, non vedono, spesso parcheggiati in ospedali o strutture allucinanti, dimenticati da tutti.
I bambini cerebrolesi non sono senza speranza, anzi, possono esprimere ancora tutto il loro potenziale. I loro genitori sono forse la risposta giusta.
A noi resta la gioia di accudire un bambino cerebroleso anche con la sola aspettativa di ricevere un sorriso…
Ma sapevi che Giulio Cesare, Napoleone e Maometto erano cerebrolesi? Quindi perché non aspettarsi anche qualcosa di più?
Ultima modifica: 29/04/2020