La cefalea cronica è una malattia sociale e fa parte dell'insieme delle cafelee primarie e rappresenta una forma estremamente invalidante
La cefalea cronica è caratterizzata da un mal di testa ricorrente e perpetuo nel tempo. Si riconosce principalmente come un cerchio o una pressione che schiaccia il capo. Si tratta di una condizione estremamente debilitante, tanto da provocare danni ingenti alla propria vita lavorativa, sociale e familiare.
Fa parte dell’insieme delle cefalee primarie e rappresenta una forma estremamente invalidante. Secondo i dati di Ospedali Privati Forlì, il 30% dei pazienti rinuncia ad avere una vita relazione, un lavoro o una famiglia. Invece, nel 43% dei casi può determinare tensioni in famiglia. Per il 23% delle persone con questa condizione è motivo di problemi nella sfera sessuale. Infine, nel 60% dei casi genera depressione e ansia (in questo caso si parla di comorbidità). In linea generale, tutte le forme primarie di cefalee possono diventare croniche.
Come per altre cefalee, la cronica è individuabile con un diffuso dolore al collo o alla testa, o anche in alcune zone come la tempia. In certi casi, troviamo anche vomito, febbre, vertigini e fotosensibilità. I segni possono variare da persona a persona, così come la durata: in questo caso, è riscontrabile 15 giorni al mese da almeno 3 mesi, a intervalli pressoché regolari.
Una cefalea può diventare cronica nel caso in cui vi sia un abuso di farmaci, in particolar modo un sovradossagio di analgesici, triptani, derivati ergotaminici, oppioidi e altri ancora. In alcuni casi, può essere un’evoluzione dell’emicrania, diventando quotidiana proprio per un abuso di farmaci.
Attenzione, però: un brusco arresto della terapia farmacologica può provocare una cefalea da rimbalzo e far cadere il paziente in un circolo vizioso nel quale si sente costretto nuovamente ad abusare dei farmaci per contrastare il dolore. Oltre a ciò, comunque, lo stress e i disturbi emotivi giocano un ruolo fondamentale per la comparsa della malattia.
Visto che una delle cause più note è l’abuso di farmaci, per sconfiggere questa condizione si prova una disintossicazione dai farmaci da parte del paziente e monitorata dal proprio medico curante, fino a una riabilitazione per farla tornare a una condizione episodica.
L’Italia è il primo Paese in Europa a riconoscere la questa condizione come una malattia sociale. L’8 luglio 2020, infatti, il Senato ha varato una legge che la riconosce come tale in base alle seguenti condizioni:
Ultima modifica: 22/07/2020